Nel 2023 le diagnosi sono state quasi il 18% in meno, in tutto 352. Negli anni 90 si aggiravano su 1'300 l'anno
Dopo un aumento delle infezioni da virus dell'Aids (Hiv) durante la pandemia, in Svizzera nel 2023 i casi sono nuovamente diminuiti. All'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) sono stati segnalati complessivamente 352 casi, un dato del 17,8% inferiore rispetto al 2019, anno precedente alla pandemia.
Dopo un minimo storico registrato nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19, il numero di casi è tornato a crescere leggermente nel 2021 e nel 2022, ha indicato oggi l'Ufsp. Tuttavia, questa tendenza non si è confermata l'anno scorso. A titolo di confronto, negli anni 90 venivano segnalati in media 1'300 casi all'anno.
In Svizzera, il numero di casi di Hiv (virus dell'immunodeficienza umana) è in calo dal 2003, con un tasso di incidenza più recente di 4,0 casi per 100'000 abitanti.
Uno dei motivi della flessione, secondo l'Ufsp, è la maggiore efficacia dei trattamenti e il miglioramento della prevenzione. Quasi tutte le persone infette dall'Hiv sono consapevoli della loro infezione e ricevono rapidamente un trattamento efficace che evita la trasmissione del virus. Anche l'uso della profilassi pre-esposizione (Prep) ha contribuito al calo.
Dall'inizio di luglio, le casse malattia coprono i costi della profilassi per le persone con un maggiore rischio di infezione da Hiv, nell'ambito del programma deciso dal Consiglio federale per combattere le infezioni da Hiv, epatite B e C, come anche le malattie sessualmente trasmissibili. L'obiettivo è che la Svizzera sia esente da nuove infezioni dal virus dell'Aids o dell'epatite.