È l’ennesima doccia fredda: l’incremento è in media del 6% a livello nazionale, in Ticino supera addirittura il 10%
A inizio settimana Caritas Svizzera suonava l’ennesimo l’allarme: “Famiglie, famiglie monoparentali, single, giovani e anziani si rivolgono a noi perché non sanno più come pagare i premi dell’assicurazione malattie e far fronte all’aumento degli affitti”. C’è chi appunto non riesce più a pagare i premi. E chi rinuncia per motivi finanziari alle visite mediche (il dentista, soprattutto) o ai farmaci, un fenomeno occulto che – ha detto oggi in conferenza stampa a Berna la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider (Ps) – riguarda ormai quasi il 20% della popolazione.
Per tutti loro, e per molti altri, il rituale annuncio dei premi di cassa malati al Medienzentrum (sempre Baume-Schneider: «Un momento molto atteso. Anzi, direi temuto») è stato l’ennesima doccia fredda: nel 2025 quello medio (la somma di tutti i premi pagati in Svizzera, diviso il numero totale di assicurati) sarà di 378,70 franchi al mese, in crescita di 21,60 franchi (6%) rispetto a quest’anno; la maglia nera va al Ticino, dove si avrà un balzo del 10,5% in media (+45 franchi, a 472,70 franchi); per il resto, si va da un +1,5% a Basilea Città a un +8,9% nel Giura e a un +9,2% a Glarona.
Si tratta del terzo massiccio incremento consecutivo: non era mai successo prima d’ora. E il peggio è che non si vede la fine del tunnel. «Purtroppo anche il prossimo anno saremo in una situazione di aumenti marcati», ha detto laconica la giurassiana (che a un certo punto, anziché parlare di «augmentation des primes», aumento dei premi, s’è lasciata scappare un «augmentation des crimes», aumento dei crimini…).
Tanto grande il disappunto quanto relativa la sorpresa. Santésuisse aveva pronosticato un +5%, il portale Comparis un +6%. Nel 2024 l’incremento era stato dell’8,7% (del 10,5% in Ticino), nel 2023 del 6,6% (Ticino: 9,2%). Sul lungo periodo il quadro appare meno drammatico: dal 1996, quand’è stata introdotta l’assicurazione malattie obbligatoria (Lamal), i premi sono cresciuti in media del 3,5% all’anno; e dal 2018 a oggi l’aumento annuale medio è stato ancor più contenuto (2,8%, grazie alla pressione esercitata dall’ex consigliere federale Alain Berset, che ha obbligato le casse a far capo alle riserve). Altra magra consolazione: alla fine l’aumento medio effettivo dovrebbe risultare inferiore (del 5,5%, del 10,1% in Ticino), perché un numero maggiore di assicurati sceglierà franchigie più alte o passerà a un modello assicurativo alternativo.
Non si scappa: i premi salgono perché i costi salgono. La legge è chiara: i primi devono coprire i secondi. Anche nei cantoni, ha sottolineato a margine della conferenza stampa Thomas Christen, direttore supplente dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). Già nel 2023 i costi erano cresciuti (del 4,6%) in misura superiore alla media pluriennale. Nel primo semestre del 2024 la crescita è proseguita: i costi pro capite sono stati del 4,1% superiori rispetto allo stesso periodo del 2023. Per il 2025 gli assicuratori si attendono un ulteriore +4,2%. «Tutti i gruppi di costi (trattamenti ambulatoriali negli studi medici e negli ospedali, trattamenti ospedalieri stazionari, medicamenti, case di cura ecc.) hanno contribuito a questo aumento», ha affermato la ministra della Sanità.
Molteplici sono i fattori in gioco. Alcuni sono strutturali: come l’invecchiamento della popolazione (al fattore demografico viene imputato il 20-30% dell’aumento dei costi); o il progresso della medicina, con la comparsa sul mercato di nuovi (e costosi) medicamenti (farmaci anti-tumorali, ad esempio) e opzioni terapeutiche (contro il sovrappeso, fra l’altro). A ciò va sommato il consumo accresciuto di prestazioni mediche da parte degli assicurati, accompagnato negli ultimi anni da un consistente aumento dei prezzi dei trattamenti ambulatoriali in particolare. Influisce anche il passaggio dai trattamenti stazionari al settore ambulatoriale, indicato dal punto di vista medico ma al momento penalizzante per gli assicuratori (oggi i trattamenti ambulatoriali sono coperti al 100% dalla Lamal, mentre quelli stazionari sono parzialmente finanziati dai Cantoni).
