La Svizzera è al settimo posto al mondo per decessi in rapporto alla popolazione con una media di 80 morti al giorno.
Il coronavirus circola ormai da un anno, il numero di nuovi casi durante le vacanze natalizie è sceso ma è ancora troppo elevato, non posso ancora diffondere ottimismo: così si è espresso in apertura di una conferenza stampa a Berna Patrick Mathys, capo della sezione Gestione delle crisi e cooperazione internazionale dell'UFSP.
Oggi l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha annunciato quasi 4200 nuove infezioni in 24 ore. Il tasso di positività è intorno al 13% e il tasso di riproduzione è allo 0,86, ma questo ultimo va preso con le pinze, ha sottolineato.
Le cifre sono più o meno quelle precedenti alle feste natalizie, ma occorre tenere in considerazione le nuove mutazioni provenienti dalla Gran Bretagna e dal Sudafrica. Finora in Svizzera ne sono state riscontrate cinque della prima e due della seconda, ma è illusorio pensare che siano le uniche. È quindi importante reagire ora che i numeri sono ancora limitati, ha sottolineato Mathys, aggiungendo che non si può evitare la diffusione ma si può rallentarla.
In Gran Bretagna dove la variante è già bene presente, i ricoveri in ospedale sono raddoppiati nel giro di una settimana, ha sottolineato Martin Ackermann, presidente della task force scientifica Covid-19. In Svizzera - dove attualmente si stima che le infezioni con le nuove varianti sia inferiore all'1% - bisognerà fare il possibile per ritardare la propagazione in modo da evitare il collasso del sistema sanitario, ha sottolineato. Occorrerà testare maggiormente soprattutto nelle regioni dove la nuova mutazione è già stata individuata e intensificare il tracciamento.
Ogni giorno muoiono in media 80 persone a causa del coronavirus, ha detto Ackermann commentando i dati dell'UFSP. Ciò significa che la Svizzera a livello mondiale occupa il triste settimo posto in relazione alla popolazione. È essenziale, ha insistito Ackermann, continuare ad applicare le misure di protezione abituali: limitare i contatti, rispettare la cosiddetta distanza sociale e lavarsi le mani. Ma vi è ancora margine di manovra, ad esempio sulla mobilità che, secondo Ackermann, è ancora troppo elevata, motivo per cui incoraggia il telelavoro. I vaccini sono arrivati in Svizzera e sono motivo di speranza, "ma dobbiamo uscire dalla zona a rischio e creare un margine di sicurezza nel caso in cui i fattori si aggravino", ha detto.
Per quanto riguarda il tasso di riproduzione, Ackermann ha sottolineato che esso, "complicato e impreciso", non dovrebbe essere l'unico elemento su cui basare le decisioni riguardo alle misure da prendere per contrastare il coronavirus. "Non ci dovrebbe essere un automatismo", ha detto. "Ogni giorno vengono comunicati nuovi risultati e il valore diventa più preciso", ha detto.
Da parte sua il brigadiere Raynald Droz, capo di stato maggiore del comando operazioni, ha dichiarato che l'esercito svizzero è ancora attivo nel sostegno al personale medico nei cantoni Ticino, Sciaffusa e Basilea. Tali impegni dovrebbero continuare fino a metà gennaio 2021. L'esercito ha completato 24 missioni soprattutto in Romandia. Attualmente sono impegnati 140 militari prevalentemente volontari. "Nella seconda ondata abbiamo coinvolto 711 militari e 483 volontari. Finora nella seconda ondata - ha aggiunto - sono stati forniti 25'000 giorni di servizio per il supporto sussidiario agli ospedali".
"Continuiamo a rimanere in attesa per rispondere ad ulteriori richieste di supporto", ha detto Droz. Entro tre giorni, l'esercito può rispondere. Questo impegno continuerà almeno fino al 31 marzo 2021. "Stiamo monitorando i numeri dell'infezione molto attentamente", ha aggiunto l'alto ufficiale. "I prossimi mesi saranno difficili". Sono stati aggiunti nuovi compiti: l'esercito è stato incaricato di fornire le dosi di vaccino.