Svizzera

11,3 miliardi di franchi per la cooperazione internazionale

Il Consiglio degli Stati ha approvato a larga maggioranza il credito proposto dal Governo, rinunciando a tagli più incisivi. Critiche da sinistra

Ignazio Cassis con Patricia Danzi, direttrice della Direzione dello sviluppo e della cooperazione
(Keystone)
11 settembre 2024
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Il Consiglio degli Stati vuole autorizzare un totale di quasi 11,3 miliardi di franchi per gli aiuti all’estero nei prossimi quattro anni. Nel discutere la strategia di cooperazione internazionale 2025-2028, mercoledì ha sposato quasi tutte le proposte del Consiglio federale. Nella votazione sul complesso, la Camera alta ha adottato con una chiara maggioranza ciascuno dei tre decreti federali sulla cooperazione internazionale. Solo tra i ranghi dell’Udc e del Plr c’è stato chi ha votato contro.

Con questi fondi "la Confederazione intende consolidare il suo ruolo internazionale nel promuovere uno sviluppo sostenibile, proteggere i diritti umani, rafforzare la pace in aree vulnerabili del mondo", ha spiegato Marco Chiesa (Udc) a nome della commissione. La sola Ucraina dovrebbe ricevere 1,5 miliardi di franchi.

Né rinvio, né ulteriore taglio

Una richiesta di rinvio presentata da Benjamin Mühlemann (Plr) non ha avuto successo (è stata respinta per 31 voti a 13). Il glaronese voleva che nella strategia venisse considerato un risparmio di 2 miliardi di franchi, somma da dirottare – conformemente a quanto deciso in giugno dalla stessa Camera dei cantoni – sull’esercito. Esther Friedli (Udc/Sg), dal canto suo, ha proposto di ridurre il credito di 800 milioni di franchi. Neanche in questo caso però il plenum si è lasciato persuadere.

Stesso discorso per gli emendamenti provenienti dai ranghi del Ps, che non hanno trovato una maggioranza. La questione principale qui era sapere se l’aiuto destinato alla ricostruzione dell’Ucraina dovesse essere finanziato attingendo dal bilancio della cooperazione internazionale, oppure a parte. Secondo la sinistra, l’impostazione voluta dal Governo – e confermata ieri dagli Stati – comporterebbe un taglio massiccio dei finanziamenti in altre regioni del mondo.

I Verdi parlano di “taglio drastico” e di “errore funesto”. Per il Ps, la ‘strategia’ va “in una direzione completamente sbagliata”. La prevista riduzione dell’aiuto allo sviluppo allo 0,36% del Prodotto nazionale lordo sarebbe il livello più basso dal 2003 (la soglia raccomandata dall’Onu è dello 0,7%, ndr).

‘Allarme solidarietà’ inascoltato

Negli scorsi giorni le Ong attive nel settore avevano lanciato un ‘Allarme solidarietà’. Il direttore di Alliance Sud, Andreas Missbach, ha denunciato un “attacco alla cooperazione allo sviluppo” che “distrugge progetti a lungo termine e molto efficaci e danneggia la reputazione della Svizzera”. Le Ong temono in particolare che il Parlamento possa effettuare ulteriori tagli a causa delle misure di austerità e del riarmo dell'esercito. Inoltre, le risorse per "l'aiuto cruciale all'Ucraina" non vanno sottratte ai programmi esistenti per i Paesi più poveri.

Ignazio Cassis non si è scomposto. Nel suo intervento, il consigliere federale ha messo in guardia dal mettere in contrapposizione i settori della difesa e della cooperazione internazionale. Evocando le crisi in Ucraina, in Medio Oriente e nella regione del Sahel, il ministro degli Esteri ha parlato di «ring of fire» (anello di fuoco) che circonda l'Europa. «Abbiamo bisogno sia della protezione antincendio che dei pompieri», ha sostenuto sottolineando la necessità che la Svizzera, in questi tempi difficili, resti «fedele al suo Dna».

I ‘senatori’ hanno tra le altre cose deciso di rafforzare il legame tra cooperazione e migrazione. Con 29 voti contro 11, propongono di ridurre i programmi nei Paesi prioritari se questi non sono sufficientemente pronti ad accettare questo legame, ad esempio riprendendo i loro cittadini espulsi dalla Svizzera.

Il dossier passa ora all'esame del Consiglio nazionale.