La bellezza del merlo acquaiolo
La spettacolare cascata di Foroglio in Val Bavona, in cima alla Vallemaggia, è certamente una delle mete turistiche più gettonate del nostro Cantone. Tuttavia, non tutti si rendono conto che a monte della cascata, celata da un ripido scalino di roccia, si trova una valle intima, selvaggia e meravigliosa: la Val Calnègia. Dal pizzo Bièla fino alla confluenza con il fiume Bavona, partendo dai laghetti di Formazzöö e della Crosa da cui nascono numerosi affluenti, e passando per gli antichi alpeggi di Calnègia, Gerra e Puntid, vi sono quasi 7 chilometri di torrente con le sue acque incredibilmente trasparenti, i suoi massi levigati e le sue pregiate golene, con boschi alluvionali alternati ad ambienti prativi straordinariamente ricchi di farfalle diurne e altri insetti.
I corsi d’acqua intatti come la Calnègia sono ormai diventati una rarità alle nostre latitudini. Fiumi e ruscelli sono perlopiù rettificati, arginati, sfruttati per la produzione idroelettrica o inquinati. Anche ad alta quota, la pressione dell’uomo si fa sentire con dighe e altri manufatti per lo sfruttamento idroelettrico, oppure con la captazione di sorgenti per l’innevamento artificiale degli impianti sciistici o l’approvvigionamento idrico di alpeggi e insediamenti. Malgrado il fatto che la legislazione in materia di protezione della natura e delle acque sia in vigore da decenni, gli organismi acquatici sono sempre più sotto pressione, complice anche il cambiamento climatico; basti pensare che il 60% delle specie di pesci in Svizzera è minacciato di estinzione. I progetti di recupero e rivitalizzazione di corsi d’acqua degradati ci sono, ma sono lunghi e relativamente costosi: occorre quindi anche investire semplicemente per proteggere ciò che di buono c’è già.
Per sensibilizzare il pubblico con un messaggio positivo, il WWF ha individuato 64 “perle d’acqua” in Svizzera, ovvero corsi d’acqua con un valore ecologico particolarmente elevato. Una perla d’acqua è idealmente un fiume naturale dalla sorgente alla foce, privo di argini artificiali, non sfruttato dal profilo idroelettrico e caratterizzato da habitat preziosi e da una biodiversità elevata. In Ticino, gli esperti del WWF ne hanno identificati due: il torrente Boggera nella Valle di Cresciano e, appunto, il torrente Calnègia. Tutta la valle, come l’intera Val Bavona, è iscritta nell’Inventario federale dei paesaggi d’importanza nazionale, mentre la parte centrale del torrente è iscritta nell’Inventario federale delle zone golenali d’importanza nazionale (vedi sotto).
La Val Calnègia è costellata di testimonianze del passato e della tradizione rurale legata alla transumanza. Una ripida scalinata addossata alla parete permette, salendo da Foroglio, di superare lo scalino roccioso, mentre l’antico ponte di Puntid, ancora fieramente saldo dopo secoli di eventi di piena, completa il tracciato di questa via storica d’importanza nazionale. Disseminati nella valle, minuscoli edifici in pietra costruiti per conservare al fresco i latticini e creare piccoli ambienti protetti dalla furia degli elementi, si confondono armoniosamente con i grossi monoliti franati dai versanti. Tra le numerose costruzioni sotto roccia, si distingue la celebre Splüia Bela, una spettacolare lama di roccia di oltre 30 m di lunghezza, sostenuta da un frammento più piccolo, che offriva riparo all’alpigiano e ai suoi animali. Come ci ricorda Andrea Dalessi, presidente del Patriziato di Cavergno che negli ultimi anni si è prodigato per realizzare un importante progetto di valorizzazione dei sentieri e delle costruzioni in pietra, come pure di recupero dei pascoli estensivi: “L’uomo ha sempre dovuto convivere con il fiume Calnègia, anima della valle, costruendo e sovente rifacendo ponti, è riuscito a ricavare ampi pascoli tra i quali il fiume scorre liberamente”. Per effettuare un’escursione in valle, equipaggiatevi adeguatamente per la montagna senza dimenticare la mappa dei Sentieri di Pietra (progetto Vallemaggia Pietraviva) con le approfondite informazioni fornite dalla Fondazione Bavona.
