L’8,4% della popolazione è di madrelingua italiana, e il 33% ha una competenza parziale. Migliorabile la situazione nell’Amministrazione federale
L’italiano è la lingua principale per l’8,4% degli svizzeri e ben il 33% di essi ritiene di averne una competenza parziale a vari livelli. A rafforzare la posizione di questo idioma nel paese contribuisce la migrazione, principalmente quella dall’Italia. Sono alcune delle conclusioni a cui giunge il rapporto “La posizione dell’italiano in Svizzera: uno sguardo sul periodo 2012–2020 attraverso alcuni indicatori”, stando al quale più della metà degli italofoni vive al di fuori della Svizzera italiana.
Il rapporto, pubblicato oggi, è stato redatto da un consorzio di ricercatori dell’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana (OLSI), del Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI (SUPSI-DFA) e dell’Alta scuola pedagogica dei Grigioni (PHGR) su mandato del Forum per l’italiano in Svizzera.
La corposa indagine - 360 pagine che spaziano dall’analisi sociolinguistica al ruolo dell’italiano come lingua ufficiale, dall’insegnamento alla sua presenza in ambito culturale - si basa su diversi indicatori e ha permesso di tratteggiare un “quadro sfaccettato della posizione dell’italiano in Svizzera, in particolare fuori del suo territorio tradizionale, ovvero la Svizzera italiana”.
I dati relativi alla distribuzione territoriale hanno evidenziato il fatto che la maggioranza degli italofoni (ca. 53%) risiede al di fuori della Svizzera italiana. Essi vengono così a trovarsi in una situazione “minoritaria senza particolare tutela e costituendo una comunità frammentata e trasversale”, unita solo nella lingua.
Gli indicatori demolinguistici mettono in luce l’incidenza del fattore migratorio sulla diffusione dell’italiano soprattutto a Nord delle Alpi. L’immigrazione dall’Italia contribuisce a mantenere il rango di terza lingua principale più diffusa sul territorio nazionale e l’uso della lingua in ambito familiare e in misura minore sul posto di lavoro.
Se l’italiano è lingua principale per l’8,4% della popolazione, ben il 33% di essa dichiara di possederne una competenza parziale (lingua secondaria) a vari livelli.
Il rapporto rileva che dal punto di vista formale (legislativo) l’italiano è una delle lingue nazionali minoritarie meglio tutelate al mondo, mentre da quello funzionale (uso effettivo come lingua ufficiale) emerge invece una situazione sfaccettata. Vi è infatti una grande differenza fra il parlato e lo scritto: se l’italiano risulta a tutti gli effetti lingua ufficiale a livello di comunicati stampa, di testi di legge e di testi delle offerte di lavoro, molto più limitata è invece la valenza comunicativa a livello orale.
Dall’indagine emerge una buona rappresentanza della comunità italofona fra gli impiegati nell’Amministrazione federale (AF), nei quadri degli enti parastatali e nel processo di reclutamento. Malgrado ciò vi sono molti casi in cui, soprattutto nei livelli salariali più elevati, il personale non ha alcuna competenza, neppure passiva. Sono in atto interventi di politica linguistica all’interno dell’AF per promuovere la lingua di Dante.
Dato che il sistema educativo svizzero è caratterizzato da una forte autonomia cantonale, la situazione riguardo all’insegnamento dell’italiano è piuttosto frammentata. In generale comunque nelle scuole dell’obbligo - con l’eccezione dei Cantoni Grigioni e Uri - esso è offerto solo a partire dalla scuola media come materia facoltativa o opzionale.
Per quanto riguarda il livello post-obbligatorio, il rapporto rileva che le informazioni sono lacunose soprattutto riguardo alla formazione professionale, mentre l’italiano è ancora insegnato nei licei. A livello delle cattedre di italianistica in Svizzera la ricerca ha evidenziato l’aumento del numero di posti di seconda fascia a discapito di quelli di prima fascia. L’offerta di corsi di lingua e cultura italiana extacurricolari mostra una realtà molto diversificata.
Il rapporto ha anche valutato le pratiche della popolazione incentrate sulla fruizione e la produzione di contenuti culturali: da ciò è emerso che la lettura e l’uso dei media radiotelevisivi e di internet sono attività diffuse e importanti per il mantenimento di competenze dell’italiano fuori del territorio, soprattutto per le persone che hanno l’italiano come lingua principale. Lo sono meno per chi lo ha come lingua secondaria.
Riguardo alla produzione cinematografica, l’indagine constata che in ogni regione linguistica domina la fruizione di film la cui lingua originale corrisponde alla lingua locale; fuori del territorio tradizionale i film in italiano sono visti da un numero ridotto di spettatori. Per quanto concerne i musei infine, solo un quinto di quelli a vocazione sovraregionale e con sede al di fuori del territorio italofono dichiara di accogliere i visitatori in italiano. Solo circa un quarto di questi dispone di un sito internet con una versione parziale o totale in italiano.
La ricerca incentivata dal Forum costituisce un punto di partenza: gli indicatori utilizzati possono essere spunto per possibili sviluppi dell’indagine e sono un invito a mantenere viva l’attenzione sulla situazione della terza lingua nazionale e un incentivo per nuove iniziative di promozione del plurilinguismo federale, concludono i ricercatori.