La procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis ha chiesto cinque anni e mezzo e sei anni e mezzo per due uomini di 39 e 57 anni
Oltre sette chili di cocaina fra trasporto, detenzione e vendita. Sono due gli imputati nel processo iniziato oggi alle Assise criminali di Lugano per infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti, soggiorno illegale e riciclaggio di denaro. Due uomini di 39 e 57 anni, entrambi cittadini dominicani residenti in Spagna, ma che in Svizzera avrebbero partecipato a un traffico importante di droga. Come base operativa i due avrebbero utilizzato un appartamento condiviso a Porza, dove le forze dell'ordine hanno fatto irruzione arrestandoli nell'estate del 2019 e sequestrando significative quantità di cocaina.
«Alla luce di tali ritrovamenti è subito apparso chiaro che si trattava di grossisti, che stavano detenendo la droga per tagliarla e successivamente rivenderla al dettaglio» ha detto la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis. E d'altra parte, come ha ricordato la pp durante la requisitoria, quest'inchiesta trae origina da un'altra più grossa del 2017, relativa a un vastissimo traffico internazionale di cocaina fra Sud America ed Europa, che coinvolgeva almeno una dozzina di Paesi, Svizzera compresa. Durante l'inchiesa, coordinata principalmente dai Paesi dell'Unione europea, furono scoperti – fra gli altri controlli – 170 chili al porto di Anversa (Belgio) e addirittura 5'500 chili di cocaina pronti a salpare al porto di Guayaquil (Ecuador). Ne emerse una rete criminale complessa, con un'organizzazione ben coordinata nella raccolta della droga, nella pianificazione dei viaggi, nel trasporto, nella distribuzione ai terminali, nel recupero dei mezzi finanziari.
Decine le persone processate e condannate, diverse anche in Svizzera. E proprio Svizzera e Ticino si sono profilati durante le indagini non come semplici mercati finali ma anche quali zone di passaggio e di deposito della droga. Emblematico a tal proposito il caso di una partita di stupefacente depositata a Locarno e successivamente trasportata a Como per essere lì rivenduta. Ebbene, già durante quella maxi inchiesta il nome dei due era emerso, ha sottolineato la pp, sebbene quello del 39enne con un nome fittizio: oltre alla propria, gli inquirenti sono risaliti ad altre quattro sue identità. «Nel 2018 ulteriori indagini hanno portato ad altri arresti in Ticino – ha aggiunto Canonica Alexakis –. Fra questi, un trafficante che si recava regolarmente nell'appartamento di Porza dove sono stati arrestati i due imputati».
Il 57enne è accusato di aver trafficato circa 2,7 chili di droga, fra Ticino, Berna, Zurigo e Ginevra. In quest'ultimo cantone è già stato fermato e ha già trascorso un periodo in carcere. È sostanzialmente reo confesso, sebbene alcuni quantitavi siano contestati. L'avvocata Sandra Xavier riconosce infatti, fra vendita, trasporto e detenzione, circa 1,8 chili complessivi, chiedendo una pena di trentasei mesi di detenzione. Più importanti le quantità (4,5 chili circa) contestate al 39enne invece, che avrebbe agito prevalentemente in Ticino e che a differenza dell'altro imputato ha già sulle spalle altre condanne sia in Svizzera sia in Spagna. Più grave pertanto la sua richiesta di condanna: sei anni e sei mesi, che il difensore Stefano Will ha chiesto di ridurre al massimo a tre anni e otto mesi, riconoscendo globalmente 2,1 chili di traffico.
Oltre a contestare determinati importi e il ruolo del proprio assistito nei traffici, Xavier – richiamando anche una sentenza del Tribunale federale – ha sostenuto che l'ampia collaborazione fornita dal 57enne, grazie al quale si è risaliti ad altri protagonisti del giro, possa assurgere all'attenuante del sincero pentimento. Will dal canto suo, assistendo un imputato che ha collaborato decisamente meno, ha criticato alcune testimonianze, il fatto che non ci siano stati alcuni confronti fra l'accusato e un paio di testimoni accusatori, e una fotografia scattata da uno di questi ultimi che attesterebbe la presenza di importanti dosi di cocaina nell'appartamento di Porza: «Non vi è alcun elemento probatorio a supporto dell'ipotesi che si tratti di cocaina». Entrambi i legali hanno inoltre sottolineato che è stato violato il principio di celerità: fra carcerazione preventiva ed esecuzione anticipata della pena, i due si trovano in detenzione da circa un anno e mezzo.
La pp ha evidenziato che in entrambi i casi si tratta di una colpa grave sia dal profilo oggettivo che da quello soggettivo: hanno commesso dei reati gravi per il bene protetto, ossia la salute pubblica, e hanno agito mossi dal facile guadagno, rispettivamente. Il 39enne in particolare, secondo i calcoli della pubblica accusa, avrebbe guadagnato dal 2016 al 2019 quasi 200'000 franchi con il traffico di cocaina. Per entrambi inoltre è stato chiesta l'espulsione dalla Svizzera per quindici anni, il massimo previsto dalla legge. Sia il 57enne che il 39enne si sono detti dispiaciuti e pentiti di quanto fatto, da parte loro. La sentenza è prevista domani.