Il Consiglio nazionale, con un voto risicato, entra in materia sul progetto che vorrebbe concedere uno sconto del 60% ai locatari colpiti dal lockdown
Berna – È urgente dare una risposta a tutti quei gestori di esercizi commerciali che hanno dovuto chiudere o ridurre l'attività durante il lockdown della primavera scorsa e che temono di perdere tutto.
Anche se con un voto risicato, il Consiglio nazionale ha seguito stamattina l'appello lanciato da più parti affinché a questi professionisti venga almeno concesso uno sconto del 60% sull'affitto come prevede un disegno di legge del Consiglio federale.
Nonostante la raccomandazione contraria della sua commissione preparatoria, al termine di un dibattito, a tratti accesso, la Camera del popolo ha deciso l'entrata nel merito sul progetto, che realizza due mozioni simili del Parlamento, per 91 voti a 89 e 4 astenuti.
A favore di una risposta globale al problema degli affitti, che deve tenere conto delle soluzioni trovate a livello cantonale e di quelle stipulate tra privati, si è espresso il campo rosso-verde, parte del Gruppo del Centro (PPD-PBD-Evangelici) e parte dei Verdi Liberali. Contrari UDC, PLR e il Consiglio federale.
Spetta ora alla commissione, già la settimana prossima, esaminare la legge nei particolari ed eventualmente emendarla. L'obiettivo è fare in modo che il disegno di legge possa essere trattato in dicembre ed entrare in vigore al più presto ricorrendo alla clausola d'urgenza.
Il progetto
La legge prevede uno sconto del 60% dell'affitto ai ristoratori e gestori di altre attività accessibili al pubblico. Tale soluzione vale fino a un tetto massimo di 20 mila franchi di affitto mensile ed è valida per il periodo in cui sono costrette a restare chiuse a causa delle misure disposte dalle autorità. Per chi ha dovuto solo ridurre l'attività, questa soluzione si applicherebbe per due mesi al massimo.
Per le pigioni comprese tra 15 e 20 mila franchi, le parti - affittuario e proprietario - possono decidere di non applicare il presente disciplinamento. Eventuali accordi già conclusi tra le parti restano inoltre validi. La legge prevede anche che i locatori potranno chiedere un'indennità alla Confederazione nei casi di rigore.
Mantenere le promesse
Che l'esito del voto odierno sarebbe stato incerto era intuibile sia dal risultato in commissione, sia dal fatto che formazioni come PPD, PBD e Verdi liberali erano divise al loro interno a fronte di PLR e UDC contrari e il campo rosso-verde favorevole. Fino all'ultimo, insomma, il dossier è rimasto in bilico e non si poteva escludere l'intervento risolutivo della presidente, Isabelle Moret (PLR/VD), la quale avrebbe potuto mandare tutto al macero (in genere il presidente vota come raccomandato dalla commissione, n.d.r.).
A sostenere a spada tratta il disegno di legge sono stati socialisti e Verdi, irritati dal risultato scaturito dalle discussioni in commissione, ossia una non entrata nel merito senza nemmeno affrontare la legge nei dettaglio, nonostante le due mozioni simili votate dal Parlamento chiedessero di fare qualcosa per alleviare la situazione di numerose lavoratori indipendenti, perlopiù artigiani, gestori di commerci o ristoratori.
Si tratta insomma, è stato affermato in aula, di mantenere la promessa fatta a suo tempo, ossia che avremmo fatto qualcosa per queste persone che rischiano il fallimento e di perdere tutto quanto fatto in una vita di lavoro, oppure di venir cacciati senza tanti complimenti dai locali che occupano magari da più generazioni.
Un intervento tanto più necessario dal momento che, è stato più volte detto, siamo entrati nel pieno di una seconda ondata che rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Insomma, di fronte a una situazione drammatica, è necessaria una soluzione politica, senza attendere che siano locatori e locatari a trovare un'intesa consensuale che rischia di non arrivare mai. Il 65% degli affittuari attende un segnale dal Parlamento: è in gioco un miliardo di franchi.
