Luganese

Confermata l'irregolarità per la banchina di Riva Vela

Il subappalto non rientra nel prestito di manodopera, il Municipio di Lugano richiama l’alto funzionario e l’architetto esterno coinvolti

foto Ti-Press
4 ottobre 2019
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Sì, c’è stata irregolarità. L’audit interno della Città di Lugano ha deliberato: nel subappalto del cantiere della banchina di Riva Vela non c’è stato un prestito di manodopera, come si è difesa la controparte: la Franco Dell’Oro Sa. Il rapporto del servizio giuridico sul caso sollevato alcune settimane fa dal sindacato Unia ha prodotto conseguenze interne per la Città: l’alto funzionario e l’architetto responsabili del progetto sono stati richiamati dal Municipio, che tuttavia ha deciso di non aprire alcuna procedura amministrativa.

«Dagli elementi in nostro possesso – ci spiega il municipale Roberto Badaracco – è stata confermata un’irregolarità nel prestito di manodopera». A disciplinare la questione è l’articolo 37 del Regolamento di applicazione della legge sulle commesse pubbliche e del concordato intercantonale sugli appalti pubblici (RlcPubb/Ciap), che al capoverso d) dice: “Il prestito o la messa a disposizione della manodopera non deve superare il 25% del personale indicato dalla ditta deliberataria negli atti d’appalto per lo svolgimento della commessa”. «Però dagli elementi che sono stati raccolti in indagine, in realtà erano di più del 25%» evidenzia il titolare del dicastero Cultura, sport ed eventi, ossia quello toccato dalla vertenza. Ricordiamo che per l’opera – inaugurata lo scorso luglio – il Municipio ha affidato un mandato diretto di costruzione da 230’000 franchi allo studio dell’architetto Bruno Huber. Ques’ultimo ha promosso tre procedure a invito per la falegnameria, la metalcostruzione e i lavori edili speciali. Col via libera della Città, l’architetto ha scelto l’offerta meno costosa premiando la Franco Dell’Oro Sa, ditta conosciuta prevalentemente per l’arredamento d’interni di bar e ristoranti. E la ditta infatti ha subappaltato i lavori di falegnameria alla Edil Global Service, per un valore di circa 60’000 franchi.

Rivisto al basso l’importo coinvolto

«È stato anche constatato però che per quel mandato – puntualizza il municipale –, in realtà l’ammontare per il materiale è stato di quasi 50’000 franchi. E quindi il lavoro vero e proprio è stato remunerato tra gli 8’000 e i 10’000 franchi. È un importo molto contenuto». Sul caso, appena emerso pubblicamente, ha aperto un dossier anche l’Ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche, che potrebbe prendere dei provvedimenti – anche una multa – nei confronti del committente, ossia la Città. «Abbiamo mandato tutto il materiale, restiamo in attesa. Al nostro interno invece abbiamo deciso di non aprire una procedura nei confronti di nessuno, però di scrivere due lettere di richiamo. Da una parte evidenziando al funzionario che sono state constatate queste lacune e quindi richiamandolo a adeguarsi alla Legge in futuro e di prestare maggiore attenzione. E stessa cosa all’architetto, sebbene sia un esterno. Nonostante gli avessimo reso noto l’obbligo di conformarsi ai dettami della Legge, questo in realtà per quanto riguarda il subappalto non è stato fatto. Quando il committente è un ente pubblico bisogna fare molta attenzione».

Sul caso aveva preso posizione anche l’associazione di categoria – «gli risponderemo», assicura Badaracco – con una lettera aperta al Municipio, mentre il municipale ricorda che «ogni lavoro pur piccolo non dove essere gestito solo dai funzionari, ma devono essere coadiuvati dal Dicastero immobili».