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L’aquila, la regina dell’aria!

Tra miti e lotta alla sopravvivenza!

In Svizzera vivono oltre 350 coppie © Bernd Thies / WWF-Switzerland
18 maggio 2020
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L’aquila reale è senza ombra di dubbio la regina dell’aria. Ha un’apertura alare che supera i due metri. Fra tutti i grandi predatori delle Alpi, è l’unico animale ad essere sopravvissuto alle persecuzioni da parte dell’uomo. In Svizzera, le coppie che nidificano sono fortunatamente in aumento e oggi si contano oltre 350 coppie (di cui più di una trentina in Ticino). La loro superficie di caccia può raggiungere i 10 chilometri, quadrati e una volta creata la coppia rimane insieme per sempre. In picchiata l’aquila reale può raggiungere i 320 km/h e la sua vista è otto volte più acuta di quella umana. Per quanto sia un animale temibile, deve giocare di sorpresa se vuole avere successo durante la caccia (sei volte su sette arriva in ritardo).

Immobile sul suo osservatorio roccioso, il rapace scruta con occhio attentissimo un vasto territorio. Non gli sfugge nulla, nemmeno la pernice bianca intenta a beccare le bacche di ginepro in una pietraia distante 3 km, cosa assolutamente negata all’occhio umano! L’aquila spicca il volo e si avvicina sicura alla meta. Ma, come detto, il più delle volte viene avvistata in tempo. Più propizio, ma pure più faticoso, è il volo di caccia basso. L’aquila sorvola pietraie, pascoli e rocce, mantenendosi così vicina al terreno che le ali sembrano toccarlo. Se avvista una marmotta al pascolo, le si avventa sopra istantaneamente. L’artiglio del dito posteriore dell’aquila può misurare fino a 9 centimetri di lunghezza e riesce a perforare persino il cranio di un giovane camoscio. L’aquila e la marmotta, comunque, intrattengono un perpetuo rapporto competitivo per la sopravvivenza. D’estate il rapace si nutre prevalentemente del roditore (l’80% della sua dieta). Per la marmotta, dunque, in natura l’aquila è il nemico numero uno. I cuccioli rischiano fortemente di finire nel piatto dell’aquila.

Per questo motivo, la marmotta ha imparato nei secoli a prevenire gli attacchi. L’esperienza le ha insegnato a stare molto all’erta e a sviluppare un raffinato sistema di fischi d’allarme. Un solo fischio prolungato, per esempio, significa massimo pericolo e viene sempre emesso all’avvicinarsi di un’aquila. La prossimità di una volpe, invece, è annunciata con una serie di fischi brevi che significano “attenzione, ma niente panico”. L’aquila conosce la prudenza della marmotta e quindi tenta di giocare di sorpresa. Sceglie la vittima adatta e si prepara alla picchiata fulminea. Una volta spiccato il volo, alla marmotta non resta che una frazione di secondo per lanciare il fischio d’allarme. Dove la marmotta non è di casa, l’aquila punta su conigli selvatici, citelli o lepri.

Volare con il sole

Nel mondo esistono circa 30 specie di aquile. Quasi tutte hanno una cosa in comune con l’aquila reale: non sono molto mattiniere. Raramente le si vedrà in volo prima delle 6.30 del mattino. Il fatto, assai sorprendente per un uccello, è dovuto all’assenza, prima della levata del sole, di un importante “strumento di volo”: alludiamo alle correnti ascensionali di aria calda che si formano al di sopra dei pendii ben esposti all’irraggiamento solare. Logicamente, questo effetto si verifica dopo un certo periodo di preriscaldamento del suolo. Gli strati d’aria inferiore, più caldi e quindi più leggeri, tendono a sollevarsi, mentre sui pendii in ombra, ancora freddi, si formano correnti discensionali. In una vallata disposta in direzione nord-sud, le correnti d’aria calda si formano prima sul versante occidentale dove i raggi del sole arrivano quasi perpendicolarmente. Non è un caso, dunque, che fin verso mezzogiorno l’aquila preferisca trattenersi da questo lato della valle. Rocce e pietraie si riscaldano più in fretta di boschi e pascoli: le correnti d’aria calda dipendono dunque in certa misura anche dalla configurazione del terreno. In alcune zone si formano delle vere e proprie colonne ascensionali, di cui l’aquila approfitta per innalzarsi volteggiando in rapida progressione a vite, fino a diventare per l’occhio umano un minuscolo punticino nel cielo. Da quell’altezza, muovendosi ora in volo planato, potrà “setacciare” parecchi chilometri di territorio. I pendii soleggiati sono un elemento essenziale dello spazio vitale dell’aquila. L’estensione del suo territorio risulterà quindi assai variata, a seconda della frequenza di simili habitat.