Svizzera

Task Force federale e Cantoni: tenere aperte le scuole

La Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (Cdpe) e la task force Covid-19 federale per il mantenimento della scuola in presenza

(Ti-Press)
20 gennaio 2021
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Nonostante il calo delle cifre negli scorsi giorni, la diffusione delle nuove varianti del coronavirus continua a preoccupare le autorità. Facendo oggi il punto della situazione, il Consiglio federale è stato aggiornato sui possibili provvedimenti da prendere nelle scuole. Le discussioni proseguono, ma i Cantoni spingono per mantenere aperti gli istituti.

Infezioni, ricoveri e decessi in Svizzera sono diminuiti, ma non per questo la guardia va abbassata. I casi riconducibili alle forme mutate del Covid-19, decisamente più contagiose, continuano infatti a raddoppiare ogni settimana, avverte in un comunicato l'esecutivo, aggiungendo che i numeri devono scendere ancora per prevenire un futuro incontrollato incremento con conseguente sovraccarico del sistema sanitario.

Alle due varianti provenienti dalla Gran Bretagna e dal Sudafrica se n'è aggiunta una terza proveniente dal Brasile, anch'essa molto più aggressiva. Finora non è stato rilevato nessun caso di trasmissione all'estero, malgrado ciò per i viaggiatori in provenienza da questa nazione vige il divieto di entrata in Svizzera.

Regole rispettate

Le misure restrittive introdotte una settimana fa sembrano essere state bene o male digerite. "Constato che i cittadini nel loro insieme stanno rispettando le regole", ha detto in conferenza stampa a Berna il presidente della Confederazione Guy Parmelin. In tanti "continuano a farci sapere la loro irritazione e i problemi che incontrano, ma ciò è del tutto normale", ha proseguito il ministro dell'economia.

Parmelin ha poi ringraziato gli svizzeri per la loro disciplina: "So che non è sempre facile rispettare le norme sanitarie e le chiusure". "Non siamo comunque i soli a essere così restrittivi: basta vedere cosa succede in Italia, Austria, Francia o Germania", ha fatto notare il vodese.

Sulla scuola proseguono discussioni

Il governo nel corso della sua seduta odierna ha inoltre fatto il punto sulla scuola. Sull'argomento, ha ascoltato i pareri della Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) e della task force della Confederazione.

Nella situazione attuale, la CDPE raccomanda di rinunciare a un divieto dell'insegnamento presenziale sia nella scuola elementare e del livello secondario I, che costituiscono i cicli della scuola obbligatoria, sia in quella del livello secondario II. Ritiene infatti che un tale provvedimento possa avere gravi ripercussioni negative sulla salute psichica e sulla formazione di bambini e ragazzi.

Secondo l'analisi della task force, i vantaggi dell'insegnamento a distanza prevalgono su quelli della didattica in presenza unicamente quando l'evoluzione epidemiologica è critica o molto critica e in ogni caso non per le elementari. In generale, le misure prese sinora hanno permesso di evitare importanti focolai nelle scuole. Tuttavia, potrebbero rendersi necessari inasprimenti se le nuove varianti del virus dovessero diffondersi su larga scala. Questi scenari sono attualmente oggetto di approfondite discussioni condotte dal Dipartimento federale dell'interno (DFI) e dalla CDPE nell'intento di trovare possibili soluzioni.

Parmelin invita a vaccinarsi

Capitolo vaccini, il Consiglio federale informa che la Svizzera ha ricevuto finora circa 500'000 dosi. L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) si sta muovendo per acquistarne ulteriori e concludere contratti con altri produttori.

Parmelin ha evidenziato come la campagna abbia trovato un suo ritmo, anche se bisognerà avere pazienza per vedere i primi effetti. Il consigliere federale ha ribadito una volta di più l'importanza che il maggior numero possibile di persone si faccia vaccinare: "È la migliore speranza che abbiamo per mettere fine alla situazione intollerabile che stiamo vivendo quotidianamente".

Rispondendo alla domanda di un giornalista, il portavoce del governo André Simonazzi ha spiegato che il Consiglio federale, sebbene normalmente le dosi siano riservate alle persone vulnerabili e over 75, ha deciso di farsi vaccinare per dare il buon esempio e incutere fiducia nella popolazione. Un'altra ragione è che l'esecutivo deve poter svolgere il suo operato durante la crisi e questo giustifica una sua protezione nei tempi più rapidi possibili, ha dichiarato il responsabile della comunicazione.