Il consigliere nazionale bernese ed ex giornalista Matthias Aebischer (Ps) sul completamento della fusione tra ‘Der Bund’ e ‘Berner Zeitung’
In futuro sarà un’unica redazione – per giunta fortemente ridimensionata rispetto alle attuali, ancora in parte separate – a produrre dalla prima all’ultima pagina i due storici quotidiani bernesi, ‘Der Bund’ e ‘Berner Zeitung’ (Bz). Anche le redazioni regionali verranno accorpate, ha annunciato ieri il gruppo Tamedia (vedi sotto). Il sindaco di Berna Alec von Graffenried non esita a parlare di “giorno nero per la piazza mediatica bernese”. ‘Stesso vino, bottiglie diverse’, titolava già mercoledì la ‘Neue Zürcher Zeitung’, deplorando la fine del ‘modello bernese’ (stesso editore, due quotidiani con redazioni regionali indipendenti) e, più in generale, la trasformazione delle testate in “marchi” e dei giornali in “involucri senza identità e carattere”. Secondo il foglio zurighese “niente illustra la crisi mediatica in modo più chiaro del matrimonio forzato tra due giornali con una tale diversa cultura, storia e orientamento”. Per il bernese Matthias Aebischer la fusione non giunge a sorpresa: «Conosco da tempo Pietro Supino [presidente di Tx Group, al quale Tamedia appartiene, ndr]: non è un giornalista, è un banchiere», dice a ‘laRegione’ il consigliere nazionale socialista, membro della commissione delle telecomunicazioni ed ex giornalista.
Matthias Aebischer, legge più il ‘Bund’ o la ‘Berner Zeitung’?
Leggo le pagine regionali di entrambi, tutti i giorni [per il resto i due giornali sono già identici e quindi basta leggerne uno, ndr].
Cosa trova nel primo che non trova nella seconda, e viceversa?
La Bz ha diverse redazioni locali, tradizionalmente si indirizza soprattutto a un pubblico più rurale. Nella cronaca locale dalle zone rurali del cantone sono più forti del Bund, che si rivolge in primo luogo a lettori urbani e si occupa principalmente della città di Berna e dell’attualità cantonale. Se vivessi nell’Oberland bernese, ad esempio, dovrei abbonarmi alla Berner Zeitung. Mentre chi vive a Berna o in cittadine dell’agglomerato come Köniz o Ostermundigen, può tranquillamente abbonarsi al Bund.
Anche la cronaca cantonale, non solo quella locale, sarà fatta da una redazione unica. Cosa ne pensa?
Adesso abbiamo due ottime redazioni che producono due opinioni sulla politica cantonale; in futuro avremo una sola redazione e un’unica opinione. Oggi, ad esempio, uno dei due quotidiani scrive positivamente di ciò che fa un consigliere di Stato, mentre l’altro esprime un giudizio differente. Grazie alla presenza di due quotidiani, si crea sempre una sorta di correttivo. La salute di una democrazia si misura anche in base alla libertà di opinione e alla diversità dei suoi mezzi di informazione. In Svizzera abbiamo sempre avuto una grande pluralità mediatica, che però si riduce vieppiù a causa del processo di concentrazione in grandi gruppi. E questa naturalmente è una pessima cosa.
Una fusione completa tra Bund e Bz: se lo sarebbe immaginato solo qualche anno fa?
Ogni anno Tx Group [cui appartiene Tamedia, ndr] fa decine di milioni di franchi di utile [e anche nel 2020 ha fatto 11 milioni di utili prima degli ammortamenti, osserva syndicom: ndr]. Certo, nessuno può lavorare nelle cifre rosse. Amia conoscenza Bund e Bz hanno sempre generato utili, anche se questi diminuiscono e le testate a termine non sono ritenute sufficientemente redditizie dal suo proprietario. Pietro Supino [presidente di Tx Group, ndr] già anni fa [quando vennero unite le redazioni sovraregionali dei due quotidiani: Svizzera, Estero, Economia, Cultura e Sport, ndr] aveva lasciato intendere che prima o poi sarebbe arrivata anche la fusione delle redazioni locali e regionali. Conosco da tempo Supino: non è un giornalista, è un banchiere. Parla di fatturato, utili e dividendi, non di giornalismo o di pluralità dei media. Supino e Tx Group non hanno un obiettivo giornalistico, com’è invece il caso di altri gruppi o di editori più piccoli. Per cui oggi non posso dire di essere sorpreso.
