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Salvataggio anfibi

Rane, animali essenziali

Una Hyla intermedia perrini
20 febbraio 2021
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Negli stagni, nei ruscelli, nelle paludi e nelle torbiere della Svizzera vivono 19 specie diverse di anfibi, sulle 7’000 che si possono trovare in tutto il mondo. Il termine anfibio proviene dal greco άµϕι - ‘doppio’ e βioϛ ‘vita’, e raggruppa tutti quei vertebrati che conducono appunto una “doppia vita”, in parte in acqua (soprattutto durante i primi stadi della loro esistenza) e in parte sulla terraferma. Gli ambienti umidi sono essenziali per la loro sopravvivenza, ambienti che purtroppo diventano ogni anno sempre più rari. Secondo il Karch (Centro di Coordinamento per la Protezione degli Anfibi e dei Rettili), tra il 1850 e il 2000 oltre il 90% delle zone umide in Svizzera sono scomparse a causa dell’agricoltura e dell’edilizia, drenate, bonificate o canalizzate. Gli habitat idonei ancora esistenti hanno perso in qualità e sono troppo frammentati. Da ormai più di 50 anni tutti gli anfibi sono protetti da una legge federale, eppure rimangono ancora oggi fortemente minacciati e in continua diminuzione. Ben 14 specie di anfibi in Svizzera si trovano sulla Lista Rossa. Il WWF e altre associazioni per la protezione della natura continuano a battersi per la loro sopravvivenza.

Odissee stagionali

I ricercatori hanno identificato tre ‘dimore’ principali degli anfibi: il quartiere estivo, il quartiere invernale e il luogo di riproduzione. Molti di loro percorrono addirittura alcuni chilometri per spostarsi tra questi luoghi. Il quartiere estivo può essere una siepe, il margine del bosco o anche un giardino, purché umido e ricco di nascondigli. Gli anfibi escono allo scoperto soltanto all’imbrunire, per andare a caccia di insetti, ragni e vermi. Durante i mesi invernali invece, cercano riparo dal gelo rintanandosi sottoterra o in acqua. L’attività fisiologica è rallentata in uno stato di torpore, detto ibernazione. Per alcune specie il quartiere invernale coincide con il luogo di riproduzione, ciò significa che tra ottobre e novembre è possibile osservare delle migrazioni autunnali di anfibi. Alcune specie, come la Rana rossa o il Rospo comune, si riattivano appena le temperature salgono di pochi gradi sopra lo zero, e già a partire da febbraio si incamminano verso i luoghi dove sono nati. La migrazione primaverile degli adulti è molto appariscente, poiché centinaia di individui si spostano in massa riversandosi sulle strade e sui sentieri. Dopo aver deposto le uova, la maggior parte di loro percorre subito il percorso a ritroso per tornare all’habitat terrestre. Ma gli spostamenti tra i diversi quartieri sono ormai sempre più difficili e pericolosi, interrotti da ostacoli insormontabili e trappole mortali. Ogni anno in Svizzera, 5 milioni di anfibi muoiono nel tentativo di attraversare una strada trafficata, oppure bloccati in un tombino senza possibilità di risalita.

Quasi 40 anni di salvataggi!

Per proteggere le popolazioni di anfibi sono indispensabili dei collegamenti sicuri e continui tra le loro ‘dimore’. Ogni primavera, WWF e Karch organizzano azioni di salvataggio in tutta la Svizzera, grazie all’impegno e alla tenacia di numerosi volontari. Tra questi troviamo anche Giorgia, studentessa in scienze ambientali e Miriam, grafica e web designer. “Una sera piovosa del 2005 mi chiesero una mano durante la migrazione degli anfibi a Barbengo. Non avevo mai toccato un rospo prima di allora, ma è stato amore a prima vista: la loro innocenza mi ha colpito, perché camminando lenti sulla strada erano completamente indifesi rispetto alle auto che sfrecciavano nella notte e ho sentito di doverli aiutare” racconta Miriam, che da allora pattuglia diverse tratte critiche sia nel Sopra che nel Sottoceneri. Dall’anno scorso anche Giorgia partecipa in prima persona al progetto. “Il mio ruolo è quello di fare da tassista alle rane” scherza lei. “Un paio di sere a settimana, durante la stagione migratoria, ci si reca sulla tratta segnalata e si raccolgono gli anfibi presenti sulla strada, deponendoli nei ruscelli adiacenti così che possano raggiungere i vari stagni in tutta sicurezza”. È molto importante fare attenzione ai cartelli stradali, ribadiscono entrambe, non solo per evitare di investire questi piccoli esseri viventi ma anche per rispettare il lavoro di chi li protegge. “Tutti possono fare qualcosa”, conclude Miriam. “Essere parte di questo progetto è davvero appagante, provare per credere”. Per chi volesse contribuire attivamente: wwf-si.ch/agisci/salvataggio-anfibi.

Vita acquatica

Il ciclo vitale di quasi tutti gli anfibi (la Salamandra nera fa eccezione) inizia nell’acqua, sotto forma di uova. Quelle delle rane sono sicuramente tra le più visibili in primavera, enormi ammassi gelatinosi galleggianti che troviamo sulle rive di acque stagnanti o di ruscelli con poca corrente, tra gli steli delle piante acquatiche. L’involucro trasparente, oltre a proteggere l’embrione e a fornirgli importanti sostanze nutritive, permette anche di catturare appieno i raggi solari, accelerando così il processo di sviluppo. Queste cellule gelatinose risultano però essere incredibilmente appetitose per diversi animali che vivono nello stesso habitat. Pesci, ditischi (dei coleotteri acquatici) e larve di libellula ne sono ghiotti, ma non solo: diversi anfibi adulti non esitano a nutrirsi delle uova di altri anfibi. Per assicurare la sopravvivenza della specie, rane e rospi depongono quindi da alcune centinaia fino a un migliaio di uova, di cui solo una minima parte raggiungerà l’età adulta.

Dopo circa due settimane dalla deposizione (la tempistica varia considerevolmente da specie a specie), le uova sopravvissute si schiudono liberando i girini, dotati di branchie per respirare sott’acqua. Nel corso della sua vita acquatica, che può durare qualche mese, il girino subisce continue trasformazioni, sviluppando dapprima le zampe posteriori, poi quelle anteriori e la bocca. Gradualmente l’animale passa poi dalla respirazione branchiale a quella polmonare e, con lo sviluppo dello stomaco, da un’alimentazione onnivora ad una esclusivamente carnivora. Questa trasformazione viene chiamata metamorfosi. A metamorfosi completata, i giovani anfibi lasciano lo specchio d’acqua in cui sono nati. Grandi appena un centimetro, si incamminano verso la loro nuova dimora terrestre.