La task force scientifica: 'È necessario intervenire subito con chiusure estese, seguendo l'esperienza dei cantoni romandi'. I casi raddoppiano ogni mese
Serve un nuovo lockdown in tutta la Svizzera per riportare sotto controllo le cifre del contagio e alleviare la pressione sugli ospedali. Servono «chiusure estese». A dirlo è il capo della task force scientifica della Confederazione Martin Ackermann, rafforzando l'altro grido d'allarme giunto in mattinata dall'ospedale universitario di Zurigo. Questo perché le misure attuali «non hanno più effetto» e perché la tendenza dei nuovi casi ha ripreso a salire a livello nazionale, con gli ospedali che sono già al limite.
L'evoluzione dei contagi «punta solo in una direzione: verso l'alto», ha rilevato Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’Ufficio federale della sanità pubblica incontrando la stampa a Berna. C'è ora un urgente bisogno di misure che portino a un rapido calo del numero d'infezioni, ha aggiunto. In pratica, chiusure generalizzate, pochissimi contatti tra persone, portare la mascherina, tenere le distanze, curare l'igiene delle mani e farsi testare a ogni minimo sintomo. «Avrei voluto portare belle notizie in vista delle Feste, ma la realtà è ben diversa», ha aggiunto.
«Il virus non conosce confini cantonali» ha commentato dal canto suo Ackermann. Un miglioramento è possibile solo se il tasso di riproduzione scende in maniera stabile sotto di 0,8 e può essere mantenuto. Attualmente è infatti a 1,13, il che preconizza un raddoppio del numero di casi in meno di un mese. Il tasso nella Svizzera centrale è attorno al 1,2, un raddoppio dei casi qui è previsto ogni due settimane. «Si è verificata un'inversione di tendenza in senso negativo», ha commentato Mathys, senza tuttavia citare il termine "terza ondata".
«Il pensiero di un nuovo confinamento non è facile», ha sottolineato Ackermann, ma è il modo che scientificamente ha mostrato i migliori risultati, come dimostra l'esperienza dei cantoni romandi. Anche perché il peggioramento della situazione finirà per aumentare ancora di più la pressione sul sistema sanitario, cosa che non ci si può permettere, ha fatto notare: «Lo staff è al limite. Dobbiamo essere consapevoli che siamo già ai limiti di ciò che è possibile».