Curiosità e pericoli
Qualche giorno fa, il 16 giugno, abbiamo celebrato la Giornata internazionale delle tartarughe marine. Si tratta di una giornata importante, che ci ricorda quanto sia necessario proteggere le sette specie di tartarughe marine ancora esistenti sul nostro pianeta. Si tratta dei rettili più antichi della terra. Basti pensare che questi animali sono presenti nei nostri oceani da oltre 225 milioni di anni. Sono incredibili navigatori e nuotano per centinaia o migliaia di chilometri tra le zone di alimentazione e di nidificazione. Lungo il loro cammino devono affrontare molte minacce, perciò stiamo facendo tutto il possibile per aiutarle. In tutto il mondo le stime delle popolazioni di tartarughe marine si basano sul monitoraggio delle femmine che depongono le uova. Non è possibile essere certi del numero di maschi che vivono in mare o di femmine che non si riproducono, ma sappiamo che almeno sei delle sette specie sono a rischio di estinzione. Delle specie oggi esistenti, la tartaruga liuto, unica della sua famiglia, è la più grande. Il suo carapace può raggiungere i due metri di lunghezza e un peso intorno ai 500 chili. La tartaruga di Kemp, con i suoi 70 centimetri di lunghezza e 50 chili di peso, è invece la più piccola.
Sono sette le specie di tartarughe marine. Tra queste troviamo la tartaruga liuto, la caretta caretta, detta anche tartaruga comune che si può trovare nel Mediterraneo, la tartaruga verde/franca, la tartaruga embricata, riconoscibile dal muso a punta, che assomiglia al becco degli uccelli e tra il suo cibo preferito troviamo le spugne marine, la tartaruga di Kemp, la tartaruga olivastra/bastarda (era considerata frutto di un incrocio tra la tartaruga comune e quella verde) ed infine la tartaruga a dorso piatto (l’unica a non essere a rischio estinzione, ma solo per mancanza di dati). Le tartarughe non hanno denti. In compenso la tartaruga liuto ha una sorta di mascella in cheratina (la stessa sostanza di cui sono fatte le nostre unghie), mentre quella della tartaruga verde ha una forma seghettata. I gusci delle tartarughe sono costituiti da oltre 50 ossa fuse insieme. Indossano quindi letteralmente le loro ossa. Oltre ciò posseggono ossa leggere e spugnose che le aiutano a galleggiare. Interessante notare che dal momento di entrare in acqua, al ritorno sulla spiaggia, non è molto chiaro cosa facciano. Questi rappresentano i loro primi venti anni di vita che vengono definiti dagli esperti gli "anni perduti". Il record mondiale di tartaruga più grande lo detiene il Galles, dove nel 1988 è stata trovata a riva una tartaruga liuto di 2,5 m di lunghezza da pinna a pinna e oltre 900 kg di peso. Non hanno le corde vocali e solo una su 1’100 circa riesce a raggiungere l’età adulta. Ultima, triste, curiosità: si stima che il 50% delle tartarughe abbia già ingerito pezzi di plastica.
Anche in condizioni "naturali", sono relativamente poche le giovani tartarughe marine che sopravvivono al primo anno di vita. Predatori come granchi, cani lasciati liberi in spiaggia e uccelli spesso uccidono le piccole nel tragitto dal nido al mare. Quando raggiungono le acque basse, molte altre tartarughe vengono catturate dai pesci. La vita di una tartaruga marina è dura fin dal primo giorno! La dedizione e la determinazione di chi monitora le tartarughe della comunità che sosteniamo alle Fiji, ci aiutano a garantire a ogni cucciolo le migliori opportunità possibili". Lo racconta Laitia Tamata, responsabile del progetto tartarughe marine del WWF-Fiji. Anche i colleghi italiani si adoperano a questo scopo. Grazie all’aiuto di centinaia di volontari, ogni anno alcune spiagge della penisola vengono sigilliate e monitorate, così che le future tartarughe abbiano la possibilità di nascere e iniziare il loro percorso nell’immenso mare. Non solo, in molti Paesi, grazie al lavoro del WWF, sono nati centri di recupero e cliniche: migliaia di tartarughe vengono recuperate ferite e portate al "Pronto soccorso", per poi essere rilasciate una volta guarite. Le femmine sono le uniche che tornano sul luogo natio, mentre gli esemplari maschi trascorrono il resto della loro vita in mare. I colleghi del WWF Australia studiano gli spostamenti delle tartarughe marine nella Grande barriera corallina grazie alle riprese effettuate da telecamere fissate sul loro dorso. Nel Mediterraneo si usano droni per sorvegliare i luoghi dove le femmine hanno deposto le uova. Vittime di pesca accidentale, plastica e cambiamenti climatici, hanno bisogno di essere protette sempre di più. Ognuno di noi può ridurre l’uso di plastica, abbassare la propria impronta ecologica e acquistare pesce da pesca sostenibile.
Sono molte le organizzazioni che si occupano della protezione delle tartarughe. Da una parte ovviamente, perché abbiamo a che fare con uno degli animali tra i più antichi del mondo e poi – diciamolo – sono animali splendidi. Anche dal punto di vista dell’equilibrio marino, le tartarughe giocano un ruolo essenziale. Sono importanti predatori che mantengono sane le catene alimentari degli oceani. Per esempio, le tartarughe embricate mangiano molte spugne marine che altrimenti prenderebbero il sopravvento sui coralli. Coralli che a loro volta sono essenziali per costruire una barriera corallina e proteggere le coste abitate nei vari Paesi. Le tartarughe contribuiscono quindi a proteggere le barriere coralline, che sono fondamentali per la sopravvivenza di molte altre creature. La tartaruga liuto è una grande divoratrice di meduse, il che contribuisce a impedire che queste impoveriscano gli stock ittici, a vantaggio di altri animali della catena alimentare e dell’uomo. E se una volta alcune spiagge erano delle vere e proprie oasi per le tartarughe, questo scenario – con migliaia di nuovi nati – è tuttavia sempre più raro. In molte spiagge oggi arriva solo un numero molto ridotto di tartarughe. La cementificazione delle coste, il cambiamento climatico e l’inquinamento marino mettono a repentaglio la sopravvivenza di questi animali. La crescente domanda di carne, uova e di gusci di tartaruga non fa che ridurne ulteriormente gli effettivi. Il pericolo maggiore, però, viene dalla pesca commerciale. Le tartarughe marine vengono catturate accidentalmente rimanendo impigliate nelle reti.