Il Nazionale intende rendere più attrattiva la professione, sostenendo il personale e la formazione. C'è soddisfazione, ma 'solo in parte'
Valorizzare il lavoro degli infermieri, aumentando la responsabilità e sostenendone la formazione, per far fronte all’invecchiamento della popolazione. Ieri il Consiglio nazionale ha accolto – con 124 voti a 68 e 4 astensioni – il controprogetto indiretto all’iniziativa popolare ‘Per cure infermieristiche forti’, che è però stata respinta con 107 voti a 82 e 6 astensioni. Uno dei punti centrali a cui la Camera del popolo è andata incontro agli iniziativisti è il fatto di permettere al personale sanitario di fatturare direttamente le prestazioni alle casse malati. «È un passo nella giusta direzione, ma non siamo completamente soddisfatti», afferma a ‘laRegione’ Luzia Mariani-Abächerli, presidente della Sezione Ticino dell’Associazione svizzera infermieri (Asi).
L’iniziativa mira a garantire la formazione di un numero sufficiente di infermieri per assicurare la qualità delle cure. Attualmente vi è infatti «una carenza di personale», sottolinea Mariani-Abächerli: «Oggi la durata media di questo impiego è di 15 anni», poi di solito si abbandona la professione – lascia oltre il 40%, ha rilevato ieri durante il dibattito il deputato ticinese Bruno Storni (Ps) –. E questo perché si tratta di un lavoro spesso irregolare e molto impegnativo anche dal punto di vista emotivo, a volte difficilmente conciliabile con la vita privata. Un modo per invertire questa tendenza è quindi quello di «migliorare le condizioni di lavoro», precisa la presidente di Asi Ticino. In questo modo si rende più attrattiva la professione, mettendo anche in evidenza «la possibilità di fare carriera». A ciò va poi aggiunto che con l’invecchiamento della popolazione vi sarà una richiesta sempre maggiore di personale sanitario «non solo negli ospedali, ma anche nelle case per anziani o per le cure a domicilio». Non va poi dimenticato che aumentando la qualità del lavoro degli infermieri, a beneficiarne «saranno i pazienti e il loro benessere».
Il controprogetto accolto ieri dalla Camera del popolo va in effetti in questa direzione, anche se «non contiene tutte le richieste dell’Asi», rileva Mariani-Abächerli. In particolare «vorremmo che venga anche definito il numero di pazienti per infermieri». Su un punto chiave, però, il Nazionale è andato incontro agli iniziativisti: ovvero sul fatto di permettere agli infermieri di fatturare le prestazioni di cura direttamente alle casse malati. In questo modo gli infermieri potranno svolgere il loro lavoro abituale, ma senza dover richiedere una prescrizione medica, aumentando nel contempo la loro responsabilità individuale. Per la Commissione della sicurezza sociale e della sanità – fautrice del controprogetto – invece, il personale infermieristico avrebbe potuto fatturare solo determinate prestazioni stabilite dal Consiglio federale e in accordo con le casse malati.
Ma questo basterà per far ritirare l’iniziativa ai promotori? «Dipenderà da quello che deciderà il parlamento». Infatti, il Consiglio degli Stati deve ancora esprimersi. «Quello che chiediamo in più», rispetto al disegno di legge attuale, «è di definire il numero di pazienti per infermieri», ribadisce Mariani-Abächerli. Il controprogetto prevede anche di implementare la formazione di infermieri, sostenendo gli studenti: i Cantoni dovranno definire il numero di posti di formazione che gli ospedali, le case di cura e le organizzazioni Spitex saranno tenuti a mettere a disposizione. Quale contropartita, la Confederazione metterà a disposizione 469 milioni di franchi per un periodo di otto anni.
«Un punto forte del Ticino sono i contratti collettivi di lavoro, mentre una lacuna è che gli studenti guadagnano molto meno rispetto ad altre regioni in Svizzera», sottolinea la presidente dell’Asi Ticino. Nel nostro cantone è quasi impossibile per un giovane che studia da infermiere «mantenersi da solo». In Ticino vi è poi anche la questione dei frontalieri, che in questo settore sono numerosi: in primo luogo, «non è corretto da un punto di vista etico sottrarre personale a un Paese che lo ha formato». Bisognerebbe quindi «rendere questo lavoro più attrattivo» in Svizzera, riuscendo così a formare più personale nella Confederazione, conclude Mariani-Abächerli.