È stato uno dei casi di cronaca nera che più hanno colpito l'immaginario collettivo, con punte mai raggiunte di voyeurismo e cattivo gusto mediatico. A scatenare il tutto l'omicidio di una adolescente, bella e spensierata, Sarah Scazzi. Era il 26 agosto del 2010 quando la 15 enne di Avetrana (Puglia) fu strangolata, la notizia del ritrovamento del suo cadavere sarebbe arrivata oltre un mese dopo, a inizio ottobre, in diretta tv durante 'Chi l'ha visto?'.
Ora, sette anni dopo, la Cassazione italiana ha messo la parola fine al caso: la cugina di Sarah, Sabrina Misseri, e sua madre, Cosima Serrano, si sono viste confermare la condanna all’ergastolo. Nel dettaglio, Sabrina (22 anni all'epoca dei fatti) non merita sconti di pena per le "modalità commissive del delitto" e per la "fredda pianificazione d’una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell’impunità". Lo sottolinea la Cassazione nei motivi di conferma delle condanne.
Sabrina "strumentalizzando i media" deviò le investigazioni come "astuto e freddo motore propulsivo" verso "piste fasulle". A fronte di questi comportamenti, scrivono i supremi giudici nelle quasi 200 pagine di motivazioni, Sabrina non ha "meritevolezza" per la concessione delle attenuanti generiche richieste dai suoi difensori. Lo sconto di pena è stato negato dalla Cassazione anche per Cosima Serrano dato che, essendo una adulta matura, invece di intervenire a placare "l’aspro contrasto sorto" tra Sabina e Sarah, "si era resa direttamente protagonista del sequestro della giovane nipote partecipando, poi, materialmente alla fase commissiva del delitto".
Sarah – ricorda la Suprema Corte – venne strangolata da Sabrina e Cosima con "concorso sinergico" tra le due: l’una ponendo "in essere la specifica azione di soffocamento da dietro della vittima" e l’altra inibendole "ogni tentativo di difendersi e ogni chance di fuga". Anche Cosima, aveva messo in atto "una serie di depistaggi per conseguire l’impunità per sé e sua figlia Sabrina". Tutti questi comportamenti rendono "impossibile" gli sconti di pena. Fine.