Mathys (Ufsp): in Svizzera 45 persone in terapia intensiva, 32 intubate. Ipg per chi va in quarantena al rientro da Paesi inseriti nella lista 'nera'
La situazione sul fronte del coronavirus in Svizzera è leggermente migliorata rispetto alla settimana settimana scorsa, ma bisogna mantenere alta la guardia, ha detto Patrick Mathys, il capo della sezione Gestione delle crisi e cooperazione internazionale dell'UFSP, nel corso di una conferenza stampa. Ci sono al momento 45 persone in terapia intensiva e 32 hanno bisogno di respiratore.
"La settimana scorsa la soglia delle 200 nuove infezioni è stata superata a più riprese, fortunatamente questa settimana abbiamo un po' meno casi", ha detto Mathys. I dati sono comunque alti e i cantoni devono rimanere vigili e attuare in modo coerente il tracciamento. La popolazione, dal canto suo, deve continuare ad essere vigile, mantenere le distanze e rispettare le norme igieniche, ha aggiunto.
"La mobilità e i viaggi sono in aumento" e siamo tornati al livello pre-pandemia, ha aggiunto l'alto funzionario riferendosi al periodo 4-29 luglio. Per quanto riguarda l'obbligo di indossare la mascherina nei trasporti pubblici, le aziende del settore affermano che tra l'80 e il 100% dei passeggeri lo rispetta. "Questo rientra nell'ambito di ciò che ci si potrebbe aspettare", ha detto Mathys.
Gli esperti della Confederazione hanno pure annunciato di aver inserito le donne incinte nella lista delle persone a rischio. Secondo la Società Svizzera di Ginecologia, è più probabile che la malattia abbia un decorso grave nelle future mamme, stando a recenti studi.
"Ci sono ancora molte incognite", ha riconosciuto Virginie Masserey, responsabile della sezione di controllo delle infezioni dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). "Sembra che il rischio per le donne in gravidanza sia da 1,5 a 5 volte superiore a quello delle donne della stessa età di dover essere ricoverate in terapia intensiva".
Anche i rischi per il neonato non sono ancora chiari. "Il parto può essere indotto, il che rappresenta un rischio per il bambino. Anche la placenta potrebbe essere stata infettata, il che potrebbe significare meno cibo per il feto e una crescita ridotta".
Manca ancora una decisione dei tribunali in merito alla garanzia del pagamento del salario durante la quarantena, ma il Consiglio federale ha deciso di versare le prestazioni per perdita di guadagno per dieci giorni a chi non può lavorare da casa, se non vi è nessuna "colpa" da parte del dipendente. È il caso di una persona che già si trovava in Spagna quando il paese è stato inserito nella lista. Quindi "rimanete a casa e ditelo al vostro datore di lavoro", ha aggiunto Schöll.
"La situazione è diversa per chi si reca in un paese a rischio, la Spagna ad esempio, da sabato in poi: un tribunale potrebbe trovare la colpa e prevedere una riduzione delle prestazioni", ha concluso ricordando che l'obbligo deve imperativamente essere rispettato per proteggere tutti.
L'elenco aggiornato dal Dipartimento federale dell'interno comprende ora 46 paesi e regioni: oltre alla Spagna, sono stati aggiunti le Bahamas, la Guinea Equatoriale, la Romania, Sao Tome e Principe, Singapore e Sint Maarten mentre sono stati stralciati l'Azerbaigian, gli Emirati Arabi Uniti e la Russia.
Dall'inizio di luglio è obbligatoria la quarantena di dieci giorni per le persone che rientrano da un Paese o da una regione con un rischio di infezione elevato. Chi torna in Svizzera deve annunciarsi alle autorità cantonali entro due giorni e vengono effettuati controlli a campione casuali per verificare il rispetto della disposizione. Attualmente 16'269 rientrate da zone a rischio sono in quarantena.
Patrick Mathys, capo della sezione Gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), ha ricordato che con l'aumento dei casi, anche la Svizzera può ritrovarsi sulle liste di altre nazioni, come è avvenuto con il Belgio.
"La settimana scorsa la soglia delle 200 nuove infezioni è stata superata a più riprese, fortunatamente questa settimana abbiamo un po' meno casi", ha sottolineato. I valori sono comunque alti e i cantoni devono rimanere vigili e attuare in modo coerente il tracciamento. La popolazione, dal canto suo, deve continuare a mantenere le distanze e rispettare le norme igieniche.
"La mobilità e i viaggi sono in aumento" e siamo tornati al livello pre-pandemia, ha aggiunto l'alto funzionario riferendosi al periodo 4-29 luglio. Per quanto riguarda l'obbligo di indossare la mascherina nei trasporti pubblici, le aziende del settore affermano che l'80-100% dei passeggeri lo rispetta.
Anche se la Confederazione e i Cantoni si sforzano di ottenere il maggior numero possibile di dati delle persone infettate dal coronavirus, l'identificazione a livello nazionale delle catene di trasmissione è ancora lontana. "Non conosceremo mai tutti i luoghi di infezione", ha detto Mathys ai media. Molte persone non sanno dove sono state infettate e da chi, ma è tuttavia importante promuovere un migliore scambio di informazioni a vari livelli.