Gli arrestati, tre dei quali si trovano in carcere preventivo, chiedevano come compenso dai 300 agli 800 franchi per certificato
Dieci arresti nel canton San Gallo a carico di dieci persdone accusate di aver emesso illegalmente più di 9000 certificati Covid in cambio di un compenso di centinaia di franchi per ogni certificato emesso. Tre si trovano tuttora in carcere preventivo. Tutti devono rispondere di falsità in documenti e, a seconda dei casi, di altri delitti.
Lo indica una nota diramata stamani dal Ministero pubblico di San Gallo e dal Dipartimento cantonale della sanità. Tutti i dieci imputati erano in qualche modo attivi nell’emissione dei certificati.
Alcuni erano dipendenti di centri per test del coronavirus: stando alle indagini, tuttora in corso, si presume che abbiano abusato in privato dei loro conti per tale attività. Più precisamente, avrebbero permesso ad altri, dietro pagamento, l’accesso ai loro conti per produrre documenti falsi.
Gli imputati, che beneficiano della presunzione di innocenza, sono otto uomini di nazionalità svizzera (quattro), serba (tre) e irachena (uno), nonché due donne, una serba e una croata. Tutti hanno al massimo 30 anni, essendo nati tra il 1992 e il 2002.
La procura ha chiesto, e ottenuto dal giudice dei provvedimenti coercitivi, il carcere preventivo per sette imputati. Tre di loro sono attualmente ancora detenuti.
Le indagini, iniziate all’inizio dello scorso mese di dicembre dopo una segnalazione al Dipartimento cantonale della sanità, hanno finora permesso di identificare oltre 9000 emissioni illegali di certificati. Il 22 dicembre scorso il Cantone ne aveva già annullati oltre 8000.
Degli oltre 9000 casi identificati, circa 8000 concernono certificati di vaccinazione, il resto sono essenzialmente certificati di guarigione e qualche certificato di test. Per i primi due tipi di documenti, gli acquirenti hanno sborsato tra i 300 e gli 800 franchi.
Il comunicato precisa che anche coloro i quali hanno acquistato i documenti sono perseguibili per falsità in documenti. Finora, alcuni hanno deciso di autodenunciarsi. Secondo la giurisprudenza del Tribunale federale, possono aspettarsi una cospicua riduzione della pena.
Il dossier occupa a fondo le autorità di perseguimento penale sangallesi. Sono attualmente attivi cinque procuratori e dieci membri della polizia cantonale, che ha costituito una commissione speciale.
Nella nota viene ricordato che, con altri Cantoni, San Gallo ha manifestato alla Confederazione, sin dalla messa in vigore del sistema di certificazione, le sue critiche in merito alle lacune offerte da tale sistema, in particolare riguardo alle prerogative degli addetti nei centri per i test. Inoltre, i Cantoni si sono lamentati di non poter verificare indipendentemente e facilmente le attività delle persone preposte all’emissione dei certificati.