Svizzera

Cade con la bici a Sciaffusa e finisce in cella due giorni

La surreale vicenda di un turista tedesco che non ha saputo padroneggiare il proprio mezzo. Ha preferito la cella a una multa di 150 franchi

26 gennaio 2020
|

Ha dell'incredibile la vicenda vissuta da Sigi Suhr, un turista tedesco di 66 anni che a inizio gennaio ha trascorso due giorni e due notti in una prigione di Sciaffusa per essere caduto dalla propria bicicletta durante una vacanza in Svizzera. I fatti riportati dal quotidiano tedesco Südkurier sono accaduti l'estate scorsa. Il pensionato stava attraversando il centro di Sciaffusa in sella a una bici quando, gestendo male una frenata lungo una strada ripida, è caduto, si è rotto una costola ed è finito all'ospedale. La polizia ha chiesto al malcapitato di chiarire le circostanze dell'accaduto. L'uomo, ha raccontato al Südkurier, pensava fosse un interrogatorio di routine. E invece sei settimane più tardi ha ricevuto una raccomandata dal Ministero pubblico che lo condannava a 150 franchi di multa. Sbalordito, il cittadino tedesco si è rifiutato di pagarla visto che durante l'incidente non ha messo in pericolo la vita di nessuno né la caduta è stata originata dall'assunzione di alcol o altre sostanze.

E la cella puzzava

Ma la condanna parlava chiaro: è stata infranta la Legge federale sulla circolazione stradale. Nell'articolo 31 si legge infatti: "Il conducente deve costantemente padroneggiare il veicolo, in modo da potersi conformare ai suoi doveri di prudenza". La Procura ha dal canto suo chiarito che il reato entra in gioco se si può provare "l'errore di guida" o una "reazione sbagliata". E gli investigatori hanno valutato la caduta di Suhr oltre la soglia della reazione sbagliata. Una logica che il turista tedesco non ha accettato valutando la sanzione ingiusta; ostinandosi a non pagare, la pena è stata infine convertita in giorni di prigione. L'uomo ha scontato la sua pena il 6 e il 7 gennaio in un carcere di Sciaffusa e tutt'ora si dice convinto dell'assurdità della condanna, la quale «non favorisce sicuramente il turismo in Svizzera». Quanto al (seppure breve) soggiorno in cella, anche qui il giudizio è negativo: «Puzzava così tanto che non riuscivo a dormire», ha raccontato il 66enne al giornale.