Il vicesindaco Michele Bertini: "Le regole e la fiducia date non sono state rispettate. Così non va bene. Giovedì ne parleremo in Municipio".
Si rincorrono sui social, fra cinguettii e post, in un'atmosfera ovattata più che per la neve di un paio di venerdì fa per il tempo 'sospeso' da coronavirus. Sono gli stand-aperol, per dirla all'anglosassone che tanto va di moda oggi. Assembramenti che qua e là vengono pizzicati dalle telecamere dei cellulari per criticare i molti che ancora pensano che 'vietato' o 'sconsigliato' è una parola da utilizzarsi... a discrezione, e soprattutto che deve valere per gli altri. Ne sono ricchi, infatti, in questi ultimi giorni non solo i siti online della vicina penisola. Moltissime le notizie di gente scesa nelle strade e nelle piazze per shopping, visite ai mercatini, un aperitivo natalizio in compagnia. Tanto che la polemica monta anche a Lugano.
Le foto sono del resto una testimonianza chiara. Molta gente in piedi accanto alle casette natalizie e alla mescite volanti poste nei dintorni di piazza della Riforma. In mano un bicchiere e la mascherina rigorosamente abbassata. Diversi non sembrano averla neppure legata al collo. Parlano, chiacchierano, ridono. Insomma, si divertono, festeggiano l'imminente arrivo del Natale. Il Covid-19 sembra non essere una loro preoccupazione. Intanto però, in Ticino e nel resto della Svizzera, i numeri dei nuovi contagi e i casi di persone decedute non sembrano attenuarsi, diversamente continuano a registrare un'inquietante recrudescenza. Qualcuno, sotto uno scatto, posta addirittura un laconico: 'Il virus fra di noi!'.
«Così non va bene – è il commento a caldo che raccogliamo dal vicesindaco e responsabile del Dicastero sicurezza e spazi urbani, Michele Bertini –. La situazione non è di facile soluzione, ma non si può continuare a far finta di niente. Nelle ultime settimane, in collaborazione con la Polizia cantonale, abbiamo predisposto una massiccia presenza di agenti, ma a questo punto bisognerà mettere in campo sforzi ulteriori». Se da una parte, infatti, ristoratori, commercianti e società sportive si vedono negata la presenza di avventori, clienti e tifosi, in Città è facile notare, soprattutto la sera, capannelli di giovani, e non solo (si vedono infatti esponenti di tutte le generazioni, tanto uomini quanto donne), pronti a incontrarsi facendosi un baffo delle più elementari regole del distanziamento sociale: «Il Municipio, anche esprimendo sensibilità contrapposte e considerando il parere sfavorevole della polizia, ha comunque deciso di permettere il mercatino natalizio, questo per lanciare un messaggio che voleva essere anche di speranza. Evento che, naturalmente, dovrebbe tenere conto della responsabilità personale. Purtroppo riscontriamo da un paio di settimane che la fiducia data non è stata corrisposta e le regole del gioco non sono state rispettate. A questo punto è necessario avere il coraggio di prendere decisioni anche impopolari. Giovedì ne discuteremo senz'altro nella seduta di Municipio».
Un dossier, dunque, ostico, che deve prendere in considerazione diverse situazioni e diverse zone cittadine. Da una parte la Pensilina, con i gruppi anche estesi di giovanissimi, di tutto il cantone (in alcune notti ne sono stati contati anche più di un centinaio), che nel weekend trovano qui un punto di aggregazione, spesso detonatore di aggressività e nervosismi; dall'altra, il centro cittadino, quello che un tempo era il 'salotto' della Lugano bene e ancora oggi – complice l'annullamento di eventi, feste, cinema e partite amatoriali – fulcro delle generazioni anche più 'âgée', che soffrono l'isolamento casalingo e che, intorno all'albero illuminato o nei dintorni del casinò, spendono un paio d'ore per una rimpatriata bagnata da vino bianco.
«I fenomeni sono in effetti di due tipi – conferma il vicesindaco –. Nella scorsa fine di settimana la meteo sfavorevole ha per certi versi annullato gli assembramenti, ma in quest'ultimo weekend il trend si è ripetuto, tanto che è risalito il rischio di tensioni e risse, alcune anche bloccate dalla polizia, in dispositivo che definirei massiccio, e la necessità del distanziamento sociale dunque disattesa. Abbiamo in effetti avuto diverse segnalazioni di giovani soprattutto senza mascherina. Denunciarli tutti? È facile comprendere che non è cosa facile...». Soluzioni, dunque, in vista? «Ripeto, ne dovremo parlare con i colleghi, ma così davvero non va».