Per Albert Baehny, numero uno del gruppo elvetico, il processo in corso è una scommessa: 'investiamo milioni senza sapere se il vaccino funzionerà'
"Siamo noi a produrre il principio attivo del vaccino contro il Covid-19 sviluppato dalla società americana Moderna, ma saranno loro a decidere a chi vendere il prodotto finale": è quanto afferma, in estrema sintesi, Albert Baehny, numero uno del gruppo elvetico Lonza, al centro in questi giorni dell'attenzione del mondo intero.
"Finora sono disponibili solo i risultati della fase 1", spiega il presidente del consiglio di amministrazione e Ceo ad interim dell'impresa renana in un'intervista pubblicata oggi da Tages-Anzeiger e testate collegate.
"È chiaro che il vaccino sarà autorizzato solo se il principio attivo sarà sicuro ed efficiente: noi ci crediamo, altrimenti non investiremmo". Se i risultati dei test saranno positivi, la produzione potrebbe partire all'inizio del 2021. "Ma è Moderna ad avere la responsabilità", sottolinea Baehny.
Riguardo a chi sarà servito per primo - c'è chi dice che saranno gli Stati Uniti - il manager parla di "incomprensioni". "Devo chiarire questo punto in linea di principio: non produciamo il vaccino, produrremo il principio attivo farmaceutico per Moderna. Questo andrà poi in un'altra azienda, dove sarà combinato con altri ingredienti e il vaccino sarà finito e imbottigliato".
Lonza metterà quindi a disposizione la componente critica. "Ma non possediamo il vaccino, questo è di proprietà di Moderna: saranno loro a decidere a chi vendere". La società biotecnologica con sede a Cambridge, nel Massachusetts ha la responsabilità totale, ribadisce. Baehny. "Naturalmente potremmo dire: 'cara Moderna, vi abbiamo aiutato', ma non abbiamo la proprietà del vaccino, dobbiamo accettarlo".
Ma l'azienda americana non si è ancora espressa sulla questione? "Stiamo lavorando sodo per poter produrre un vaccino il più rapidamente possibile e salvare milioni di vite: questo è il nostro obiettivo principale", risponde l'intervistato. "Può sembrare arrogante, ma non abbiamo ancora avuto il tempo di discuterne".
Baehny ricorda peraltro che lo stato americano sostiene Moderna con 500 milioni di dollari. "Senza questi soldi, Moderna non sarebbe in grado di effettuare gli studi clinici, che sono costosi. Hanno bisogno di 1500 dollari per paziente e servono migliaia di pazienti per gli studi di fase 3".
Per la stessa Lonza il processo in corso "è una sorta di scommessa". "Deve capire che investiamo milioni senza sapere se il vaccino funzionerà", osserva il manager. Il Consiglio federale e l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) sono peraltro "perfettamente informati" della situazione. E sono ancora in corso colloqui.
Lonza investe in due linee produttive per il vaccino, una vicino a Boston e una a Visp (VS), ciascuna delle quali costerà 60-70 milioni di franchi: soldi necessari per equipaggiamenti molto specifici. Se il progetto non avrà successo le linee produttive potranno essere comunque utilizzate per altri articoli: i soldi non andrebbero quindi completamente persi. E se il vaccino funzionerà, quanto guadagnerà Lonza? "Non rilasciamo commenti sugli aspetti finanziari", taglia corto il dirigente con studi di biologia all'università di Friburgo.
Intorno al vaccino sviluppato da Moderna ruotano interessi enormi. I primi risultati incoraggianti hanno portato lunedì il corso dell'azione della società a salire del 20%. Nel frattempo sono però stati sollevati dubbi sulla potenziale efficacia del preparato, cosa che sta mettendo le borse mondiali in apprensione. Per gli investitori di Lonza l'evoluzione in atto si sta dimostrando assai positiva: l'azione è salita del 30% dall'inizio dell'anno. L'azionista principale della società è la newyorkese Blackrock, la più grande società d'investimento al mondo.
Fondata nel 1897, Lonza è nata a Gampel, in Vallese, sulle rive del fiume Lonza, un affluente del Rodano. Nel 1909 si è trasferita a Visp (VS). Nel 1974 è entrata nell'orbita di Alusuisse, per poi uscirne nel 1999 ed essere quotata in borsa. La sede è stata spostata nel centro operativo del gruppo a Basilea nel 2002.
Alto 68 metri, il grattacelo del gruppo rappresenta un edificio caratteristico della città renana: all'epoca della sua costruzione (1962) lo stabile, che viene spesso paragonato al grattacielo Pirelli di Milano, era il più alto dell'agglomerato.