Il Cantone è pronto a contribuire con 16 milioni alla sistemazione di Palazzo Turconi e alla costruzione di un edificio ex novo a Mendrisio
L’Accademia di architettura a Mendrisio è sempre più affamata di spazi. In realtà l’esigenza di avere a disposizione per le attività accademiche nuove superfici è dichiarata da tempo. Ora, però, intervenire è divenuto “urgente”. E a pensarla così non è solo l’ateneo, ma pure il Consiglio di Stato. Il Cantone è pronto, infatti, a staccare un assegno di 16 milioni e partecipare in modo fattivo alla realizzazione di due progetti ritenuti vitali per lo sviluppo del campus. In cantiere ci sono, da un lato, la ristrutturazione di Palazzo Turconi, destinato a fare posto alla Biblioteca (oggi nel prefabbricato ligneo che sarà poi demolito), dall’altro la costruzione del Turconi 2, lì fra il Teatro dell’architettura (appena inaugurato) e la chiesa dei Cappuccini. Globalmente l’operazione richiederà un investimento di 24 milioni di franchi. Uno sforzo finanziario che in questi anni – sommati in particolare il Teatro e il recupero del Vignetta – lieviterà a 41 milioni e mezzo. Sarà pure rimasta vittima del suo successo, sta di fatto che l’Accademia ha visto saturare a poco a poco gli spazi a disposizione. Il numero degli studenti iscritti dal 2003 a oggi è aumentato di oltre il 65 per cento, mentre il corpo docente è raddoppiato. Le conclusioni del governo sono presto dette: il ‘corpo’ dell’ateneo è ormai inadeguato a fronte delle attività di formazione e ricerca e ai bisogni della Biblioteca e del suo patrimonio librario. Ecco che l’ampliamento messo in campo, si fa capire nel dossier recapitato al Gran Consiglio, in sostanza risponde “agli immediati fabbisogni logistici e all’adeguamento degli spazi per il ventennio successivo”. Senza trascurare di confrontarsi con l’arrivo a Mendrisio del campus della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana nel 2020. Ovvero lo stesso anno in cui si prevede di spalancare le porte della ‘nuova’ Biblioteca. Detta in altre parole, l’Accademia, ribadisce il Cantone, è arrivata a un punto critico che chiama un ripensamento dell’assetto strutturale dell’ateneo. Persino lo spazio calcolato per ogni studente si è ridotto: era di 9 metri quadri nel 2003; è di 5,4 nel 2018.
La prima tappa
Il primo progetto che il Consiglio di Stato è disposto a sostenere (al pari della Confederazione) è la ristrutturazione di Palazzo Turconi, edificio realizzato dall’architetto Luigi Fontana tra il 1853 e il 1860 e protetto quale bene culturale immobile di interesse cantonale. Tant’è che, come ricorda lo stesso Cantone, ci si è dovuti confrontare con la Commissione beni culturali, l’Ufficio dei beni colturali e la Società ticinese per l’arte e la natura, trovando alfine un punto di incontro. L’intervento prevede di mantenere gli spazi didattici e gli uffici al piano terra e di trasferire la Biblioteca al primo livello. Si creerà un collegamento con il nuovo stabile e il Teatro dell’architettura.
… e la seconda
Sarà costruito ex novo, invece, il Turconi 2, la seconda opera del pacchetto cantonale. Dentro l’edificio si immagina di dare agio alle attività didattiche (atelier e laboratori) del primo anno di corso – ora ospitate al pian terreno di Palazzo Turconi – e di accogliere così 145 studenti e 16 collaboratori. Il tutto sarà pensato in un unico grande spazio interno che dialogherà con le strutture circostanti. Segno distintivo sarà la copertura con quattro lunghi lucernari. A completare il mosaico dell’ampliamento (questa volta a carico per intero dell’Università) saranno poi i lavori di adattamento del Palazzo Canavée, che partiranno questo autunno, a vantaggio dei settori di progettazione. In realtà l’Accademia guarda anche a un’altra opportunità, situata a nord-est del Parco di Villa Argentina, e già consolidata a livello pianificatorio. Ma qui prima si dovrà sbloccare la compravendita del terreno privato da parte del Comune. In effetti, la pratica è tuttora davanti al Tribunale di espropriazione.