Svizzera

Nasce l'Istituzione nazionale per i diritti umani

Prevista dall’Onu e voluta dal Parlamento federale, metterà in rete rappresentanti della società civile per sorvegliare sugli abusi in Svizzera

Gabriela Giuria
(Ti-Press)
23 maggio 2023
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È stato un cammino lungo e accidentato, quello che oggi ha portato alla nascita dell’Istituzione nazionale per i diritti umani (Indu). L’introduzione di tale organismo indipendente è infatti prevista da principi Onu adottati nel 1993; in Svizzera era stata approvata dal Parlamento federale nel 2019, mentre un progetto pilota, il Centro svizzero di competenza per i diritti umani, era già attivo dal 2011. Ora, dopo lunghe discussioni su competenze e budget, come altri 120 Paesi «anche la Svizzera potrà fare affidamento su un ente capace di vigilare concretamente sul rispetto dei diritti umani, mettendo in rete le competenze delle organizzazioni non governative e della società civile che vi parteciperanno e coordinandosi con le istituzioni», spiega Gabriela Giuria Tasville, responsabile dello sviluppo progetti presso la Fondazione Diritti Umani di Lugano.

Denunciare, promuovere, proteggere

Scopi dell’Indu: «Denunciare, promuovere, proteggere». Ovvero individuare sul nostro territorio «situazioni in cui a oggi i diritti umani non sono pienamente rispettati oppure esistono zone d’ombra, così da ovviare al problema suggerendo soluzioni organizzative e legislative».

Il Consiglio federale precisa in un comunicato che le funzioni dell’Indu “comprenderanno l’informazione e la documentazione, la ricerca, la consulenza, l’educazione e la sensibilizzazione in materia di diritti umani nonché lo scambio internazionale. Il mandato affidatole coprirà sia questioni interne riguardanti i diritti umani sia questioni relative all’attuazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani in Svizzera. L’Indu non svolgerà mansioni amministrative, non fungerà da mediatrice e non si occuperà di singoli casi”.

Un cantiere con un budget limitato a un milione di franchi annui, che però potrebbe a sua volta stimolare lo sviluppo di nuovi strumenti a livello cantonale.

Prima la collaborazione

A chi obietterà che certi organismi servono solo a mettere i bastoni tra le ruote alla polizia, alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) e affini, Giuria risponde che «si tratta piuttosto di collaborare e di trovare soluzioni comuni a problemi reali che investono l’intera società, aiutandosi a vicenda». L’approccio mette dunque in primo piano «la condivisione, non lo scontro. Ad esempio, dall’ultimo rapporto delle Nazioni unite emergono anche in Svizzera problemi importanti di razzismo strutturale, problemi che è nell’interesse di tutti risolvere in modo costruttivo e duraturo. Quello che auspichiamo è uno sforzo comune di garantismo e legalità per le molte categorie vulnerabili, che peraltro si intrecciano in maniera intersezionale: migranti, donne, bambini…».

Da parte sua, anche il Consiglio federale spiega che “l’indipendenza di questa nuova istituzione le consentirà di cooperare non solo con le autorità a tutti i livelli statali, ma anche con le organizzazioni non governative, l’economia privata, il settore della ricerca e le organizzazioni internazionali”. Dovrebbero essere inizialmente sette le persone impiegate dall’Indu su casi e dossier diversi, mantenendo sedi e relazioni in più università.