Tamedia rassicura: Bund e Bz continueranno ad essere pubblicati separatamente, e le peculiarità di ciascuno saranno rafforzate.
Sono da 30 anni nel settore, conosco certi paroloni. Si cancellano 20 posti di lavoro su 70 e allo stesso tempo si indora la pillola affermando che non cambierà nulla. Per me l’annuncio della soppressione di quasi un terzo della redazione non è nient’altro che una dichiarazione di bancarotta.
Il giornalismo locale e regionale vittima dell’ennesima fusione mediatica in Svizzera: possiamo riassumere così il bilancio del matrimonio forzato?
Sì. Ed è una tendenza che mi preoccupa. Il pacchetto di aiuti per i media attualmente all’esame del Parlamento ne tiene conto. Prevede sostegni di diverso tipo alle aziende mediatiche in tutte le regioni del Paese, con un occhio di riguardo per le minoranze linguistiche. Una piccola redazione con un suo sito internet – anche di lingua italiana – riceverà proporzionalmente un contributo più sostanzioso per la sua offerta online di quello al quale avranno diritto i grandi gruppi. Del pacchetto approfittano beninteso anche i ‘grandi’, soprattutto per quanto riguarda il rafforzamento della promozione indiretta della stampa [gli sconti sulle tariffe di distribuzione postale, ndr], secondo il motto ‘ogni giornale che trova la strada per arrivare in una casa è un buon giornale’, indipendentemente da chi lo produce, se un editore grande o piccolo.
A fine ottobre Tamedia aveva dichiarato che i due quotidiani avrebbero dovuto in futuro collaborare più strettamente sul piano organizzativo. L'obiettivo era di trovare sinergie nella copertura dell'attualità locale e cantonale. Nonostante la fusione delle due redazioni di ‘Berner Zeitung’ e ‘Der Bund’, Tamedia intende continuare a pubblicarle come offerte separate. I due titoli si rivolgono ciascuno ad un proprio pubblico, viene indicato. Il ‘Bund’ rafforzerà la sua sezione di opinioni e dibattiti e presenterà un più ampio resoconto per quanto riguarda gli esteri e la cultura, mentre la ‘Berner Zeitung’ si concentrerà su una cronaca regionale più completa e sullo sport.
Il taglio dei posti di lavoro terrà conto dei risultati della consultazione del personale, indica una nota. Per quanto possibile, sarà realizzato attraverso la fluttuazione naturale. Altrimenti, verrà applicato un piano sociale.
Per Tamedia, questa riorganizzazione dovrebbe "consentire di mettere a frutto le sinergie necessarie, creando allo stesso tempo un modello orientato al futuro per i nostri due giornali a Berna", precisa nel comunicato il co-direttore Marco Boselli. L'ambizione del gruppo rimane quella di "mantenere Der Bund e Berner Zeitung come due titoli separati", ha puntualizzato.
Per il sindacato Syndicom, con questo annuncio "si sono realizzati i peggiori timori". Quasi un terzo dei 70 posti a tempo pieno sarà soppresso nei prossimi mesi, sottolinea Syndicom, aggiungendo che i tagli vengono compiuti "senza necessità". Syndicom chiede che Tamedia riduca al minimo i licenziamenti e "offra un piano sociale equo" per la parte inevitabile dei tagli. I due giornali, che avevano sezioni regionali indipendenti, saranno in futuro prodotti da una sola redazione, fusa e fortemente ridotta, si rammarica il sindacato. Con questa decisione, Tamedia "mina ancora di più la credibilità del settore giornalistico".
Il governo bernese ha espresso la sua preoccupazione riguardo all'impoverimento della copertura dei temi locali e regionali in questi due titoli e si rammarica della decisione.
L'annuncio di oggi non rappresenta una sorpresa, ma è tuttavia "un giorno nero per i media bernesi", ha detto da parte sua il sindaco di Berna Alec von Graffenried. "La concorrenza giornalistica tra le due redazioni ha assicurato un dibattito pubblico differenziato, critico e indipendente", ha sottolineato von Graffenried. Con la sua decisione, secondo il sindaco Tamedia ha abbandonato il ‘modello bernese’, dando più peso ai suoi interessi economici rispetto alla sua responsabilità nella politica dei media.