Novak Djokovic arriva a Parigi da detentore del titolo, ma non più nei panni di favoritissimo. Erano anni che la cerchia di pretendenti non era così ampia
Benvenute sorprese. Era da parecchi anni che il tabellone maschile del Roland-Garros non si presentava così incerto in fatto di pronostici. E così il pubblico parigino potrebbe assistere all'incoronazione di un re del torneo tutto nuovo, in quella che dovrebbe essere l'ultima apparizione in un appuntamento del Grande Slam di Rafael Nadal.
Lo spagnolo, quattordici volte vincitore sulla terra rossa parigina, dal suo ritorno sul circuito dopo aver dovuto saltare a inizio stagione gli Australian Open, non è mai riuscito a esprimersi sui suoi migliori livelli. Ha sì vinto tre partite consecutive a Madrid, ma ha pure incassato l'eliminazione nel secondo turno nel torneo di Barcellona. E lo stesso è capitato a Roma, dove è stato estromesso da un Hubert Hurcacz che non ha avuto pietà del maiorchino così come non ne aveva avuta di Roger Federer in occasione della sua ultima apparizione sul verde di Wimbledon. In più, il sorteggio non ha certo favorito lo spagnolo, che nel primo turno se la vedrà con Alexander Zverev (Atp 4), vincitore a Roma e tornato prepotentemente alla ribalta per i suoi risultati convincenti. Al di là di tutto, il maiorchino gode ancora del massimo rispetto degli avversari, a cominciare da Novak Djokovic, che a margine dell'Open di Ginevra ha ribadito di ritenerlo come il grande favorito del Roland-Garros.
Campione uscente, e notoriamente capace di cavare il meglio di sé in occasione dei grandi appuntamenti, Novak Djokovic è una sorta di candidato naturale alla sua propria successione. Lo stesso serbo afferma di trasformarsi in «un giocatore diverso» quando in palio c’è la corona di uno slam. Complice una prima parte di stagione poco lusinghiera, Nole stavolta però non figura più come il favoritissimo per la vittoria a questa edizione, benché, all'Open di Ginevra, lontano dal bailamme della capitale francese, abbia a tratti proposto momenti di buon gioco. L'incertezza legata alle reali chance di Nole circa un suo nuovo trionfo sono però legate a doppio filo ad altre due situazioni che ancora devono essere chiarite. E sono le condizioni di salute di Jannik Sinner (2) e Carlos Alcaraz (3). Il 22enne italiano, vincitore a Melbourne, si presenta a Parigi in coda a un infortunio all'anca destra che l'aveva costretto a dare forfait prima di disputare i quarti di finale a Madrid. Il 21enne Alcaraz, dal canto suo, è alle prese con dolori al braccio destro che lo perseguitano da omai diverso tempo.
Per cercare il nome di altri potenziali protagonisti si deve pertanto puntare gli occhi sui tre vincitori di un Master 1000 su terra battuta di questa stagione. Prima del sigillo di Zverev al Foro Italico, c'erano stati quelli di Andrey Rublev (6) a Madrid (eliminando, fra gli altri, Alcaraz). Basterà per spingere lontano il russo, che per sei volte in sette partecipazioni a un torneo del Grande Slam non era mai riuscito ad andare oltre i quarti di finale?
Un altro pretendente potrebbe essere Stefanos Tsitsipas (9), che tuttavia, dopo un eccellente inizio di primavera (che l'aveva portato a trionfare a Monte Carlo, dove Zverev, Karen Khachanov, Sinner e Casper Ruud avevano tutti dovuto fare i conti con lui), sembra aver perso un po’ di slancio.
Il norvegese Ruud (6), sfortunato finalista nelle ultime due edizioni del Roland-Garros, e vincitore dell'Atp 500 di Barcellona, rientra pure lui nella cerchia allargata dei favoriti. Avrà però la stoffa giusta per cucirsi addosso i panni del nuovo re di Parigi?
Se il tabellone maschile non sembra proporre un favoritissimo, sul fronte femminile tutto sembra apparecchiato per una sola tennista: Iga Swiatek. La numero 1 delle classifiche mondiali, tre volte vincitrice a Parigi (2020, 2022 e 2023) approda al torneo in un ottimo stato di forma, cosa che la candida di diritto alla... sua successione. L'unica potenzialmente in grado di negare il poker alla polacca sembra essere Aryna Sabalenka (Wta 2). Ma tanto a Madrid quanto a Roma, la bielorussa si era dovuta inchinare a Swiatek, che da inizio anno sulla terra battuta sinora ha perso la miseria di quattro partite.