Ad approfittare della ricchezza biologica dei corsi d’acqua naturali non sono solo i pesci. Su tutti forse il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), che si nutre di invertebrati acquatici ed è un ottimo nuotatore. Si presenta piuttosto paffuto e con un piumaggio poco appariscente, di colore bruno con gola e petto bianchi, ma basta vederlo in azione per ricredersi e apprezzarne l’eleganza e l’agilità, soprattutto quando si immerge in acque impetuose o vola rapidissimo sull’acqua. I merli acquaioli sono considerati buoni indicatori della naturalità dei corsi d’acqua. Un recente studio di Martinez e colleghi (2020) dimostra come la presenza di questa specie in Svizzera sia correlata all’abbondanza di invertebrati acquatici e al buono stato del reticolo idrografico. Osservare ripetutamente un merlo acquaiolo in un ruscello è un segno di buona qualità ambientale: significa da un lato che la biomassa di invertebrati si sviluppa in modo ottimale e vi è quindi abbondanza di cibo, dall’altro che l’alveo presenta una struttura ricca di ambienti diversificati e rifugi. Non deve trarre in inganno il fatto che nel periodo estivo il torrente Calnègia tenda ad andare in secca per un tratto di circa un chilometro, nella piana della Gerra: il fiume non è morto! L’acqua effettivamente si infiltra nel substrato ghiaioso e ciottoloso durante i mesi più caldi, scorrendo furtivamente nel fresco sottosuolo, e riemerge prima della cascata di Foroglio, alimentandola in permanenza con un bel getto spumeggiante. Si tratta di un regime idrologico del tutto naturale, caratterizzato da marcati sbalzi di portata, ma ai quali la flora e la fauna - soprattutto gli invertebrati che si spostano e si rifugiano nelle profondità del substrato durante il periodo estivo - si sono adattate dando vita ad una comunità ricca e diversificata.
Le golene (o zone alluvionali) sono ecosistemi di rara bellezza intimamente legati ai corsi d’acqua naturali o seminaturali, modellati dalle acque ad ogni evento di piena e per questo in continua mutazione. Grazie a queste condizioni particolari, le golene ospitano una ricchezza biologica di piante ed animali di altissimo valore.
In Svizzera, oltre il 90% degli ecosistemi alluvionali è scomparso. Il restante si trova sotto pressione. Tra le principali cause di degrado vi sono le arginature che impediscono agli ambienti golenali di esprimersi in tutta la loro ricchezza, lo sfruttamento idroelettrico che toglie acqua all’ecosistema e riduce la dinamica legata alle piccole piene (dighe), o ancora le opere di ritenzione che sottraggono il materiale solido necessario a rigenerare gli ambienti (ciottoli, ghiaia, sabbia, limo). Dal 1992, con l’entrata in vigore della legislazione federale sulla protezione della natura e del paesaggio, le golene ancora parzialmente funzionali sono state catalogate nell’Inventario delle zone golenali d’importanza nazionale. In Ticino ci sono circa 30 oggetti inventariati: tra i più spettacolari e forse noti al grande pubblico vi sono le vaste golene della Maggia, del Brenno e della Verzasca, ma vi sono altri oggetti meno noti lungo la Magliasina, la Tresa, la Moesa o in Val Malvaglia. Pochissimi oggetti possono essere considerati integri dal profilo ecologico: tra le perle di integrità, forse sconosciute ai più, vi sono il torrente Boggera nella valle di Cresciano e, appunto, la Calnègia in Val Bavona.