Tra 2005 e 2018 compresi il candidato della Lega, stando a ‘laRegione’, ha assunto 13 persone con permesso G. Lui: ‘In Ticino non ho trovato profili idonei’
Non una. E nemmeno due segretarie. Di più. Le frontaliere assunte dall’avvocato luganese e candidato della Lega al Consiglio degli Stati Battista Ghiggia sono state nel corso degli ultimi tredici anni – tra il 2005 e il 2018 compresi – dodici, di cui una divenuta poi dimorante. È quanto risulta alla ‘Regione’. Alcune hanno lavorato per tot mesi, altre per più anni. Dal 2014 e almeno fino all’anno scorso le segretarie erano due e le stesse. Pagate anche bene. Dodici frontaliere, che salgono a tredici se si tiene conto anche della collaboratrice domestica alla quale ha accennato ‘Il Caffè’ di domenica scorsa. Sia chiaro, non vi è nulla di illegale in queste assunzioni. E non è una questione di retribuzione. No, la questione è un’altra ed è politica: è il ricorso di Ghiggia a personale frontaliero. Il che stride con quel ‘primanostrismo’ di cui l’aspirante senatore leghista si dice strenuo sostenitore.
Del resto basta leggere il suo “programma politico” su www.battistaghiggia.ch. Dove Ghiggia è chiaro, chiarissimo. Al capitolo “Lavoro: prima i nostri” scrive fra l’altro: “Sostituire l’inutile ‘preferenza indigena light’ voluta dalla partitocrazia con la preferenza indigena votata dal popolo” e soprattutto “investire per promuovere l’assunzione di disoccupati elvetici”. Perentorio. I fatti raccontano però un’altra storia. Insomma G come Ghiggia, ma in questa storia anche come permessi G. Quelli rilasciati dalle autorità ai lavoratori frontalieri. Giorni fa al ‘Quotidiano’ della Rsi il candidato del movimento di via Monte Boglia ha accampato la seguente tesi: “Prima i nostri non vuole dire solo i nostri, significa che quando si cercano competenze qualificate, a parità di requisiti, scelgo il residente, però se non lo trovo scelgo altrove”. Sempre nei giorni scorsi in un post ha puntualizzato che “nel mio Studio legale l’attività internazionale rappresenta circa il 50%, e giornalmente vengono utilizzate dalle due alle quattro o più lingue straniere. Io ne parlo correntemente cinque e devo avere un’assistente qualificata di alto profilo assunta tra l’altro nel 2011, ben 8 anni or sono, con competenze linguistiche e professionali elevate (5 lingue) e con uno stipendio altrettanto elevato. Elevato anche per il mercato locale, beninteso. È un profilo, quello della mia collaboratrice, difficile da trovare non solo in Ticino, ma ovunque. Non stiamo parlando infatti di una semplice impiegata di commercio che apre la corrispondenza e svolge lavori d’ufficio di routine. Di conseguenza nulla a che vedere con casi di dumping o quant’altro. Dove ci sono competenze e qualifiche sul mercato locale non è invece necessario far capo a stranieri e questo principio è per me sacrosanto”.
E sacrosanto lo è anche per Piero Marchesi, presidente dell’Udc ticinese, partito che per le elezioni federali 2019 si è congiunto con la Lega per il Nazionale e che con il movimento di via Monte Boglia presenta il ticket – il democentrista Marco Chiesa e il leghista Battista Ghiggia – nella corsa agli Stati, con l’accordo che verrà sostenuto il candidato che al primo turno otterrà più voti. Il principio richiamato da Ghiggia è sacrosanto, dicevamo, anche per Marchesi. Tuttavia «quanto uscito sul tema frontalieri» in relazione al candidato della Lega «non mi è piaciuto e anche al nostro interno ha causato diverse critiche», tiene a puntualizzare il presidente cantonale dei democentristi. «Per quanto ci riguarda – prosegue Marchesi – noi siamo coerenti. Per cui se diciamo ‘Prima i nostri’, nei nostri comportamenti cerchiamo di essere conseguenti, come per tutte le altre decisioni e posizioni che prendiamo in politica. Il concetto di preferenza indigena è chiaro e a nostro avviso è l’unica soluzione per dare una risposta ai molti ticinesi senza lavoro». Sta di fatto che Ghiggia è vostro alleato nella corsa alla Camera dei Cantoni... «È Ghiggia che se lo ritiene deve dare delle spiegazioni agli elettori in merito alle sue scelte aziendali», sottolinea Marchesi, confermando «la validità» della scelta, fatta a suo tempo, di congiungere le due liste per il Consiglio nazionale. Quanto agli Stati, osserva il presidente Udc, «in questa corsa alla Camera alta gli elettori hanno facoltà di scelta tra due candidati d’area. Noi abbiamo voluto proporre il nostro consigliere nazionale Marco Chiesa che ha dimostrato negli anni di essere un politico preparato, competente e coerente. Ora però torniamo a parlare dei temi, perché per noi dell’Udc è importante rendere attenti i ticinesi che le prossime elezioni federali saranno fondamentali per determinare il futuro del nostro Paese. Votando Udc i cittadini avranno la certezza di avere a Berna un partito forte e compatto che lotta per la sovranità e l’indipendenza del nostro Paese, con buoni rapporti con il mondo intero, ma assolutamente fuori dall’Unione europea».
