Saranno le balene a salvarci!
In tutto il mondo, i Paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi – inclusa la Svizzera – devono affrontare una grossa sfida: quella di ridurre le emissioni di CO2 entro i prossimi 30 anni. Per raggiungere questo obiettivo, ci sono diverse soluzioni. Alcune ci vengono offerte dalla natura stessa e possono giocare un ruolo importante nel raggiungimento delle emissioni nette zero entro il 2050. Le soluzioni basate sulla natura (nature-based solutions) per il clima sfruttano il potere della natura per ridurre le emissioni di gas serra, ma anche per aiutare noi, gli ecosistemi e persino la biodiversità marina ad adattarsi agli impatti della crisi climatica.
E sono più urgenti che mai. Il mondo si è già riscaldato di 1,2 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Senza un calo sostanziale delle emissioni di gas serra entro il 2050, dovremo affrontare un aumento della temperatura di 3 gradi o più, con effetti devastanti su vasta scala sugli ecosistemi e sui modi di vivere dell’umanità, effetti che stiamo già vedendo oggi. Il WWF lavora a livello globale per promuovere soluzioni basate sulla natura e dare priorità alle azioni che potrebbero avere benefici sul clima.
Sempre più studi scientifici confermano che le balene giocano un ruolo significativo nel catturare il carbonio dall’atmosfera e regolare il clima globale, come spiega Chris Johnson, Protecting Whales and Dolphins Initiative Global Lead del WWF. “Le balene accumulano carbonio nei loro maestosi corpi durante la loro lunga vita. Quando muoiono, i loro corpi finiscono sul fondo dell’oceano, rinchiudendo e intrappolando quel carbonio per centinaia di anni. Ogni grande balena riesce a intrappolare in media 33 tonnellate di CO2. Un albero assorbe circa 22 chili di CO2 all’anno”.
Parte del potenziale delle balene è legato al loro ruolo nell’aumentare la produzione di fitoplancton. Questi microscopici organismi marini hanno un’importanza incredibile per la vita sulla terra, generando circa la metà dell’ossigeno nell’atmosfera e catturando circa il 40% di tutto il CO2 prodotto. Quando le balene risalgono l’oceano per respirare e migrare attraverso il globo, lasciano una scia di escrementi ricchi di ferro e azoto dietro di loro, fornendo condizioni di crescita ideali per il fitoplancton. E più fitoplancton significa più carbonio estrapolato dall’atmosfera.
“Se le popolazioni di balene potessero essere riportate al loro numero pre-guerra di circa 5 milioni - attualmente la popolazione è di circa 1,3 milioni - questo potrebbe aumentare significativamente la quantità di fitoplancton nei nostri oceani e il carbonio che catturano ogni anno. Quindi sostenere gli sforzi internazionali per ripristinare le popolazioni di balene è un modo incredibilmente efficace per combattere il cambiamento climatico”, dice Johnson.
Mentre le popolazioni di balene sane e numerose sono fondamentali per aumentare la cattura del carbonio e scongiurare un cambiamento climatico catastrofico, sono anche in prima linea in termini di impatti climatici. “La scienza è inequivocabile: il cambiamento climatico sta minacciando la stabilità degli ecosistemi marini che stanno subendo una trasformazione rapida e senza precedenti”, spiega Chris Johnson, di Protecting Whales and Dolphins Initiative Global Lead del WWF. Le minacce di un clima mutevole vanno dai cambiamenti della temperatura del mare al suo abbassamento improvviso a causa dello scioglimento dei ghiacci. E poi bisogna considerare anche l’aumento delle precipitazioni, l’innalzamento del livello del mare, la perdita di habitat polari ghiacciati e il declino delle prede in aree chiave. Sicuramente le balene, i delfini e le focene hanno una certa capacità di adattarsi a questo ambiente mutevole, ma oggi come oggi il clima sta cambiando ad un ritmo così veloce che non è chiaro fino a che punto saranno in grado di adeguarsi a questi cambiamenti. “I nostri obiettivi sono chiari: salvaguardare le specie e assicurare la sopravvivenza alle specie dell’oceano, in modo che entro il 2030, il 30 per cento degli habitat più importanti per balene e delfini sia protetto o gestito in modo responsabile”, prosegue Johnson. ”Raggiungere i nostri obiettivi è fondamentale, non solo per la salute e il benessere di queste specie iconiche e molto amate, ma per mantenere oceani sani e un clima sicuro per tutta la vita sulla terra, compresi noi”. Proteggere le balene è parte della soluzione. Mentre i governi di tutto il mondo si stanno impegnando a combattere la crisi climatica, il WWF si impegna affinché nascano aree marine protette, creando così una rete di sicurezza per la fauna selvatica.
Oltre duecento anni di caccia alle balene hanno fatto sì che le popolazioni di quasi tutti i grandi cetacei si siano ridotti in misura drastica. Secondo l’Iucn, due specie di balenidi, la balenottera boreale, la balenottera azzurra e la balenottera comune sono in pericolo. A questa minaccia si aggiungono oggi le catture accidentali, l’inquinamento acustico e altri fattori di disturbo causati dal traffico navale, l’inquinamento marino e infine la crisi climatica. Vista l’importanza delle balene, si rimane senza parole vedendo Paesi che continuano a non rispettare il divieto da parte della Commissione internazionale per la caccia alle balene (Iwc), in vigore dal 1986. La caccia alle balene, infatti, è una pratica ancora in uso in varie parti del mondo. Nel solo Giappone sono circa 18mila i cetacei uccisi dopo l’introduzione del divieto. Come giustificazioni vengono adottate ragioni di carattere culturale legate alla tradizione e all’interesse scientifico. Anche la Norvegia e l’Islanda proseguono con questa pratica opponendosi in modo palese al divieto di caccia commerciale riconosciuto a livello internazionale. Ad alcune popolazioni indigene in Alaska, Siberia, Groenlandia e su un’isola dei Caraibi, invece, la commissione ha rilasciato delle quote di cattura ufficiali allo scopo di garantire il proprio sostentamento e l’identità culturale. Il WWF continuerà ad impegnarsi per diminuire e, laddove possibile, azzerare le catture accidentali della pesca moderna. Ci battiamo inoltre per evitare le collisioni tra navi e balene e per ridurre l’inquinamento acustico negli oceani.