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I 13 aspiranti docenti d’italiano: «Sono solo la punta dell'iceberg»

Dura presa di posizione inviata al DECS e al DFA e firmata da oltre sessanta docenti.

(Deposit)

BELLINZONA - Sono più di sessanta (per la precisione 62) i docenti che hanno scritto al DECS e al DFA chiedendo una presa di posizione.

I 13 aspiranti docenti - Il caso, è bene ricordarlo, risale al 20 febbraio scorso. Un gruppo di 13 aspiranti docenti di italiano, nel settore Medio Superiore, è stato convocato dal DECS: in quel contesto, sono stati informati che, per loro, non ci sarebbe stato nessun posto di lavoro.

Una vera doccia fredda per gli aspiranti insegnanti che stanno ultimando il percorso formativo al Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) della SUPSI a Locarno. Il corso era iniziato solo lo scorso settembre, a fronte di un concorso aperto dopo diversi anni in cui questo tipo di corso non veniva offerto.

La presa di posizione - Sul punto sono stati fatti due atti parlamentari da parte di PS e MPS. Inoltre, il sindacato VPOD ha preso posizione. Ora, è il turno dei docenti. «La mancanza di trasparenza rilevabile nel corso degli studi al DFA - si legge - pare permeare non solo il percorso di abilitazione per le scuole medie superiori (SMS), ma anche quello di coloro che conseguono un Master in Insegnamento per la scuola media (SM). Una premessa: molti dei docenti d’italiano (SM) abilitati nel 2022 e nel 2023 lavorano a bassa percentuale, poiché il mercato del lavoro non riesce ad assorbire la continua richiesta d’ore».

«Pochi abilitati hanno ricevuto una quota oraria dignitosa» - In questo contesto, sempre per la materia italiano, nel giugno 2024 sono stati abilitati dodici docenti, e tutti hanno svolto il concorso d'assunzione cantonale. Ci si aspettava che la maggior parte di questi avrebbe ottenuto un impiego, ma le attese sono state deluse: solo pochi abilitati hanno ricevuto una quota oraria dignitosa; gli altri hanno invece ottenuto percentuali lavorative che variano dal 10 al 45%, e che evidentemente non permettono la sopravvivenza in Ticino».

«È un secondo, imprevedibile, calcolo errato?» - Ancora più eclatante è «il caso dei neoabilitati che, pur avendo superato il concorso di assunzione, non hanno ricevuto alcun incarico. Sollecitato in merito, il DECS non ha saputo fornire spiegazioni esaustive e consistenti, fuorché quella di un generico calo della popolazione scolastica. Possibile che non potessero esser effettuate previsioni maggiormente accurate, fondate sui censimenti e sulle nascite? Si è trattato di un secondo, imprevedibile errore di calcolo?».

La situazione a giugno - Ciò nonostante, «il DFA ha continuato, di anno in anno, ad avviare in maniera sistematica la formazione per l’italiano. Nel giugno 2025, quattordici neoabilitati si troveranno a concorrere con chi ha conseguito il titolo nel 2024 e, tuttavia, ancora non ha un posto di lavoro: l’effetto cumulativo di questa situazione non richiede particolari studi matematici».

Il caso dei docenti di storia e inglese - Sempre nel 2024, inoltre, «lo stesso schema s’è ripetuto per altre discipline delle SM. La stragrande maggioranza dei docenti di storia ha ottenuto percentuali di lavoro esigue, normalmente inferiori al 50% e spinte fino a un 4%. Il concorso d’assunzione per i docenti d’inglese, invece, non è stato aperto, sebbene i docenti fossero già formati e pronti a entrare nel sistema scolastico. Un quinto e un sesto errore di calcolo? Ancor prima, nel 2022-23, presso il DFA è stato avviato un percorso di formazione per insegnanti d’italiano L2 – percorso che, però, è stato chiuso ancor prima di iniziare, in quanto “erano stati fatti male i conti”: un settimo errore di calcolo».

«Non è un unicum» - Il caso dei tredici docenti di italiano del medio superiore, quindi, «non è affatto un unicum, e la gravità della situazione, peraltro, aumenta notevolmente se si prendono in considerazione coloro che, beneficiando di un accordo tra l’Università di Friburgo e la SUPSI, si sono abilitati Oltralpe, pur svolgendo il tirocinio di pratica in Ticino».

«Solo la punta dell'iceberg» - Da anni, diversi docenti già abilitati sono in attesa di un posto di lavoro – un dato che DECS e DFA hanno scelto di passare sotto silenzio, quando sono stati interrogati dai media negli scorsi giorni. Il numero tredici è dunque solo la punta dell’iceberg».

Di fronte a questa situazione, «come si giustificano DFA e DECS? Come spiegano la continua apertura dei percorsi di abilitazione? Vi è la reale volontà di inserire i docenti nel sistema scolastico ticinese, o le formazioni vengono in verità avviate per ragioni altre?»