Detto dell’Udc, in via Monte Boglia che aria tira sul caso Ghiggia? «Non si è mai trattato di sostituzione di residenti con frontalieri», taglia corto Michele Foletti, portavoce e capogruppo leghista in Gran Consiglio.
Il caso, intanto, anima il dibattito anche all’esterno della destra. Come nel cosiddetto centro, riportato politicamente in auge dalla congiunzione tra Plr e Ppd per le elezioni federali. In un’intervista apparsa ieri sul ‘Corriere del Ticino’, il presidente dei liberali radicali ticinesi Bixio Caprara ha dichiarato che “dobbiamo pretendere meno ambiguità e ipocrisia da taluni attori che predicano una cosa e ne fanno un’altra assumendo frontalieri quando fa comodo”. Caprara non fa nomi. Ma l’allusione (anche) all’aspirante senatore leghista è evidente.
«Non ho mai sostituito un ticinese con un frontaliere», il resto «è giornalismo spazzatura», afferma da noi raggiunto per una replica Battista Ghiggia. Insomma, il giudizio del candidato al Consiglio degli Stati della Lega sulla questione dell’assunzione, tra 2005 e 2018, di dodici segretarie frontaliere – più la collaboratrice domestica di cui ha dato notizia il domenicale ‘Il Caffè’, anch’essa frontaliera –, è netto.
Dal 2011, vale a dire quattro anni prima che io cominciassi a fare politica, non ho più assunto nuovo personale, né frontaliere né residente. Ci sono stati solo dei rinnovi.
Non sono in grado di dirlo, ma non mi sembra rilevante, ve lo dico in tutta sincerità.
No, per me non è imbarazzante. Ho già spiegato quando si assume personale svizzero e quando invece non si può assumere personale svizzero. Io sono molto coerente e il concetto di ‘Prima i nostri’ lo applico con coerenza: quando non riesco a trovare personale svizzero cerco altrove, perché devo andare avanti con la mia attività. Mica posso chiuderla.
Siete voi che la state costruendo in modo da renderla imbarazzante, in realtà è solo una notizia messa in modo scorretto. Ribadisco, ed è questa la cosa importante, che dal 2011 non ho fatto nuove assunzioni e che non c’è mai stato un ticinese sostituito per questioni di dumping salariale. Se in quegli anni ho assunto personale frontaliero è perché i profili di cui avevo bisogno in Canton Ticino non sono stati trovati. Non è che smetto la mia attività perché non trovo il personale e non faccio di certo quello che siccome entra in politica licenzia tutti i frontalieri che magari, in anni e anni, hanno dimostrato il loro valore. Ci sono persone che lavorano per me da venticinque anni.
Non li ho proprio trovati. In alcuni casi ho provato ad assumere dei disoccupati, che però non si sono dimostrati all’altezza delle richieste e delle aspettative. State tirando fuori cose del 2005, quando il mercato del lavoro era in forte, fortissima espansione. Quelli erano anni dove trovare gente qualificata, in Ticino come Oltreconfine, era difficilissimo. La libera circolazione era entrata in vigore da soli tre anni, da noi non c’erano i profili necessari anche perché all’epoca il mondo bancario tirava, prendeva tutti i migliori elementi. No, non se ne trovava da nessuna parte.