A soli due anni dalla nomina, Alma Sartoris si dimette per affrontare altre sfide professionali. 'La sfida era importante, ma non impossibile'
Colpo di scena in seno alla Fondazione Parco del Piano di Magadino. A soli due anni dalla sua nomina, avvenuta nel febbraio 2018, la direttrice Alma Sartoris ha rassegnato le dimissioni. È il presidente Giacomo Zanini a comunicarlo stasera in una breve nota stampa nella quale non espone nel dettaglio i motivi della separazione, limitandosi a parlare di “sensibilità diverse”. Ciò che la indurrà ad affrontare altre sfide professionali. Interpellato dalla 'Regione' Zanini assicura che a monte della decisione «non vi sono criticità particolari ma semplicemente visioni differenti». Il Parco, ricordiamo, è nato ufficialmente nell'ottobre 2016 e la Fondazione è responsabile dell’attuazione del Piano di utilizzazione cantonale Parco del Piano di Magadino, della messa in atto delle misure volte al conseguimento degli obiettivi tramite il coinvolgimento e la collaborazione di altri enti pubblici e privati, del monitoraggio territoriale e della ricerca di finanziamenti. Tornando alle dimissioni di Alma Sartoris, entrata in servizio nel luglio 2018, il Consiglio di Fondazione “prende atto di questa decisione e, ringraziandola sentitamente per avere impostato i lavori di avviamento del Parco, le augura successo e soddisfazione per il suo prosieguo professionale”. Cresciuta a Comano e originaria di Mosogno (Onsernone), Alma Sartoris ha conseguito il diploma in Geografia all’Università di Zurigo nel 1998. Nell’ambito dello sviluppo territoriale è stata collaboratrice scientifica alla Hochschule für Technik Rapperswil e ha collaborato come consulente dello stesso progetto del Parco del Piano di Magadino. Al momento della sua nomina era responsabile dei programmi di agglomerato presso l’Ufficio per lo sviluppo territoriale del Canton San Gallo.
Nel giugno 2018, presentandosi alla stampa, Alma Sartoris paragonava il parco a una casa da ristrutturare: «Pur considerando la componente svago – premetteva – l’agricoltura ha un ruolo fondamentale in un parco che è come uno scrigno contenente gemme preziose difficilmente visibili dalla strada. Gemme che andranno valorizzate e rese fruibili». Una ricetta possibile? «Migliorare l’attrattiva per lo svago porta con sé un’accresciuta attenzione e sensibilità generale per agricoltura e natura». La sfida, proseguiva allora, «è paragonabile alla ristrutturazione di una casa: abbiamo l’edificio e conosciamo l’obiettivo, ora si tratta di capire come far interagire i vari artigiani su un progetto comune di valorizzazione. Un progetto altresì complesso: per concretizzarlo bisognerà aprire canali di discussione fra più parti in causa, cercando d’individuare le giuste modalità d’attuazione delle 86 misure pensate per eliminare i punti deboli e gestire le minacce».
Trascorsi 20 mesi da quelle parole pronunciate prima di assumere le redini, cosa è andato storto? Raggiunta al telefono dalla redazione, Alma Sartoris rimarca l’importanza del progetto del Parco e la complessità nel coniugare e sviluppare insieme le varie componenti individuate, in primis quelle agricole, ambientali e legate allo svago: «Sapevo sin dall’inizio che la sfida sarebbe stata importante, ma non certo impossibile. Nel frattempo un modo diverso, fra me e il Consiglio, di concepire le priorità mi ha indotto a optare per un’altra strada professionale, orientata alla consulenza nell’ambito dello sviluppo territoriale».