La Presidente della Confederazione Viola Amherd e il ministro degli Esteri Ignazio Cassis stilano un bilancio positivo della conferenza al Bürgenstock
«Un successo», «un buon risultato». Così la Presidente della Confederazione Viola Amherd giudica «l’ampio sostegno» di cui gode il ‘Joint Communiqué’. Il comunicato congiunto diramato al termine della conferenza del Bürgenstock è appoggiato da «un alto numero» di Paesi; non solo quelli occidentali, ma «anche di Africa e America latina» in particolare. «Abbiamo ottenuto ciò che era possibile fare date le circostanze», ha dichiarato la vallesana alla conferenza stampa conclusiva. Un «comune denominatore» è stato trovato: la «condizione» perché si possano compiere «ulteriori passi».
In precedenza, Amherd (soddisfatta anche perché non si è verificato alcun incidente di rilievo, né ‘fisico’ né di tipo ‘cyber’) aveva sottolineato come sia la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022 che la pace è stata discussa in un vertice di alto livello. «Il fatto che la stragrande maggioranza degli Stati qui riuniti abbia approvato il documento finale dimostra ciò che la diplomazia può ottenere con un lavoro paziente». L’atmosfera, in questi due giorni, è stata «buona». «Tutti hanno apprezzato il fatto che questioni difficili abbiano potuto essere affrontate qui con tranquillità».
La Svizzera è pronta a continuare a fare la sua parte. «Riprenderemo i contatti e parleremo anche con i Paesi» assenti al Bürgenstock, ha dichiarato la Presidente della Confederazione. Anche con la Russia, ha aggiunto Ignazio Cassis. Il ministro degli Esteri ha nuovamente accennato a una possibile, auspicata «convergenza» tra il ‘binario Bürgenstock’ e gli altri approcci (o ‘formule’ che dir si voglia) alla pace in Ucraina (Amherd: purché «basati sul diritto internazionale e la Carta dell’Onu»), quello sino-brasiliano compreso. In risposta alla domanda di un giornalista, il ticinese ha detto di ritenere «immaginabile» una seconda conferenza sulla pace prima delle elezioni americane in novembre. Più cauta Amherd: «Servono ancora discussioni dettagliate». La Svizzera, intanto, si dice pronta a organizzare incontri di follow-up a livello tecnico, se richiesto.
E se anche un’eventuale ulteriore conferenza si tenesse in Svizzera? L’ipotesi può sembrare peregrina, dato che Mosca ritiene la Svizzera non più credibile come mediatrice o ‘facilitatrice’ (anzi, per lei è ormai «apertamente ostile»). Lo scenario comunque dev’essere stato valutato. Rispondendo a una domanda, Amherd e Cassis hanno spiegato che Putin potrebbe venire nella Confederazione per i negoziati senza essere arrestato, nonostante il mandato di cattura spiccato nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale. Esistono infatti «eccezioni» in questi casi. Servirebbe però una decisione del Consiglio federale, ha puntualizzato Amherd. SG