Si apre oggi al Tribunale penale federale di Bellinzona il processo contro un 36enne accusato di propaganda jihadista
Inizia oggi al Tribunale penale federale di Bellinzona il processo contro un uomo di 36 anni accusato di propaganda jihadista. Sul telefonino dell'imputato sono state scoperte immagini di violenza estrema. Stando al decreto d'accusa, l'uomo ha inviato a un conoscente tramite WhatsApp materiale di propaganda dello Stato Islamico con lo scopo di reclutarlo. Il Ministero pubblico della Confederazione ha in particolare sequestrato un'immagine che mostra un uomo con in mano un coltello insanguinato. L'indice dell'altra mano è puntato verso il cielo, un gesto spesso usato dai salafiti e che simboleggia l'unicità di Dio. Ai suoi piedi ci sono cinque teste umane mozzate.
Il 36enne, domiciliato nel Canton Basilea Campagna, è accusato di violazione dell'articolo 2 della Legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaïda" e "Stato islamico" nonché le organizzazioni associate. Un anno fa, il Ministero aveva condannato l'uomo tramite decreto d'accusa a pena una detentiva di 180 giorni. L'interessato aveva però fatto ricorso. La sentenza è attesa per venerdì.