Gli Stati optano per non entrare in materia sulla revisione della legge sull’organizzazione della Posta: PostFinance (per ora) non si tocca
PostFinance non dovrebbe, per il momento almeno, essere privatizzata. Con 43 voti a 0, il Consiglio degli Stati ha deciso di non entrare in materia sulla revisione parziale della legge sull’organizzazione della Posta. La Camera dei Cantoni ha così seguito il parere della sua commissione preparatoria che all’unanimità proponeva di non entrare nel merito.
Durante l’estate 2021, il Consiglio federale aveva trasmesso al Parlamento un progetto di legge che prevedeva che PostFinance potesse essere autorizzata a concedere in modo autonomo ipoteche e crediti a terzi nonché una privatizzazione parziale dei servizi finanziari. Il Governo intendeva così permettere alla filiale della Posta, controllata dalla Confederazione, di poter realizzare una redditività in linea con il settore.
Il disegno di legge non è soddisfacente per far fronte all’evoluzione della Posta, ha indicato Hans Wicki (Plr/Nw) a nome della commissione. A suo parere e secondo diversi altri oratori espressisi in aula, occorre innanzitutto ottenere una visione d’insieme della tematica e chiarire la questione del servizio postale universale del futuro prima di poterne regolare il finanziamento.
Una privatizzazione di PostFinance implicherebbe la sua separazione dalla Posta. E ciò rimetterebbe in discussione la stretta cooperazione che esiste attualmente tra PostFinance e le altre unità del gigante giallo.
Alla luce del rapporto finale della Commissione di esperti sul servizio postale universale, il Consiglio degli Stati reputa inoltre che non si possa parlare di privatizzazione parziale o totale di PostFinance senza definire il mandato futuro del servizio universale.
Stamane destra e sinistra hanno avanzato motivi divergenti per giustificare la loro opposizione al progetto. Hansjörg Knecht (Udc/Ag) ha detto di non volere che PostFinance faccia della concorrenza alle banche private sul mercato dei crediti e delle ipoteche.
Secondo Paul Rechsteiner (Ps/Sg), invece, la privatizzazione presenta più svantaggi che vantaggi. La debolezza dei tassi di interesse era il punto di partenza della revisione. Nel frattempo l’inflazione è alle porte e i tassi ricominciano a salire.
Una privatizzazione avrebbe degli effetti sui clienti ma anche sui 50’000 collaboratori della Posta, ha rilevato dal canto suo Stefan Engler (Centro/Gr). A suo avviso, spetta al Parlamento definire il mandato di servizio pubblico della Posta.
Per il "senatore" grigionese, da un lato occorre tener conto dell’evoluzione tecnologica, ma dall’altro vi sono tre criteri essenziali: copertura nazionale dei servizi, stessa qualità dappertutto e servizi a prezzi abbordabili.
La consigliera federale Simonetta Sommaruga era consapevole sin dall’inizio che sarebbe stato difficile trovare una maggioranza sul progetto viste le opposizioni provenienti da un po’ tutti gli schieramenti. Si tratta ora di riorientare il servizio universale, ma la strada è irta di ostacoli. Il Consiglio federale si pronuncerà entro l’estate sul rapporto degli esperti.
In questo contesto, il Governo auspica che la Confederazione conceda alla Posta una garanzia di capitalizzazione di 1,7 miliardi di franchi a titolo transitorio affinché PostFinance possa soddisfare le esigenze in materia di fondi propri previste dalla legislazione ‘too big to fail’. Con la non entrata in materia odierna e la possibile bocciatura da parte del Nazionale a cui ora tocca il dossier, tale aspetto potrebbe essere rinviato alle calende greche.