I sindacati: 'Palla nel campo del padronato: dovevano decidere su Ccl e prepensionamento come pacchetto unico'. I datori di lavoro: 'Non è così'
Dal 1° gennaio 2021 i falegnami di tutta la Svizzera potrebbero non avere più un contratto collettivo di lavoro. A poco più di un mese dalla fine del 2020, le posizioni tra padronato e sindacati sembrano più distanti che mai dopo che, in assemblea, l'Associazioni dei fabbricanti di mobili e serramenti ha approvato il nuovo Ccl e ha invece bocciato il piano di prepensionamento. Una scissione dei due temi che, stando ai sindacati, viene meno all'accordo trovato a inizio anno.
«Al tavolo delle trattative ci si era accordati su un pacchetto unico che prevedeva l'entrata in vigore del Ccl - con vantaggi anche per i datori di lavoro - a patto che si introducesse parallelamente, a partire dal gennaio 2022, un modello di pensionamento anticipato», spiega Paolo Locatelli del sindacato Ocst.
«Abbiamo fatto concessioni nel nuovo contratto collettivo – come ad esempio l'aumento di mezz'ora dell'orario di lavoro settimanale – per dare ai falegnami il prepensionamento che attendono da un decennio – gli fa eco Igor Cima di Unia –. Il fatto che si tratti di due contratti diversi, ma da votare come un unico pacchetto, era chiaro ai datori di lavoro al momento dell'accordo». La scissione dei due temi «per noi è inaccettabile». Un vero e proprio «voltafaccia» da parte dell'associazione che rappresenta i padroni, precisa il sindacalista.
È «un atto irresponsabile da parte dei datori di lavoro, che in questo modo, anche provocatoriamente, hanno creato un vuoto contrattuale che metterà in difficoltà le falegnamerie in Ticino», annota ancora Locatelli. Difficoltà perché, annota Cima, «non esisteranno più minimi salariali per i distaccati italiani e la concorrenza da oltre confine sarà feroce».
I sindacati hanno deciso di staccare la spina dopo un ultimo incontro tra le parti negoziali, ieri a Zurigo. Incontro che non ha sortito nessun risultato pratico. «Ora la palla è nel campo del padronato: per evitare il vuoto contrattuale - da cui nessuno ci guadagnerebbe - devono rimettere in votazione le due trattande come pacchetto unico», aggiunge Cima. Tutto o nulla insomma: «non siamo al buffet, dove ognuno sceglie quello che gli piace».
Ad dirsi preoccupati sono anche i datori di lavoro ticinesi, che tuttavia replicano alle accuse: «Premesso che la questione è di competenza nazionale, abbiamo messo in votazione le due questioni separatamente, come secondo noi doveva essere», rileva il presidente dell'Associazioni dei fabbricanti di mobili e serramenti sezione Ticino Renato Scerpella, aggiungendo che il prepensionamento così come proposto non sarebbe stato sostenibile. «Eravamo invece pronti a introdurre il nuovo Ccl a partire dal 2022, con un'estensione di quello attuale per il 2021». Scerpella respinge poi l'insinuazione che le modifiche contrattuali vadano praticamente solo a vantaggio del solo padronato: «Per esempio, a compensazione di quella mezz'ora in più alla settimana, sono stati aggiunti due giorni di vacanza».
Si è pronti a colmare il vuoto contrattuale nazionale con uno cantonale?, chiediamo. «No, questo lo escludo: la questione è da risolvere a livello svizzero, non locale».