In conferenza stampa gli organizzatori non escludono vertici in caso d'incremento dei contagi. Ma il capo del Cio frena. 'Noi non abbandoniamo gli atleti'
Che il Virus non sia sparito se ne sono accorti anche nella capitale giapponese, dove i contagi continuano a crescere. Tanto che Toshiro Muto, il capo del Comitato organizzatore di Tokyo 2020, in una conferenza stampa svoltasi in queste ore, a tre giorni dalla cerimonia inaugurale, a chi gli domandava se fosse ancora possibile la cancellazione dei Giochi a fronte di un incremento di contagi da Covid, ha dovuto rispondere così: «A questo punto possiamo dire che se l'infezione si dovesse diffondere dovremmo consultarci, avremmo un altro vertice a cinque».
La verità, in ogni caso, è che adesso è (troppo) tardi: i Giochi si dovevano fare e si faranno, nonostante gran parte della popolazione giapponese sia contraria, ma solo per la paura di nuove impennate di positività al Covid. Lo ha ribadito anche Thomas Bach, il presidente del Cio, in occasione del 138esimo congresso, in cui 127 anni dopo è stato ufficialmente aggiornato lo storico motto olimpico in 'Citius, altius, fortius, communis' (Più veloce, piu' alto, piu' forte, insieme). E insieme il movimento olimpico vuole superare l'era della pandemia. «La cancellazione sarebbe stata facile, ma non è mai stata un'opzione per noi: il Cio non abbandona mai gli atleti», dice il numero uno della massima organizzazione mondiale a livello sportivo.
Intanto, però, nella capitale nipponica persiste lo stato d'emergenza, che è stato prorogato fino alla fine delle Olimpiadi, con la possibilità di muoversi al di fuori dal circuito dei Giochi che è ridotta a zero per i primi 14 giorni, e un meccanismo d'ingresso nel Paese che con il passare dei giorni diventa sempre più rodato, infine. Pur se a pochi giorni dall'apertura ufficiale, resta ancora un clima d'incertezza legato all'evolversi della pandemia, che costringe tutti a vivere alla giornata.