I due atti parlamentari presentati dai consiglieri nazionali Angelo Barrile e Sarah Wyss sono sostenuti dalle organizzazioni Lgbt svizzere
La Svizzera dovrebbe vietare le “terapie di conversione”, pratiche volte a modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona. In una nota odierna, le organizzazioni LGBT elvetiche sostengono due iniziative parlamentari inoltrate da esponenti del PS alle Camere federali.
In un recente passato, rispondendo a varie sollecitazioni in tal senso, il Consiglio federale aveva risposto di non intravedere il bisogno di prendere l’iniziativa. Per questo, i due consiglieri nazionali Angelo Barrile (PS/ZH) e Sarah Wyss (PS/BS) hanno deciso di inoltrare due iniziative parlamentari per un divieto di simili attività.
Questi metodi sono inefficaci e pericolosi sia per i minori che per i giovani adulti, scrivono in una nota comune Pink Cross, l’Organizzazione svizzera delle lesbiche (LOS) e Transgender Network Switzerland (TGNS).
Le iniziative parlamentari chiedono di vietare in tutta la Svizzera l’offerta, la mediazione e la pubblicità dei cosiddetti metodi di conversione. I servizi di sostegno e le terapie per le preferenze e i comportamenti sessuali soggetti al diritto penale non dovrebbero però essere colpiti dal divieto.
“La consulenza professionale per le persone che hanno difficoltà col loro orientamento sessuale o identità di genere rimarrà possibile. Le misure di riassegnazione del sesso indicate dai medici sono anche molto importanti per le persone transgender e non dovrebbero essere vietate”, secondo Alecs Recher, consulente legale di TGNS citato nella nota.
In diversi cantoni sono già state presentate mozioni parlamentari per vietare tali pratiche. L’Austria e la Germania hanno già proibito i provvedimenti destinati a cambiare o soffocare l’orientamento sessuale o l’identità di genere delle persone LGBT.