Rifiuti o risorsa? Scopriamolo insieme!
Ogni anno, un totale di 2,8 milioni di tonnellate di cibo finisce nella spazzatura, rendendo di fatto il settore alimentare quello con il maggior impatto ambientale in Svizzera. Il fenomeno interessa tutte le fasi della catena di produzione e approvvigionamento, dai campi alla distribuzione fino alle nostre dispense.
La sovrapproduzione e lo scarto di alimenti di per sé ancora commestibili (solitamente perché rovinati o esteticamente insoddisfacenti) rappresenta un enorme spreco di risorse, tra cui terreni, acqua, energia e anche denaro: in media, ogni famiglia svizzera getta via cibo per un valore di oltre 600 franchi.
Se con alcune accortezze è possibile evitare di buttare almeno due terzi di questi rifiuti, esistono tuttavia sprechi inevitabili, come i rifiuti della lavorazione, le ossa, gli alimenti contaminati ecc. Inevitabile non significa però inutile: anche dai rifiuti organici si può creare nuova materia prima. Grazie a tecnologie innovative, il loro valore biologico viene sfruttato sempre più spesso. Al giorno d’oggi, dagli scarti organici è possibile ottenere fertilizzanti, condizionatori del suolo, biogas o addirittura mangime per animali.
Ticinsect, una start-up unica in Svizzera con sede a Tesserete, si è fissata come obiettivo proprio quello di ridurre l’impatto dei rifiuti organici sull’ambiente, convertendoli in una risorsa multifunzionale e implementando così un processo di produzione circolare con zero sprechi. L’idea è tanto semplice quanto geniale: in una struttura controllata, la mosca soldato nera (Hermetia Illucens) viene fatta riprodurre e le sue uova deposte in casse contenenti rifiuti organici, provenienti dall’agricoltura e dall’industria alimentare. Le larve hanno un metabolismo veloce e vita breve, e per una decina di giorni non fanno altro che nutrirsi di scarti. Attraverso una speciale tecnologia, Ticinsect è poi in grado di ricavare dalle larve ben tre prodotti utili e innovativi da piazzare sul mercato. Innanzitutto, un fertilizzante prodotto naturalmente dalle larve, sostituto ideale di fertilizzanti chimici e ad alto valore nell’industria organica. Dall’abbattimento delle larve si ricava poi un olio per biocarburante, con prestazioni fisico-chimiche paragonabili al petrolio greggio. Infine, le larve vengono trasformate in mangime per animali, un prodotto altamente proteico grazie al quale sarà possibile ridurre l’importazione di derrate a base di soia e polveri di pesce, ingredienti tradizionalmente utilizzati nelle diete degli animali d’allevamento. In breve, materie prime di ottima qualità vengono prodotte dai rifiuti organici attraverso gli insetti, con consumi minimi di acqua, suolo e CO2. Tanta eccellenza ha ricevuto il premio Fossil Free del WWF Svizzera italiana.
Lo smaltimento dei rifiuti alimentari nella normale spazzatura è ancora la norma in diverse economie domestiche. Ci sono però soluzioni alternative, più sostenibili e di facile applicazione, per dare valore ai nostri scarti. Una tecnica che si è diffusa largamente negli ultimi anni è la cosiddetta “vermicompostiera” o “lombricompost”. Il principio di base è molto semplice: nutrire dei lombrichi con i nostri scarti di cucina per ricavarne humus prezioso, adatto a concimare piante in vaso, orti e aiuole. In commercio si trovano vari tipi di compostiere, ma è possibile anche costruirne una artigianalmente con l’aiuto di 3 contenitori (ad es. secchi di plastica, casse di legno o vasi di ceramica), un coperchio e un sottovaso. I contenitori vanno posizionati l’uno sopra l’altro e traforati, di modo che i lombrichi possano muoversi tra i vari livelli. Per dare il via al compostaggio occorre riempire il primo contenitore (quello in basso) di terra e, appunto, lombrichi. È essenziale inumidire bene e aggiungere nutrimento, ovvero del materiale già leggermente decomposto: una miscela di scarti alimentari triturati e fibre (ad es. rotoli di carta igienica o cartone per uova in ammollo) sarà più che sufficiente. Nel secchio superiore vanno poi inseriti gli scarti giornalieri. Dalla frutta marcia agli scarti di verdure, dal fondo di caffè ai gusci d’uovo, sono poche le cose non adatte al lombricompost: cibo cotto, formaggio, carne e ossa. Nelle settimane seguenti, nella compostiera si creeranno quindi tre strati: in alto i rifiuti freschi, pasto appetitoso per i lombrichi; a metà i vecchi scarti saranno già in stato avanzato di degradazione; mentre sul fondo troveremo del vero e proprio compost, una terra ricca di sostanze nutritive da utilizzare per le proprie coltivazioni.
Il Bokashi è un metodo di compostaggio originario del Giappone che, al contrario del compost tradizionale occidentale (basato sulla decomposizione), consiste nella fermentazione anaerobica dei rifiuti alimentari, per ricavarne un humus ricchissimo di proprietà nutritive. In un apposito secchio ermetico dotato di rubinetto, strati di materiale organico (i nostri scarti da cucina per intenderci) si alternano a strati di Bokashi mix, una sorta di sabbia ricca di microrganismi a base di crusca e lieviti vari. La preparazione fai-da-te di quest’ultimo è lunga e laboriosa, ma online si possono comandare svariati kit già pronti per l’uso. Se dunque la ricerca dei giusti elementi per avviare il Bokashi richiede un po’ di impegno, questo metodo è per molti versi più comodo rispetto ad altri più tradizionali. Innanzitutto, nel secchio è possibile mettere quasi tutti i tipi di rifiuti organici, inclusi latticini, resti di carne o pesce, ossa e cibi cotti. La chiusura ermetica e le piccole dimensioni permettono di tenere il secchio anche all’interno, ad esempio in cucina, senza il rischio di odori sgradevoli. Una volta al giorno, dal rubinetto si fa scolare il liquido di scarto, un potente fertilizzante organico da utilizzare diluito con acqua nella misura di 1:100. Il liquido puro è molto acido e può all’occorrenza essere versato tale e quale nelle tubature. In genere passa un mese prima che il contenitore sia pieno e un altro mese prima che il compost vero e proprio sia pronto. Il terriccio ricavato andrà aggiunto alla terra delle piante e dell’orto, migliorando la qualità del suolo.