Sì all'istituzione di una Cpi da parte della Sottocommissione vigilanza del Gran Consiglio. Ora la palla passa alla Gestione
Via libera da parte della Sottocommissione vigilanza del Gran Consiglio all'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta (Cpi) sulla vicenda dell'ex funzionario del Dipartimento sanità e socialità condannato per coazione sessuale un anno fa. Condanna contro cui il diretto interessato ha nel frattempo interposto ricorso.
Durante il processo, il giudice Marco Villa si era scusato a nome dello Stato con le tre ragazze che denunciarono gli abusi. Pur senza fare nomi, il giudice disse in sostanza che due delle ragazze si rivolsero al superiore dell'imputato per segnalare gli abusi e la vicenda sarebbe dovuta emergere ben prima del processo.
A mente dei commmissari, la Cpi dovrebbe quindi fare chiarezza su quanto successo all'interno dell'amminstrazione a quell'epoca, e in particolare il ruolo dei funzionari dirigenti e del governo. A novembre il Consiglio di Stato si era detto contrario, non ritenendo che vi fossero gli estremi che giustificassero un'inchiesta da parte del legislativo.
"La nostra sottocommissione, chiamata a svolgere l’alta vigilanza, si è riunita oggi per parlare di questo caso molto delicato – spiega il presidente Michele Guerra (Lega) –. Abbiamo deciso che nelle prossime settimane proporremo al plenum della Gestione l’istituzione di una Cpi in quanto si tratta dell’unico veicolo che può fornire risposte ai quesiti sensibili che i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari hanno posto nei mesi scorsi. La sottocommissione, chiamata al massimo riserbo, non rilascerà ulteriori dichiarazioni".
Ora la palla passa alla Commissione della gestione, in primis, e al Gran Consiglio. Per l'istituzione della Cpi sarà necessaria la maggioranza qualificata. In aula non mancherà chi solleverà dubbi sull'efficacia di una commissione d'inchiesta a venti anni dai fatti, dovendo quindi sentire vittime di allora e funzionari ormai non più in carica.