L’elefante, il più grande animale terrestre al mondo, è nel mirino dei bracconieri da molto: si stima che negli ultimi dieci anni, il commercio illegale d’avorio di elefanti africani sia costato la vita a oltre 150 mila esemplari (circa 40 al giorno), alimentando tra le altre cose anche il traffico di droga e armi a livello globale. Certo, si registrano anche segnali positivi: proprio in questi giorni l’Ue ha chiesto agli Stati membri di mettere completamente al bando il commercio d’avorio e di investire nella formazione delle forze di polizia, che effettuano i controlli alle frontiere o negli aeroporti. Ma secondo gli ultimi dati, in Africa sopravvivono circa 420 mila elefanti (in Asia non più di 30 mila). Non sono molti. Basti pensare che nell’800 se ne contavano in tutto il continente oltre un milione. In parole povere: noi esseri umani siamo riusciti a diminuire la popolazione di elefanti del 90% in soli due secoli. Se continuiamo di questo passo, fra meno di venti anni, il più grande animale terrestre al mondo sarà estinto.
Già milioni di anni fa il nostro pianeta era abitato da animali simili agli elefanti, che facevano parte dei Proboscidati. Solo due rappresentanti di questi animali antichi sono sopravvissuti: l’elefante africano e l’elefante asiatico (il suo cugino più piccolo). I primi hanno delle zanne d’avorio che possono raggiungere i 2-3 metri di lunghezza. Quelli asiatici, invece, sono più piccoli e solo i maschi hanno le zanne. Gli elefanti africani vivono nelle foreste e savane sub-sahariane, mentre i cugini asiatici si possono trovare in tutta l’Asia Meridionale, dall’Iran, alla Cina, fino all’Indonesia.
Negli ultimi anni il bracconaggio ha raggiunto livelli mai visti prima. Ogni anno vengono massacrati circa 20 mila elefanti africani. E la tendenza, purtroppo, è in crescita.
La sopravvivenza dell’elefante è a rischio a causa del commercio d’avorio e della distruzione dell’habitat naturale. L’elefante africano presenta due sottospecie: quello della savana e quello della foresta tropicale.
L’elefante della foresta (Loxodonta africana cyclotis) vive in comunità più piccole (3-6 individui) rispetto agli elefanti della savana (Loxodonta africana africana) i cui gruppi familiari vanno dai 12 ai 70 esemplari. A capo dei clan c’è una femmina. Nella savana è inoltre possibile vedere branchi di elefanti composti da diverse migliaia di esemplari.
Per fermare il traffico illegale d’avorio, nel 1976 il WWF e l’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) hanno istituito l’organizzazione TRAFFIC, con l’obiettivo di smascherare il traffico illegale di specie minacciate, combatterlo e arginarlo per quanto possibile. Vengono raccolti dati e si fanno pressioni sui vari Stati, affinché venga vietato il commercio d’avorio. Una battaglia importante è stata vinta negli scorsi mesi (ne avevamo già parlato su LaRegione) quando la Cina ha dato il via alla chiusura di negozi che vendono prodotti in avorio. Secondo la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie (CITES), 173 Paesi si impegnano ad attuare severi controlli sul commercio internazionale di oltre 30 mila specie animali e vegetali. Solo due anni fa, presso l’aeroporto di Zurigo, furono sequestrati 262 chili di avorio. Il WWF sostiene i guardiacaccia africani, che seguono vari corsi di formazione e ai quali vengono messi a disposizioni strumenti tecnici per lavorare. Ricordiamo che ogni anno centinaia di “ranger” muoiono per mano di bracconieri. Sono gli eroi che nessuno vede e che ogni giorno mettono a rischio la propria vita.
Nonostante la maggiore tolleranza nei confronti degli elefanti, i conflitti tra uomo e animali perdurano. Quando i branchi di elefanti hanno fame, nulla riesce a fermare i possenti quadrupedi, né i recinti elettrificati attorno alle coltivazioni né i fuochi d’artificio impiegati dai contadini per spaventare gli elefanti. E così si arriva a vittime tra la popolazione, nella quale cresce anche il risentimento. Ma grazie a una serie di ricerche si è scoperto il punto debole degli elefanti: il cibo piccante! Il peperoncino si è rivelato un mezzo intimidatorio molto efficace. Grazie ad un progetto sostenuto dal WWF, in alcune zone sono state avviate delle piantagioni di peperoncino che tengono lontani i pachidermi dai campi coltivati.