Rimpolpato il Consiglio di fondazione. Il presidente Giovanni Casella: 'La Pretura ci ha concesso il tempo necessario per poter vendere alcuni spazi'
«Abbiamo fatto degli errori e ora dobbiamo ridimensionarci e consolidare quello che abbiamo. Il nostro obiettivo è riuscire a sistemare tutto nel giro di alcuni mesi». Lo dice il già vice e ora neo presidente della Fondazione Fabbrica del cioccolato Giovanni Casella, che intervistato dalla ‘Regione’ spiega quali sono i prossimi passi previsti per risollevare le sorti del progetto culturale attivo negli spazi dell’ex Cima Norma a Dangio. Se da una parte Casella stila un bilancio positivo delle attività portate avanti negli ultimi due anni e mezzo, dall’altra ammette alcuni sbagli nella gestione del progetto. I debiti accumulati in questo lasso di tempo, rivela, ammontano a 685mila franchi: 160mila franchi sono dovuti a terzi, in particolare artigiani locali che erano stati chiamati a sistemare lo stabile in vista dell’apertura nel 2017. Il resto lo avevano versato i promotori del progetto – Casella compreso – per poter sistemare lo stabile e avviare le attività. Visti i precetti esecutivi pendenti e per evitare l’avvio di una procedura di fallimento, in qualità di creditore Casella stesso ha chiesto a inizio luglio e ottenuto qualche giorno fa una moratoria provvisoria dalla Pretura di Blenio. Sono stati concessi quattro mesi di tempo in cui impegnarsi nella vendita di alcuni spazi all’interno dell’ex fabbrica. «La fondazione ne ha a disposizione troppi rispetto a quelli che usa. Il resto dobbiamo assolutamente venderlo». Ma per procedere con le trattative immobiliari – ci sono già alcuni interessati, spiega Casella – è necessario ottenere la necessaria autorizzazione da parte dell’organo di vigilanza federale cui sottostà questa fondazione. Una richiesta in tal senso verrà inviata a Berna nei prossimi giorni. Se l’operazione dovesse andare a buon fine, il ricavato permetterà di coprire i debiti verso gli esterni, sottolinea il presidente, e di coprire le spese necessarie per sistemare gli esterni. Tra i lavori urgenti vi è per esempio il rifacimento di tetto e facciate.
Oltre al nuovo ruolo di Casella, la recente iscrizione a Registro di commercio comprende anche due nuovi volti nella fondazione che da inizio anno era priva di presidente e ufficio di revisione: oltre a quest’ultimo, ora è presente anche un vicepresidente – il fiduciario luganese Bruno Brunetti – e un nuovo membro – un artista legato alla scena zurighese, Simon Berz. In effetti, sottolinea Casella «abbiamo molti buoni contatti con la Svizzera tedesca e con l’estero. Paradossalmente più che con il Ticino. Oltre alla Summer School (vedi articolo a lato, ndr) prossimamente ospiteremo per la prima volta anche studenti del Politecnico di Zurigo. Inoltre la maggior parte delle persone che vengono alle nostre esposizioni arrivano da fuori». La causa potrebbe essere la situazione debitoria venutasi a creare? «In parte sì, abbiamo fatto arrabbiare tanta gente e siamo dispiaciuti», sottolinea il presidente. Un altro aspetto, aggiunge, è il fatto che «qui il nostro genere di attività non viene capito. Siamo consapevoli di dover fare uno sforzo per avvicinarci maggiormente alla realtà locale».
Tra le attività in programma all’ex fabbrica spicca il corso estivo con studenti di architettura e discipline affini della Chinese Culture University di Taipei (Taiwan) e della Hochschule Luzern, in corso da ieri fino a lunedì 9 settembre. Si tratta della seconda edizione dopo la prima Summer school portata l’anno scorso in Valle di Blenio da i2a istituto internazionale di architettura. Sulla scia di quanto fatto in quell’occasione – era stato affrontato il tema del ripopolamento della valle ed era stata rilevata una forte diminuzione degli abitanti, in particolare giovani, e la presenza di un largo numero di abitazioni vuote – gli studenti lavoreranno sulla proposta di un progetto pilota di rinnovo di un’abitazione e in particolare della casa Maestrani nel nucleo di Dangio (vedi foto). Progetto che in seguito potrebbe essere replicato per altri edifici vuoti e decadenti. “Re-Innovation for Re-Population” darà agli studenti la possibilità di lavorare in modo interdisciplinare e interculturale su un tema reale con il coinvolgimento della popolazione e delle autorità locali. La sfida è la sostenibilità economica, ecologica e sociale del progetto: tra le idee vi è ad esempio la possibilità che il proprietario di una casa disabitata la conceda in affitto gratuitamente a un giovane per 5 anni, il quale in cambio si dovrebbe occupare della ristrutturazione dell’edificio.