Il 18 giugno si vota su una proroga di alcune disposizioni elaborate per gestire la pandemia. Le risposte alle principali domande.
Di cosa parliamo?
Della proroga fino al 30 giugno 2024 di alcune disposizioni contenute nella legge Covid-19, che definisce le misure adottate da Consiglio federale e Cantoni per combattere la pandemia di coronavirus.
Non abbiamo già votato due volte sulla stessa legge?
La legge Covid-19 è entrata in vigore il 26 settembre 2020, prendendo il posto delle misure urgenti decretate dal Consiglio federale sin dai primi giorni della pandemia. In seguito è stata modificata a più riprese dal Parlamento. Contro queste decisioni sono stati lanciati due referendum. In entrambe le votazioni il popolo ha seguito la linea di Consiglio federale e Parlamento, approvando la legge con ampie maggioranze (13 giugno 2021: 60,2%; 28 novembre 2022: 62%). Restrizioni e divieti, dal canto loro, sono stati abrogati con la fine della ‘situazione particolare’, nell’aprile del 2022.
Perché dobbiamo votare una terza volta?
Lo scorso dicembre il Parlamento ha prorogato fino al 30 giugno 2024 alcune disposizioni contenute in una legge ‘alleggerita’. In virtù del loro carattere urgente, sono entrate immediatamente in vigore. Però anche contro questa decisione è stato lanciato, con successo, il referendum. Per questo il popolo è chiamato a esprimersi una terza volta.
Di quali misure si tratta?
Sono diverse. Tre le principali:
Altre disposizioni riguardano tra l’altro l’importazione e la commercializzazione di medicamenti anti-Covid (anche se non ancora omologati in Svizzera), il finanziamento dello sviluppo di farmaci contro i sintomi da ‘Long Covid’ in Svizzera (che potrebbe essere terminato a metà del 2024, il che giustifica la proroga della legge fino ad allora, secondo il ministro della Sanità Alain Berset) e l’eventuale riattivazione dell’applicazione SwissCovid.
Le altre misure della legge Covid-19 non prorogate (aiuti finanziari a imprese culturali, associazioni sportive e grandi eventi, crediti per i casi di rigore, indennità straordinarie per lavoro ridotto, ecc.) sono già decadute alla fine del 2022.
Chi è contro, e perché?
Dietro il referendum ci sono ‘Mass-Voll’ e gli Amici della Costituzione, gruppi che tra il 2020 e il 2022 si sono opposti attivamente – con toni a tratti virulenti – alla gestione della pandemia da parte del Consiglio federale. Adesso a condurre la campagna in vista della votazione è un’alleanza di organizzazioni e piccoli partiti (HelvEthica Ticino è uno di questi). Si batte contro misure ritenute “inutili e nocive”, dato che la pandemia è finita. La critica è rivolta in particolare alla possibilità di reintrodurre il tracciamento dei contatti, il certificato Covid e le varie chiusure (che non sono oggetto della legge). Tutte misure che a suo dire creano una “società a due velocità” e “discriminano” una parte della popolazione. Il comitato denuncia un attacco “ai diritti fondamentali e alla fragile struttura democratica della Svizzera”. Tra i grandi partiti, solo l’Udc raccomanda di votare no. Anche un paio di parlamentari del Plr sono contrari alla legge.
Chi è a favore?
Consiglio federale, quasi tutti i principali partiti (Ps, Plr, Centro, Verdi, Verdi liberali) e i Cantoni. Di recente si è formato anche un comitato interpartitico. La campagna, è stato annunciato, sarà modesta: i fondi a disposizione sono limitati, anche perché i partiti concentrano i loro sforzi sulle elezioni federali di ottobre. I favorevoli si limiteranno perciò a una conferenza stampa e a una campagna sui social media.
Perché serve ancora una legge Covid, se la pandemia è alle spalle?
Il 5 maggio l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria globale decretata il 30 gennaio 2020. Ma il coronavirus non è sparito dalla circolazione. E nessuno sa se emergeranno nuove, pericolose varianti. Nel caso in cui uno scenario del genere dovesse concretizzarsi, il Consiglio federale vuole farsi trovare pronto e poter intervenire rapidamente. Senza essere costretto a ricorrere un’altra volta al diritto di necessità sancito dalla Costituzione. Attualmente non viene applicata quasi nessuna delle disposizioni in questione della legge Covid-19. Ma secondo Alain Berset, è importante che restino in vigore «almeno fino alla fine del prossimo inverno». Nella stagione fredda, infatti, i virus circolano maggiormente.
Cosa succede in caso di no?
La legge resterà in vigore. Ma decadrà già a metà dicembre di quest’anno, anziché a fine giugno 2024. Non dovrebbero esserci ulteriori proroghe, a meno che compaia una nuova variante. Il Parlamento, in ogni caso, continuerà ad occuparsi di epidemie: il Consiglio federale infatti vuole mettere mano alla legge corrispondente. La revisione dovrebbe giungere in porto al più presto nel 2026.
Cosa dicono i sondaggi?
Che la legge dovrebbe essere approvata. Il primo sondaggio realizzato a inizio maggio dall’istituto gfs.bern per conto della Ssr (margine d’errore: +/-2,8%) dava i sì al 68% e i no lontani al 28% (indecisi: 6%). Assai meno netto il divario registrato dal primo sondaggio online Tamedia (margine d’errore: +/-1,4%): 52% di sì contro il 42% di no (indecisi: 6%).