Per l’opera il Municipio ha affidato un mandato diretto di costruzione ma a costruire la banchina è stata poi un’altra società. Per Unia il subappalto è illecito
Sul caso della banchina di riva Vela a Lugano entra in scena anche l’audit interno. «Desidero fare chiarezza su quanto accaduto – commenta il capodicastero Cultura, sport ed eventi Roberto Badaracco –. Lo scorso giovedì ne abbiamo discusso ed è stato deciso di dare il dossier all’audit interno affinché faccia un’indagine. Stiamo aspettando il loro rapporto e dopo vedremo che misure prendere». Ricordiamo che per l’opera – inaugurata lo scorso luglio – il Municipio ha affidato un mandato diretto di costruzione da 230’000 franchi allo studio dell’architetto Bruno Huber. Quest’ultimo ha promosso tre procedure a invito per la falegnameria, la metalcostruzione e i lavori edili speciali. Col via libera della Città, l’architetto ha scelto l’offerta meno costosa e l’appalto l’ha vinto la Franco dell’Oro Sa, ditta conosciuta prevalentemente per l’arredamento d’interni di bar e ristoranti. Tant’è che a costruire la banchina è stata un’altra società: la Edil Global Service (Egs). Per Unia, il subappalto è illecito: nella procedura a invito, senza concorso pubblico, si presuppone che le aziende siano in grado di svolgere i lavori senza subappaltarli e in ogni caso il committente dovrebbe esserne informato. Inoltre, il titolare della Egs era a capo di una ditta sempre del settore, la Ringhio Sa, fallita nel maggio del 2018 lasciando dietro di sé un buco fra i 600’000 e il milione di franchi. Come se non bastasse, anche la Egs è fallita poche settimane fa. Lo scoperto? Sarebbe di circa 1,3 milioni di franchi per Unia.
E sul caso è ora anche l’Associazione svizzera fabbricanti mobili e serramenti (Asfm) a scendere in campo, in un’articolata presa di posizione inviata al Municipio e ai partiti presenti in Consiglio comunale. In particolare, nella lettera aperta si domanda “una commissione di inchiesta indipendente che chiarisca le responsabilità, faccia piazza pulita e riporti alle ditte oneste un po’ di quella speranza e fiducia nel futuro andata persa in questa penosa faccenda”. Una lettera nella quale emerge tutta l’amarezza dell’associazione di categoria per quanto riportato nell’edizione di ‘Area’ del 13 settembre. “Almeno una ventina di ditte locali potevano svolgere il lavoro richiesto” ricorda inoltre l’Asfm, sospettando che nella vicenda vi siano “interessi particolari da nascondere”. Parola ora all’audit del Municipio.