Mandato nel settore della cardiochirurgia all’Ospedale cantonale di San Gallo? Le due associazioni degli assicuratori malattia ricorrono al Taf
Da quest’anno le associazioni degli assicuratori malattia possono ricorrere contro le decisioni dei Cantoni in materia di pianificazione ospedaliera. Così ha voluto il Parlamento. Curafutura e Santésuisse non hanno perso tempo. Assieme (e questa è già di per sé una notizia) hanno inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo federale (Taf) contro la decisione dei governi di Appenzello Esterno, Appenzello Interno e San Gallo di attribuire tre identici mandati di prestazione nel settore della cardiochirurgia all’Ospedale cantonale di San Gallo. Obiettivo: ottenere l’annullamento di una decisione giudicata “incomprensibile”, che a loro avviso – riducendo il numero di casi trattati per centro – non mancherà di provocare “conseguenze negative sulla qualità delle cure e un aumento dei costi [leggi: dei premi, ndr] a carico degli assicurati”. Avvalendosi per la prima volta del nuovo diritto di ricorso, Curafutura e Santésuisse intendono inviare un “chiaro segnale in difesa” di questi ultimi.
Non si tratta di un fulmine a ciel sereno. In dichiarazioni rilasciate a ‘laRegione’, già lo scorso maggio il direttore di Curafutura Pius Zängerle aveva prospettato un ricorso ‘esemplare’ contro una o l’altra pianificazione cantonale. L’idea era di «creare un precedente», facendo uso della facoltà che il nuovo articolo 53 della Legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal) avrebbe presto accordato alle associazioni di casse malati. Dalle colonne de ‘La Domenica’, poco meno di un anno fa, il lucernese aveva criticato “la mancanza”, in Ticino come nel resto della Svizzera, di “una pianificazione ospedaliera degna di questo nome”, che “ha creato nei decenni doppioni e sprechi che pesano sui conti pubblici e spingono in alto i premi con gli effetti che conosciamo”.
Proprio la situazione che verrebbe a crearsi con l’apertura di un cardiocentro all’Ospedale cantonale di San Gallo. Già oggi – fanno notare Curafutura e Santésuisse – la densità di queste strutture in Svizzera risulta quasi doppia rispetto ai Paesi vicini. Inoltre, alcuni dei 16 cardiocentri esistenti nemmeno raggiungono il numero minimo di casi raccomandato dalla Società europea di cardiochirurgia e cardiologia. E la tendenza è al ribasso. «La pianificazione ospedaliera della Svizzera orientale con la nuova cardiochirurgia va nella direzione sbagliata. Invece di un consolidamento, si assiste a un’inutile espansione. Come associazione di assicuratori malattia e rappresentanti di chi paga i premi, vogliamo assumerci le nostre responsabilità e fermare questi sviluppi», afferma Zängerle. “Un altro cardiocentro non ha alcun senso”, ha dichiarato al ‘Tages-Anzeiger’ Verena Nold, direttrice di Santésuisse.
Curafutura e Santésuisse affermano in sostanza che i tre Cantoni non si sono coordinati abbastanza a livello intercantonale e hanno “privilegiato gli interessi della propria direzione ospedaliera piuttosto che quelli degli assicurati”. Nella Svizzera orientale e a Zurigo “esiste già un’offerta cardiochirurgica”: i pazienti possono essere curati – senza essere parcheggiati su lunghe liste d’attesa, né doversi sobbarcare più di un’ora di trasferta in auto – nei reparti di cardiochirurgia dell’Herz-Neuro-Zentrum Bodensee di Münsterlingen, nel canton Turgovia, della clinica Hirslanden di Zurigo, dell’Ospedale universitario di Zurigo o dell’Ospedale Triemli della città di Zurigo. “Non servono ulteriori capacità in questo settore”, sottolineano le due associazioni. Un 17esimo cardiocentro non farebbe altro che diminuire il numero di interventi in quelli esistenti, pregiudicando la qualità e generando così “un rischio supplementare per i pazienti”.
Interpellato dalla ‘Neue Zürcher Zeitung’, il consigliere di Stato sangallese Bruno Damann, responsabile della sanità, non ha voluto esprimersi sul ricorso. Evoca però un malinteso: “Non vogliamo aprire un nuovo cardiocentro. Piuttosto, l’Ospedale cantonale di San Gallo diventerà una sede di [quello di] Zurigo”. In effetti, il nosocomio sangallese adempirà al suo mandato in una sorta di alleanza con l’Ospedale Universitario di Zurigo e il Triemli. La ‘Nzz’ ricorda che le autorità dei tre cantoni coinvolti hanno annunciato nelle scorse settimane che gli interventi sulle valvole cardiache si svolgeranno a San Gallo già a partire dal terzo trimestre di quest’anno. Poi, dall’inizio del 2025, saranno eseguiti anche bypass e altri interventi di cardiochirurgia. Le operazioni complicate, come i trapianti di cuore, non saranno eseguite nella città della Svizzera orientale.
Questi almeno sono i piani. Curafutura e Santésuisse chiedono però la revoca dei mandati di prestazione attribuiti il 5 marzo al nosocomio sangallese, o che il Taf “respinga la decisione di riesame in ragione dell’accertamento insufficiente della fattispecie”. Il loro ricorso ha effetto sospensivo. Significa che il nuovo cardiocentro non potrà essere realizzato fintanto che il Taf non si sarà pronunciato nel merito.
Le associazioni nel frattempo restano vigili un po’ ovunque. Il Ticino – nel Paese che vanta la maggior densità di nosocomi al mondo – è nel loro radar. A ‘laRegione’ Pius Zängerle aveva detto di ritenere «troppo poco ambizioso» l’orientamento strategico della pianificazione ospedaliera cantonale 2024-2032, presentato nel marzo del 2023 dal Consiglio di Stato. Oggi il lucernese afferma: «Esaminiamo sistematicamente tutte le pianificazioni ospedaliere e verifichiamo se i requisiti legali della LAMal [in fatto di coordinamento intercantonale, economicità e qualità, ndr] vengono rispettati. Nell’ambito del processo di consultazione sulla pianificazione ospedaliera, forniamo un feedback ai Cantoni. Se le richieste degli assicuratori non vengono prese in considerazione, valutiamo se inoltrare un ricorso. In questo senso procederemo in tutte le regioni ospedaliere, anche in Ticino». Il messaggio governativo sarà verosimilmente oggetto di discussione giovedì in seno all’apposita sottocommissione della Commissione sanità e sicurezza sociale del Gran Consiglio.
Una cosa è certa: il tema rimarrà d’attualità. Le pianificazioni ospedaliere cantonali sono tra i principali imputati nelle discussioni politiche sulla necessità di frenare l’aumento dei costi della salute. Finora grossi interessi politici ed economici hanno impedito qualsiasi passo avanti. Ma da qualche tempo ormai i direttori dei nosocomi svizzeri mettono in guardia da un collasso finanziario: sette su nove di quelli che hanno presentato i loro bilanci quest’anno sono nelle cifre rosse, ricordava ieri la ‘Nzz’ citando il portale specializzato Medinside. “Dieci ospedali in meno sarebbero sopportabili”, titolava il foglio zurighese.