Secondo le statistiche dell'Organizzazione internazionale del lavoro in Svizzera nell'ultimo trimestre dello scorso anno il tasso è sceso dal 4,2% al 3,9%
Il tasso di disoccupazione secondo la definizione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) è sceso al 3,9% in Svizzera nel quarto trimestre 2023, dopo il 4,2% del periodo luglio-settembre. Anche su base annua si registra un lieve calo: era al 4,1% nello stesso periodo del 2022.
Il dato emerge dalla rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS) tracciata dall'Ufficio federale di statistica (UST) e pubblicata oggi, giovedì 22 febbraio, che mette anche in luce i mutamenti a livello di occupazione complessiva: nel trimestre in esame lavoravano 5,3 milioni di persone, con una crescita dell'1,0% rispetto ai tre mesi prima e un incremento del 2,2% su base annua. A salire fortemente è però ancora una volta soprattutto la manodopera straniera (+5,1%), mentre la progressione di quella svizzera è minore (+0,8%).
Ci sono comunque sempre anche tanti disoccupati: il loro numero era di 201'000, vale a dire 5'000 in meno rispetto all'anno precedente. Come noto per disoccupato ai sensi dell'ILO si intende una persona che non ha un impiego, che ha cercato un impiego nelle quattro settimane precedenti ed è disponibile a lavorare: tutto questo viene determinato tramite sondaggi.
A titolo di confronto, la disoccupazione calcolata mensilmente dalla Segreteria di Stato dell'economia (che si basa invece esclusivamente sugli iscritti agli uffici regionali di collocamento) si è attestata al 2,0% in ottobre, al 2,1% in novembre e al 2,3% in dicembre. Il numero dei senza lavoro secondo la Seco è arrivato nell'ultimo mese dell'anno a quota 107'000 persone.
Il tasso ILO ha il vantaggio di permettere di avanzare confronti internazionali: il tasso elvetico risulta così più basso di quello di Ue (5,9%), Eurozona (6,4%), Francia (7,4%) o Italia (pure 7,4%), ma superiore a quello di diversi paesi, fra i quali possono essere citati ad esempio Germania (3,0%), Polonia (+2,7%) o Cechia (pure 2,7%).
Lo stesso effetto, ma ancora più marcato, può essere notato per la disoccupazione giovanile (15-24 anni): con gli occhiali della Seco il tasso nei tre mesi in rassegna ha fluttuato fra il 1,9% e il 2,1%, mentre l'Ilo lo vede al 7,4%. Anche in questo caso il dato elvetico supera sensibilmente quello di un nutrito gruppo di nazioni, a cominciare dalla Germania.
Rimanendo in ambito elvetico e continuando a puntare i riflettori sulle fasce d'età, va rilevato che il tasso ILO dei lavoratori disoccupati anziani (50-64 anni), pari al 3,1%, è minore della media, mentre quello della fascia di mezzo (25-49 anni), con il 3,8%, è quasi perfettamente in linea con il dato complessivo.
Può essere inoltre aggiunto che la disoccupazione ILO interessa nella Confederazione più gli stranieri (6,3%) che gli svizzeri (3,0%), nonché più le donne (4,1%) che gli uomini (3,8%). Fondamentale risulta essere anche il livello di istruzione: chi non dispone di una formazione post-obbligatoria (7,3%) risulta più a rischio di chi può contare su una formazione di grado secondario (3,7%) o terziario (3,0%).
Sempre nel quarto trimestre il numero di persone disoccupate di lunga durata (cioè da un anno o più) ai sensi dell'ILO si attestava a quota 71'000, in flessione di 10'000 rispetto allo stesso periodo del 2022. La quota dei disoccupati di lunga durata rispetto al totale dei senza lavoro è scesa dal 39,3% al 35,3%. La durata mediana di disoccupazione si è però allungata, passando da 195 a 218 giorni.