Secondo il Consiglio federale la Posta Svizzera dovrebbe cedere la quota maggioritaria di partecipazione
L'ingresso di PostFinance sul mercato creditizio e ipotecario, come previsto da un progetto governativo, dovrà essere accompagnato dalla cessione della partecipazione maggioritaria della Posta (e quindi della Confederazione) a PostFinance, che diventerebbe così una vera e propria banca commerciale.
Lo ha deciso oggi il Consiglio federale dopo aver valutato i risultati della consultazione sul progetto di "revisione parziale della legge sull'organizzazione della Posta (LPO)".
La privatizzazione di PostFinance significa lo scorporo dal gruppo Posta. L'attuale interdipendenza e collaborazione tra PostFinance e le altre società del gruppo per la fornitura del servizio universale con prestazioni del servizio postale e del traffico dei pagamenti devono essere di conseguenza adeguate.
Ciò presuppone, stando a una nota governativa odierna, una revisione delle disposizioni sul servizio universale incluse nella legge sulle poste (LPO). Il Consiglio federale ha quindi incaricato il Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) di elaborare nel corso dell'anno, d'intesa con il Dipartimento federale delle finanze (DFF), proposte concrete volte a sviluppare ulteriormente il servizio universale nei settori dei servizi postali e del traffico dei pagamenti.
La decisione dell'esecutivo si basa sull'esame dei pareri pervenuti da cui risulta che PostFinance e la Posta Svizzera si trovano a dover affrontare grandi sfide. All'epoca della presentazione del progetto, ossia nel giugno scorso, la Consigliera federale Simonetta Sommaruga - a capo del DATEC - aveva già parlato di privatizzazione parziale, affinché PostFinance potesse accrescere i propri benefici, messi a dura prova dai tassi di interesse molto bassi, a vantaggio del servizio universale della Posta, le cui entrate sono in costante erosione.
Seppur d'accordo col bisogno di agire, le parti interessate sono del parere che il progetto non sia sufficientemente approfondito ed equilibrato. Sono state espresse, tra l'altro, perplessità rilevanti circa la costituzionalità, la neutralità della concorrenza, il federalismo e la stabilità del mercato finanziario, tutte riflessioni in rapporto col controllo statale (indiretto) su PostFinance.
Il Consiglio federale ha quindi stabilito che, oltre alla disposizione che vieta a PostFinance di operare sul mercato creditizio e ipotecario, deve essere revocata anche la prescrizione della LPO secondo cui la Posta Svizzera deve detenere la maggioranza del capitale e dei voti di PostFinance.
A detta dell'esecutivo, ciò consentirebbe di sviluppare ulteriormente PostFinance e di trasformarla in una vera e propria banca commerciale orientata alla clientela svizzera.
Oltre allo scorporo dal gruppo Posta, il governo ha deciso di aggiungere al proprio progetto una disposizione che permetta alla Confederazione di sostenere la Posta nell'attuazione della legislazione "too big to fail".
Considerata un istituto finanziario di rilevanza sistemica, PostFinance è tenuta a soddisfare severi requisiti patrimoniali. A seguito del loro minore rendimento, la Posta e PostFinance non sono in grado di fornire integralmente, in modo autonomo e nei tempi debiti i fondi propri supplementari richiesti dalla FINMA. Di conseguenza, in qualità di proprietaria (indiretta) di PostFinance, in caso di fallimento la Confederazione deve assicurare la copertura della carenza restante nei fondi propri. Questa garanzia deve essere limitata nel tempo e nell'importo nonché corrisposta alle usuali condizioni di mercato.
Come ricordato, nel illustrare il progetto lo scorso giugno, Simonetta Sommaruga aveva già ventilato l'idea di una privatizzazione parziale di PostFinance, sull'esempio di quanto accaduto con Swisscom, e ciò per consentirle di concedere crediti e ipoteche.
La responsabile del DATEC aveva fatto notare che gli utili di PostFinance finanziano anche il servizio universale della Posta cui gli Svizzeri tengono particolarmente, ora però a rischio poiché le entrate di PostFinance, a causa dei bassi tassi d'interesse, sono in flessione costante. Insomma, aveva dichiarato Sommaruga, "l'azienda ha bisogno di soldi".
Da qui l'idea di consentire all'affiliata della Posta svizzera la possibilità di concedere crediti e ipoteche (attività già permessa eccezionalmente per quanto attiene alla distribuzione di crediti Covid-19 alle aziende in difficoltà a causa del coronavirus, n.d.r), attività attualmente vietata dalla legge sull'organizzazione della Posta. Nelle intenzioni del governo, PostFinance non dovrebbe detenere più del 5% del mercato delle ipoteche e sarebbe obbligata a destinare una quota dei suoi finanziamenti a progetti volti a ridurre le emissioni di gas serra.
Nel 2018, un progetto del Consiglio federale con il quale si voleva autorizzare PostFinance a concedere autonomamente ipoteche e prestiti era stato accolto con riserve dai partiti. La possibilità, avanzata dal governo, di prevedere un'apertura dell'azionariato era piaciuta ai partiti borghesi, ma non a PS e sindacati.
All'epoca l'UDC aveva respinto l'ingresso di PostFinance sul mercato dei crediti ipotecari. In caso contrario, però, chiedeva la privatizzazione della nuova banca postale e nessuna garanzia statale.
L'opposizione era venuta anche dalle "banche domestiche". Esse temevano che la revoca del divieto avrebbe scalzato dal mercato soprattutto i piccoli istituti regionali.
PostFinance è una società affiliata al 100% della Posta Svizzera SA, che a sua volta appartiene interamente alla Confederazione. Con quasi 3 milioni di clienti e un patrimonio della clientela pari a circa 120 miliardi di franchi, PostFinance è uno dei maggiori istituti finanziari della Svizzera.
Grazie alla sua solida posizione nel settore delle operazioni di deposito in Svizzera e nel settore del traffico dei pagamenti, l'azienda è considerata una banca di rilevanza sistemica. Essa adempie inoltre il mandato conferito dalla legge relativo al servizio universale nel settore del traffico dei pagamenti.