C’è infine un ulteriore, nuovo elemento: il rincaro. Le sue conseguenze – già percepibili da tempo a livello di prezzi dell’energia, affitti o salari – hanno cominciato a farsi sentire anche nel settore sanitario, attraverso un aumento delle tariffe rinegoziate in molti cantoni, sia in ambito ambulatoriale che stazionario. Il tutto in un contesto dove il potere d’acquisto subisce da anni una costante erosione.
Come sempre, le differenze tra un cantone e l’altro sono notevoli. Christen le riconduce principalmente a tre fattori. Due li abbiamo già menzionati: la struttura demografica e la quota dei trattamenti ambulatoriali sul totale delle prestazioni. Gli altri due sono la densità dei fornitori di prestazioni (leggi: l’offerta, data dal numero di ospedali, cliniche, studi medici e farmacie) e le tariffe (dettate dal valore del punto Tarmed, per quanto riguarda l’ambulatoriale). «I cantoni hanno molte possibilità» di agire a questi livelli, ha fatto notare Christen. La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha riconosciuto che molti stanno facendo la loro parte. Tutti però «possono fare di più», ha aggiunto. A livello di pianificazione ospedaliera o di reti di cura integrate, ad esempio.
Il Ticino è stato citato più volte. La ministra della Sanità (che una decina di giorni fa ha incontrato a Berna il direttore del Dss Raffaele De Rosa e che ha detto di aver ancora chiamato al telefono l’altro giorno) ha parlato di Cantoni con «configurazioni più difficili», frutto anche di scelte fatte in passato. Il riferimento è all’abolizione della moratoria sull’apertura di nuovi studi medici, nel 2012: una breccia nella quale si sono infilati numerosi specialisti, in buona parte provenienti dall’estero, che a sud delle Alpi esercitano da anni a carico della Lamal e sui quali il pilotaggio cantonale avviato lo scorso anno in 11 settori avrà verosimilmente scarsa presa.
Parlando con ‘laRegione’, il direttore supplente dell’Ufsp Thomas Christen non ha nascosto la difficile situazione in cui si trova il Ticino, penalizzato su tutti i fronti (popolazione più anziana della media svizzera, alta densità di fornitori di prestazioni e tariffe elevate). Anche laddove si comporta in modo virtuoso (avendo un’elevata quota di ‘ambulatoriale’, che però come detto è completamente a carico delle casse malati e quindi, in fin dei conti, degli assicurati che pagano i premi).
Anche esaminando i premi per classe di età, gli aumenti per i ticinesi risultano superiori a quelli di altri cantoni, sia in termini percentuali che reali per gli adulti e i giovani adulti. Per la prima categoria (dai 26 anni in su) l’incremento sarà del 9,9% (49,50 franchi): il premio raggiungerà i 548,60 franchi. Per i giovani fra i 19 e i 25 anni la progressione sarà dell’11,7% (40,50 franchi, a 386,50 franchi). Per i bambini la fattura salirà del 10,1% (+12,70 franchi a 139,10 franchi), il secondo maggiore incremento dopo Glarona. A titolo di paragone, a livello nazionale l’aumento sarà di 25,30 franchi (+6% a 449,20 franchi) per gli adulti, 16,10 franchi (+5,4% a 314,10 franchi) per i giovani adulti e di 6,50 franchi (+5,8% a 117,90 franchi) per i bambini.
La situazione non è rosea nemmeno per gli assicuratori. Nel giro di pochi anni le riserve sono passate da oltre 12 miliardi di franchi (2020) a 7,3 miliardi (inizio 2024). Motivo principale: i costi sanitari sono aumentati nel 2023 più di quanto previsto al momento della presentazione dei premi. All’inizio di quest’anno sono stati persi 1,2 miliardi. Di conseguenza, il tasso di solvibilità complessivo è diminuito dal 130% al 121%; per buona parte degli assicuratori (30 su 39) è calato, per uno è rimasto stabile e per altri otto è aumentato. Al momento attuale, 11 assicurati hanno un tasso inferiore al 100%. La tendenza all’erosione delle riserve è destinata a proseguire: alla fine del prossimo anno dovrebbero scendere al di sotto dei 7 miliardi. Significa che «non c’è più margine di manovra», hanno affermato i funzionari dell’Ufsp in un incontro con la stampa.