Come la Birmania ha risolto il problema
La nostra collega Margaret Nyein Nyein Mint del WWF Myanmar (Birmania) non dimenticherà mai la prima volta che, in una calda giornata del 2016, vide pelli di elefante essiccate in vendita come souvenir presso un mercato locale. Da quel momento decise che avrebbe fatto di tutto per proteggere gli elefanti dal commercio illegale. Oggi infatti non è più ricercato solo l’avorio, ricavato dalle zanne dei maschi, ma anche la pelle degli esemplari femmina e dei cuccioli. Essa viene infatti venduta essiccata o tritata e usata in creme come pseudo-elisir della giovinezza o rimedi contro l’acne. Una fine analoga avviene anche per i pezzi di zanne troppo piccoli o rovinati per essere lavorati. La coda diventa invece per molti un macabro portafortuna. Inutile ribadire che né la pelle né le zanne hanno proprietà benefiche per la salute o la bellezza e che la coda non ha mai convinto nessuna Dea bendata a baciarci. Anzi, è triste pensare che questi incredibili animali vengano uccisi per dei motivi così assurdi.
Ma qualcosa sta cambiando. E questo grazie al lavoro costante di persone come Margaret Nyein Nyein Mint.
Fino a poco prima della pandemia, il lavoro del WWF Myanmar era concentrato sul monitoraggio della fauna selvatica del territorio. Si puntava alla lotta contro il bracconaggio e alla formazione dei ranger nei parchi. Ma nelle regioni di Yangon, Bago Yoma e Ayeyarwady, così come all’interno del Dawna Tenasserim Landscape – che è a cavallo del confine tra Myanmar e Thailandia – la situazione non è mai stata semplice. Solo nel 2017 sono stati uccisi 42 elefanti. La presenza di bracconieri ha reso la vita impossibile anche alle persone del posto e la coesistenza con gli elefanti si è fatta sempre più complicata. Con l’aumento dell’urbanizzazione, il team WWF si è ritrovato a dover far fronte a problemi diversi. A Bago, ad esempio, un uomo è stato travolto da un elefante e, a causa della costante erosione del loro habitat, gli elefanti hanno iniziato a vagare nelle aree comunitarie in cerca di cibo. Per raggiungere le risaie e le piantagioni di anacardi, banane e canna da zucchero, hanno cominciato a distruggere le capanne, che per molte famiglie rappresentano quasi un anno di reddito. Da qui la controffensiva atta a proteggere abitazioni e raccolto. C’è chi si è "armato" di fuochi d’artificio e chi ha deciso di cacciarli e ucciderli. Una situazione grave e di difficile gestione con perdite su entrambi i fronti. In questo turbolento contesto il team del Myanmar, coadiuvato da colleghi africani e altri esperti, ha portato nuovi punti di vista e soluzioni. Ora sono state installate recinzioni elettrificate alimentate a energia solare e numerose fototrappole atte a studiare gli spostamenti degli animali.
Per chi lavora in aree dove il tasso di conflitto tra uomini ed elefanti è relativamente basso, ricevere segnalazioni della presenza di bracconieri è la normalità. Nelle zone invece dove le comunità locali subiscono danni o – in casi estremi – perdono i propri cari, calpestati dai pachidermi, le segnalazioni sono praticamente nulle. Per questo motivo nella zona di confine tra la Birmania e la Thailandia, il team WWF ha inizialmente faticato a trovare consenso. Dopo una serie di incontri, la situazione è fortunatamente cambiata. Anzi, in tanti hanno confermato di essere felici di avere finalmente un’alternativa pacifica che ha dato loro modo di vivere serenamente. Per tre mesi, nove componenti del WWF hanno viaggiato nelle zone toccate dal problema, confrontandosi con le popolazioni locali e raccogliendo dati sugli elefanti. Dopo questo periodo, sono bastate due settimane per sgomberare il terreno attorno alle fattorie e posizionare le recinzioni attorno ai campi. Non solo: sono state piantate piante, banane e bambù nelle aree circostanti, in modo da creare zone ideali alla vita degli elefanti con innumerevoli fonti di cibo. Nella terza fase diversi abitanti hanno preso parte a corsi per imparare a gestire la manutenzione dei recinti. È necessario infatti anche liberare i recinti da erbacce e cespugli, in modo che continuino a funzionare correttamente. Ora il progetto è in pieno corso e, in caso di qualunque necessità, le comunità locali hanno il supporto di mediatori che monitorano la convivenza in varie zone. E alla fine è arrivato anche un primo bilancio: da febbraio 2020 a febbraio 2021 non si sono registrati casi di bracconaggio nelle aree in cui è stato portato avanti questo progetto. Una volta le persone erano riluttanti a parlare con il team di esperti, oggi cooperano attivamente.
Anche quest’anno i Campi Natura del WWF Svizzera sono pronti a ospitare giovani tra i 6 e i 17 anni che durante la pausa estiva hanno piacere di vivere una settimana speciale a contatto con la natura, ricca di avventure e divertimento in compagnia, scoprendo la bellezza e l’importanza dell’ambiente che ci circonda. Le iscrizioni sono aperte e tanti posti sono già occupati, ma la scelta è ancora ampia. Ad esempio, per dare sfogo alla fantasia dei più piccolini in un’atmosfera magica, c’è il Campo Racconti Ronzanti, ottimo anche come prima esperienza fuori casa. Per i più grandicelli invece, offriamo il Campo Natura La fattoria del tempo. Ai piedi del Monte San Giorgio le partecipanti e i partecipanti scopriranno la storia del luogo, degli animali del passato, del presente e di quelli che vivono a Ca’ Stella: asinelli, pony, alpaca e molti altri ancora.
Per risvegliare i cinque sensi tra i colori e i profumi dell’orto, proponiamo il Campo diurno Lascigolador in collaborazione con Lortobio. Non da ultimo quest’anno ci sarà il primissimo campo per adulti Parentesi in natura, una vera e propria fuga dalla frenesia quotidiana, un’immersione rigenerante nella stupenda natura della Capriasca. Seguendo il ritmo delle giornate estive le partecipanti e i partecipanti si lasceranno trasportare dal richiamo del vento e degli alberi, cucinando attorno a un fuoco e osservando le stelle. Potrete contare su animatrici e animatori volontari sensibili all’ambiente, che gestiranno al meglio i Campi offrendo divertimento e avventura assicurati!
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