Il fatto che la commissione chieda semplicemente di archiviare tutto è irrispettoso della volontà del Parlamento e non tiene nemmeno conto di una proposta frutto di un duro negoziato. Dobbiamo insomma essere all'altezza del tessuto economico di questo Paese, composto perlopiù di piccole e medie imprese, e non fare spallucce lasciando questa spada di Damocle sulla testa delle imprese nell'attesa che la situazione torni da sola alla normalità.
A rischio migliaia di impieghi
Diversi esponenti del campo rosso verde hanno ricordato anche il grido d'allarme lanciato da Gastrosuisse, l'associazione che riunisce i ristoratori, secondo cui sussiste il pericolo, sempre più concreto, che il settore perda 100 mila posti di lavoro a causa della pandemia e delle misure protettive adottate dai poteri pubblici.
Alcuni deputati di sinistra hanno poi rinfacciato al Consiglio federale di essersi "infeudati" agli ambienti dei proprietari di immobili e schiavi di una visione feticista della proprietà considerata un'intoccabile "vacca sacra".
Meno accorati nelle loro considerazioni Verdi liberali e il Gruppo del Centro, divisi al loro interno, ma poco disposti a mandare tutto al macero senza aver perlomeno trattato il progetto di legge nei particolari. Se i Verdi liberali hanno insistito sul fatto che bisogna rispettare la parola data, il Centro si è detto preoccupato per l'incertezza giuridica della soluzione proposta, con i tribunali che potrebbero invalidarla. Sarebbe meglio lasciare ai Cantoni, e alcuni l'hanno già fatto come Friburgo, trovare soluzioni più consone al territorio invece di calare una soluzione dall'alto che non tiene conto delle peculiarità delle varie regioni.
Rapporti di proprietà non si toccano
Di tutt'altro tenore gli interventi di PLR e UDC, spalleggiati dal consigliere federale Guy Parmelin. A loro avviso, il progetto è anticostituzionale poiché, oltre a fare a pezzi il principio della non retroattività, incide pesantemente nella libertà economica e nei diritti di proprietà.
Per il PLR, molti locatori e locatari sono riusciti a mettersi d'accordo su un compromesso, una tipica virtù degli svizzeri, per natura inclini alla moderazione, che sarebbe bene preservare. Insomma, un intervento del genere dei rapporti di proprietà sarebbe un precedente che indebolirebbe lo stato di diritto.
Soluzione arbitraria
Il campo borghese ha poi giudicato arbitraria la soluzione 60/40, troppo favorevole agli affittuari, come anche singolare il fatto che essa non si applichi per le pigioni superiori ai 15 mila franchi. L'UDC ha messo in guardia anche da l'effetto cascata di una soluzione che rischia di mettere in difficoltà i proprietari, anch'essi con degli obblighi finanziari verso altri soggetti.
Il disegno di legge rischia insomma di creare nuove ingiustizie. Un artigiano proprietario del locale che occupa per la sua attività, per esempio, difficilmente otterrà una riduzione della sua ipoteca a causa della pandemia, è stato fatto notare in aula. La soluzione escogitata sarebbe poi inutile, dal momento che la Confederazione ha concesso dei prestiti garantiti proprio per far fronte ai costi fissi, come i salari, ma anche gli affitti.
Casi di rigore
Nel suo intervento, il ministro dell'economia Parmelin ha ribadito di essere sempre stato contrario a una soluzione calata dall'alto e così incisiva sui rapporti di proprietà. Rispondendo alle numerose critiche, anche aspre, provenienti dal campo rosso-verde, ha dovuto sottolineare di essere consapevole del problema e di non volere assolutamente sottovalutarlo, ma di preferire soluzioni consensuali tra privati e quelle messa a punto dai Cantoni in accordo con le parti sociali.
A tale proposito, il consigliere federale ha anche accennato all'ordinanza in fase di elaborazione assieme ai Cantoni sui casi di rigore, così come prevede la Legge Covid-19 appena adottata dal parlamento. Attraverso questa legge, che prevede un finanziamento congiunto Confederazione-Cantoni, sarà possibile intervenire con maggior precisione laddove ve n'è bisogno tenendo conto delle particolarità di ogni singolo caso.