Svizzera

Processo a Pierin Vincenz: arriva motivazione di 1’200 pagine

La sentenza della prima istanza, non ancora definitiva, emessa lo scorso 13 aprile ha condannato l’ex Ceo di Raiffeisen a 3 anni e 9 mesi di detenzione

(Keystone)
10 gennaio 2023
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A nove mesi dall’annuncio della sentenza per l’ex Ceo di Raiffeisen Pierin Vincenz, il Tribunale distrettuale di Zurigo si appresta a trasmettere alle parti la motivazione scritta di 1’200 pagine. Il verdetto sarà inviato alle parti coinvolte nel corso di questa settimana, ha fatto sapere oggi il tribunale distrettuale su richiesta di Keystone-Ats. I media dovranno tuttavia pazientare ancora "diverse settimane", perché bisognerà annerire e rendere anonime tutte le persone coinvolte.

La sentenza della prima istanza – non ancora definitiva – emessa lo scorso 13 aprile ha condannato Pierin Vincenz a tre anni e nove mesi di detenzione da scontare. Beat Stocker, ex socio in affari di Vincenz ed ex direttore della società di carte di credito Aduno (ora Viseca) è stato a sua volta condannato a quattro anni di detenzione, pure da scontare. Vincenz e la stessa banca Raiffeisen hanno già annunciato dei possibili ricorsi e la prossima istanza a occuparsi della vicenda sarà quindi il Tribunale cantonale di Zurigo.

Profitti illegali e locali a luci rosse

L’ex Ceo di Raiffeisen è stato riconosciuto colpevole di ripetuta appropriazione indebita, ripetuta amministrazione infedele, falsità in documenti, truffa, tentata truffa e corruzione passiva. I due ex soci in affari sono stati giudicati per aver realizzato profitti illegali milionari (nove milioni per Vincenz e 16 milioni per Stocker) attraverso partecipazioni segrete che detenevano in quattro società poi rilevate dalla banca Raiffeisen e da Aduno.

Pierin Vincenz era inoltre accusato di aver accollato a Raiffeisen più di mezzo milione di franchi di spese per visite in locali a luci rosse e viaggi privati. Il processo aveva visto alla sbarra anche cinque coimputati accusati di aver aiutato Vincenz e Stocker nelle loro transazioni illegali: tre di loro sono stati condannati a pene pecuniarie sospese, uno è stato assolto e un caso è stato archiviato a causa delle cattive condizioni di salute dell’imputato, che è nel frattempo deceduto.