Connessioni ballerine e frustrazione nei primi giorni di 'Moodle'. Parenti: 'Da un giorno all'altro da 5mila a 30mila utenti. Soluzione in arrivo'
I server non ce la fanno: troppi utenti tutti assieme. E così la prima esperienza di migliaia di allievi e docenti con la piattaforma cantonale di apprendimento a distanza "Moodle" è caratterizzata per lo più dalla frustrazione: connessioni ballerine, server che non rispondono, pagine che non si caricano. Semplicemente l'infrastruttura informatica non è in grado di servire così tanti utenti tutti assieme.
La situazione eccezionale, dovuta all'emergenza coronavirus, e la necessità di trasferire le lezioni online hanno sovraccaricato il sistema di e-learning del Cantone. I problemi sono stati così evidenti da costringere, ieri, il direttore del Centro di risorse didattiche e digitali (Cerdd) Daniele Parenti a scrivere un messaggio a tutti i docenti, allievi e utenti ticinesi per chiedere pazienza. Nel testo della lettera si paventava addirittura uno spegnimento temporaneo di tutte le piattaforme per "un certo lasso di tempo" in modo da permettere l'implementazione della "soluzione tecnica che risolverà" i disguidi.
Spegnere e riaccendere, insomma. Un'ipotesi nel frattempo scartata, ci dice oggi lo stesso Parenti. «Abbiamo deciso di mantenere funzionanti i server, anche se la situazione non è ottimale – commenta –. Questo ci permetterà di affinare ancora di più le soluzioni che stiamo implementando nel corso di questi giorni. E di queste notti: lavoriamo infatti fino alle 5 di mattina».
Moodle, a partire da ieri (mercoledì 25 marzo 2020), avrebbe dovuto costituire la spina dorsale di tutto l'insegnamento a distanza in Ticino. Per ora è però una spina nel fianco. «Non stiamo improvvisando – ci tiene a precisare Parenti –. Sappiamo cosa dobbiamo fare e sapevamo che questa prima settimana sarebbe stata dura. Prima dell'emergenza coronavirus, il sistema era già in fase di integrazione, ma con altri ritmi. Avevamo già attivato circa un sesto degli utenti, per un totale di circa 5mila persone, e l'obiettivo era di completare il tutto entro un anno e mezzo. Lo abbiamo dovuto fare nel giro di qualche giorno». Dall'oggi al domani è passati da 5mila a 30mila utenti e l'infrastruttura informatica, non ancora adattata all'esigenza accresciuta, non ha retto all'impatto: «Attualmente quando si superano le 12mila richieste di connessione al minuto, e succede ormai regolarmente, i server faticano a rispondere a tutti, per cui iniziano i problemi. Stiamo lavorando intensamente; questo fine settimana daremo l'ultima affinata e da lunedì prossimo mi attendo che la piattaforma sia stabile».
Per contro, aggiunge Parenti, l'altro strumento messo a disposizione del cantone (Microsoft Teams) sta reggendo all'impatto.
Intanto anche in Romandia sembrano esserci problemi del tutto analoghi a quelli ticinesi, con connessioni sovraccariche, mancanza di materiale informatico e cattiva connessione a Internet. A ciò si aggiungono anche le comunicazioni ufficiali tardive, come denuncia il Sindacato romando degli insegnanti (Syndicat des enseignants romands, Ser), ripreso dall'agenzia Keystone-Ats. Oltre a ciò, si aggiungono la difficoltà di gestire l'insegnamento degli allievi in contemporanea col telelavoro, l'assenza di spazi negli appartamenti e i costi supplementari. Per il Ser, vanno inoltre definiti orari giornalieri o settimanali per l'insegnamento e il numero di ore va ridotto per consentire alle famiglie di conciliare attività professionale, vita famigliare e sostegno scolastico ai figli.