Tennis

Caso Sinner, lo sfogo di Agostini: due pesi, due misure

Parla il friulano che undici anni fa venne trovato positivo al Clostebol per una pomata e smise di correre. ‘Stessa quantità, trattamenti diversi’

‘Sono felice per Sinner, tuttavia sono perplesso per la differenza di approccio rispetto al mio caso’
(Keystone)
21 agosto 2024
|

Due pesi e due misure. È il pensiero di Stefano Agostini, ex ciclista italiano squalificato 15 mesi in passato dopo che nel suo corpo era stata rinvenuta traccia della stessa sostanza, e nella medesima quantità, rilevata nei test antidoping non superati da Jannik Sinner nel marzo scorso.

Agostini, ex corridore friulano della Liquigas-Cannondale, oggi trentacinquenne, il giorno dopo l'annuncio della positività del numero uno del tennis mondiale si sfoga sui social, parole poi riprese dal magazine specialistico Tuttobiciweb. «È un episodio che ho cercato in diversi modi di rimuovere dalla mia vita, e a distanza di 11 anni esatti torna vivido nella mia mente – scrive Agostini –. Era il 21 agosto del 2013 quando a un controllo antidoping a sorpresa risultai positivo per una quantità infinitesimale di una sostanza che non avevo mai sentito prima. Il maledetto Clostebol, principio attivo di una pomata usata per il trattamento di tagli, escoriazioni della pelle e simili. Il giorno dopo la squadra mi sospese e un mese dopo mi licenziò».

E per Agostini fu l'inizio della fine. «Un giornalista, del quale non faccio il nome, ma che ricordo molto bene, scrisse della mia positività riferendo che il Clostebol fosse stato largamente usato nel doping di Stato dalla Germania orientale. Per mesi cercai di spiegare all'Uci (l'Unione ciclistica internazionale, ndr) come mai si trovassero nel mio corpo quei 0,7 nanogrammi, e fu chiaro a tutti che non ci fosse stato nessun intento di alterare qualsiasi prestazione». Ciò non bastò, tuttavia, a evitargli la squalifica: «Sulla base dei regolamenti dell'Agenzia internazionale antidoping (Ama, ndr) mi diedero 15 mesi di squalifica, ma io non riuscii ad accettarlo e smisi di correre a 24 anni. E adesso, nel 2024 il miglior tennista del mondo a 23 anni risulta positivo per la stessa quantità alla stessa sostanza, ma per lungo tempo nessuno ne sa nulla e dopo quattro mesi di silenzio (che lo porteranno a saltare le Olimpiadi per una "tonsillite") viene assolto. Sono felice per lui, perché sono certo, come è stato nel mio caso, che l'assunzione non fosse mirata a migliorare la prestazione sportiva, ma allo stesso tempo resto perplesso per la totale differenza di approccio rispetto a due atleti, entrambi professionisti (anche se non voglio fare paragoni) che praticano sport diversi».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