L’inflazione diminuisce, il costo della spesa no. Principale imputato: la grande distribuzione. Sergio Rossi: margini ampliati in modo ingiustificato.
Berna – Malgrado l'inflazione rallenti in Svizzera, i prezzi dei prodotti alimentari pesano ancora in modo sostanziale sui portafogli delle famiglie svizzere. Gli specialisti puntano il dito contro i margini di alcune società, in particolare la grande distribuzione.
In Svizzera l'inflazione è scesa all'1,7% a giugno su base annua, dopo il 2,2% di maggio. Ma il rincaro del settore alimentare è sceso solo al 5,1%, dopo il 5,3% del mese precedente. Nel dettaglio, alcuni aumenti rimangono elevati: i prezzi dell'olio di oliva sono cresciuti del 12% in un anno, le erbe aromatiche e i funghi del 12,5% e la frutta-verdura del 5,7%.
"Gli alimenti sono una delle voci di spesa che è aumentata in modo più marcato e che è difficilmente riducibile nei budget delle economie domestiche a basso reddito", ha sottolineato all'agenzia economica Awp Jean Busché, responsabile "economia" alla federazione romanda dei consumatori (Frc). "La nostra preoccupazione è che i risparmi in questo settore vadano a scapito di una alimentazione sana e di qualità".
Busché sottolinea inoltre il fatto che la base di confronto è già elevata. "Dovremmo aver superato il picco dell'inflazione. Visto che è calcolata su base annua, sta decelerando. Ma se si cambia il punto di riferimento e si guardano gli scontrini di cassa risalenti a prima della guerra in Ucraina, l'aumento rimane impressionante".
Ad titolo di esempio, il prezzo dell'olio d'oliva è cresciuto di quasi il 21% tra giugno 2021 e giugno 2023. Quello del cioccolato del 7%, quello del pane poco meno del 9%, quello del latte intero di oltre il 9% e le uova del 13%.
Per Sergio Rossi, professore di macroeconomia e politica monetaria all'Università di Friburgo, le cause sono da ricercare nella posizione dominante della grande distribuzione. "C‘è pochissima concorrenza nel settore del commercio al dettaglio in Svizzera e questo non giova ai consumatori", ha spiegato. Questi hanno abitudini di acquisto in una determinata catena e sono riluttanti a cambiare. "Ogni negozio ha i propri clienti e si trova nel proprio segmento di mercato, formato da tre livelli, ossia Aldi-Lidl, Coop-Migros e Manor".
"Inoltre, la clientela affezionata si è abituata negli ultimi quindici mesi a osservare prezzi in rialzo. L'aumento del costo dei prodotti alimentari è ormai parte di questa tendenza. Anche se i costi sono diminuiti, in particolare per l'energia, i grandi distributori ne hanno approfittato per ampliare i loro margini senza alcuna giustificazione economica", ha sottolineato.
Un'osservazione condivisa dalla Frc, per la quale in Svizzera "c’è una tale mancanza di trasparenza dei prezzi in nome del sacrosanto segreto commerciale, che non possiamo sapere quali società stiano aumentando indebitamente i loro prezzi e in quale misura". L'associazione dei consumatori ha pubblicato due inchieste l'anno scorso sui prodotti lattieri e ortofrutticoli, rivelando "margini superiori al 40%, con alcuni marchi che hanno persino raddoppiato i prezzi di rivendita".
Contattate da Awp, Coop e Migros hanno assicurato che riduzioni di prezzo sono in arrivo.
Anche nell'Unione europea questi margini fanno storcere il naso. In Francia, dove l'inflazione alimentare rimane su un livello elevato (13,6% a giugno), il presidente dell'Antitrust Benoit Coeuré il mese scorso ha accusato le aziende di approfittare dell'inflazione per ottenere "profitti eccessivi" e di accordarsi sui prezzi.
"Abbiamo una serie di indizi e fatti molto chiari, che dimostrano che la persistenza dell'inflazione è in parte dovuta agli eccessivi profitti aziendali", ha precisato Coeuré, ex membro della direzione della Banca centrale europea.
La stessa Bce sta esaminando il tema nella zona euro. Il suo presidente, da Sintra in Portogallo, ha sottolineato che "gli utili per unità prodotta (...) hanno contribuito per circa i due terzi all'inflazione interna nel 2022, mentre negli ultimi vent'anni il loro contributo medio ha rappresentato circa un terzo".
In Svizzera, la Frc chiede la creazione di un equivalente dell'Osservatorio della formazione dei prezzi e dei margini dei prodotti alimentari che esiste in Francia. Un modo per essere maggiormente informati, tanto più che nella Confederazione "l'inflazione alimentare continuerà", secondo Sergio Rossi, "ma forse non con gli stessi tassi di inflazione che abbiamo osservato negli ultimi dodici mesi".
Mentre i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati in modo significativo dal 2022, Migros e Coop affermano di aver iniziato a ridurre il costo di alcuni articoli nei loro assortimenti, in un contesto di rallentamento inflazionistico. I due giganti della distribuzione affermano di voler continuare su questa strada, senza però spiegare in dettaglio le loro intenzioni.
L'inflazione su base annua è scesa all'1,7% a giugno, grazie in particolare ai prodotti petroliferi. È la prima volta dal gennaio 2022 che l'inflazione scende sotto il 2%. L'aumento dei prezzi di generi alimentari e bevande resta però tenace: secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica (Ust) è rimasto pressoché stabile al 5,1%.
"In due ondate, abbiamo ridotto i prezzi di molti articoli", ha detto ad Awp un portavoce di Coop.
"A fine febbraio sono scesi i prezzi di 60 prodotti Prix garantie e l'8 maggio sono diminuiti quelli di oltre 200 articoli di marca", precisa il colosso della distribuzione. L'assortimento Coop Prix garantie, che raggruppa i prodotti più convenienti, conta circa 1400 articoli.
Ma se i prezzi di alcuni prodotti diminuiscono, altri diventano più cari.
Nell'edizione del 25 aprile del suo giornale, Coop informava così i propri clienti che il costo di una confezione da sei panini precotti era sceso del 16,7% a 1 franco, mentre una scatola di pomodori triturati da 400 g è passata da 1,40 a 1,50 franchi, pari a un aumento del 7,1%.
Migros dal canto suo sostiene che "la maggior parte" dei prodotti ha registrato una riduzione di prezzo da "circa un mese", senza citare esempi concreti. "Non teniamo un elenco di prodotti che aumentano o diminuiscono", afferma un portavoce di Migros, che si mostra quindi meno trasparente del suo concorrente.
"Molti articoli M-Budget sono già tornati ai prezzi del 2022, o sono addirittura più economici", ha detto ad Awp il gigante arancione, che vende circa 700 prodotti nella categoria M-Budget.
Le due cooperative sperano di poter varare ulteriori riduzioni in futuro senza però indicare obiettivi quantificati, né tempistiche determinate.
"Attualmente siamo in trattative con molti fornitori e siamo fiduciosi di poter abbassare ulteriormente i prezzi dei prodotti in tempi brevi", afferma Coop.
Migros e Coop precisano inoltre di non aver trasferito ai clienti nel 2022 tutte le spese legate all'aumento dei costi di energia, imballaggi e altre materie prime, riconducibili alla ripresa economica dopo la pandemia di coronavirus e alla guerra in Ucraina.
Le due società sottolineano inoltre che nel 2022 hanno sostenuto ciascuna 250 milioni di costi aggiuntivi, che hanno pesato sui loro utili.