Lo svizzero si è rivelato al mondo battendo Tsitsipas, numero 7 Atp, in modo epico, con un gioco offensivo e di grande livello. E può ancora migliorare
C’è stato un momento preciso in cui agli Us Open il mondo si è accorto di Dominic Stricker. Stefanos Tsitsipas, numero 7 del mondo e tennista generazionale (almeno in teoria), stava servendo per il match. Stricker aveva vinto il primo set, ma sembrava il classico set regalato da un campione ancora poco centrato. Tsitsipas era infatti tornato in controllo del match e al quarto set si era portato 5-3, sfruttando un lieve calo dello svizzero al servizio. In quel momento Stricker si dimostra di una pasta diversa, per usare un gergo che si usa per provare a definire qualcosa di vago come le categorie degli sportivi. È il momento in cui ci siamo accorti di lui.
Non aveva niente da perdere del resto: ha 21 anni, è a New York ed è al secondo turno di uno Slam. Ogni volta che ha perso il servizio è riuscito a fare il contro-break nel game successivo: lo sa lui e lo sa il suo avversario. Così continua a fare quello che ha fatto da inizio partita: rispondere forte, angolato o sui piedi del greco; prendersi rischi, assumere il controllo, mettere pressione.
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In marzo, al Challenger di Lugano
Tsitsipas del resto storicamente soffre i giovani che vogliono prendere il suo posto. Soffre la loro pressione. Soffre quando deve giocare da favorito e ha gli occhi addosso di chi vuole vederlo fallire. Così Tsitsipas comincia a sbagliare; Stricker ne approfitta e per l’ennesima volta fa il contro-break, sfruttando la terza occasione disponibile. Quasi sorpreso da sé stesso, chiama l’energia del pubblico per la prima volta. È il momento più entusiasmante della sua giovane carriera. Una volta salvata quella situazione, Stricker gioca con l’energia dei sopravvissuti, mentre Tsitsipas con la paura e la confusione di chi ha tutto da perdere. In una situazione di tensione è sempre il rovescio a tradirlo, come Zeno Cosini comincia a sentir male alla gamba quando è nervoso.
Stricker si diceva “super felice” di giocare contro Tsitsipas, e si vede. Vince il tiebreak del quarto, e poi completa l’impresa vincendo al quinto set, sfruttando uno stato quasi di trance, con un tennis iper-aggressivo, al servizio o alla risposta. È stata la partita in cui Dominic Stricker si è rivelato al mondo. Al primo turno aveva battuto Popyrin, come curiosamente gli era già riuscito a Wimbledon; al terzo ha vinto un’altra battaglia in cinque set con il più esperto Bonzi.
È la partita con Tsitsipas, però, a rimanere nei nostri occhi. “Ero sotto 3-5 e poi sono riuscito a rimontare. Non so come, ma in qualche modo ce l’ho fatta, e ho continuato a giocare a un livello molto alto. Sono senza parole, ma è un grande giorno”, ha commentato dopo la vittoria, mentre non riusciva né a camminare né a smettere di sorridere.
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L’allievo e il maestro
Non è stato il classico “giant killing”: il tennista più debole che batte quello più forte, perché Stricker a tratti è sembrato poter giocare a un livello simile a quello di Tsitsipas. Non ha solo vinto una partita in cui era sfavorito: l’ha vinta in modo epico e spettacolare, giocando un tennis offensivo e di grande livello. Lo raccontano anche soltanto i numeri: 79 vincenti e 40 errori non forzati. Un tennis aggressivo ma sempre preciso, fatto di rischi calcolati. Se guardiamo anche la distanza percorsa in campo, Tsitsipas ha corso quasi due metri in più a punto. Segno che era più spesso Stricker a controllare lo scambio da fondo, a prendere prima l’iniziativa.
Al quarto turno ha poi perso con Taylor Fritz, stremato dalle tante maratone vinte fino a quel momento. Anche in quella sconfitta, però, Stricker ha rifiutato il ruolo di agnello sacrificale, provando a rovinare il più possibile la festa del padrone di casa.
Nel primo set, per esempio, ha perso il servizio all’ottavo gioco (quello in cui, nella grammatica di una partita, è più prevedibile che si rompano gli equilibri), ma ancora una volta è stato capace di ottenere un contro-break, a questo punto una sua specialità. La reazione immediata al momento negativo. Ha trascinato il primo set al tiebreak, e dopo averlo perso ha avuto un comprensibile calo.
Va ricordato che Stricker era alla settima partita a New York, avendo giocato le qualificazioni. Qualificazioni peraltro dure, dove al secondo turno è riuscito a vincere solo 13-11 al tiebreak del terzo set contro lo spagnolo Llamas Ruiz. L’exploit di Stricker però non è destinato a rimanere isolato perché non arriva dal nulla. È stato numero tre del mondo juniores nel 2020 ed è riuscito a vincere il Roland Garros sia in doppio che in singolo, quando in finale ha sconfitto, un altro svizzero, Leandro Riedi, di cui si parla anche molto bene (è numero 153 del ranking, ha giocato anche lui le qualificazioni perdendo in tre set da Mensik).
È interessante che a livello juniores Stricker abbia ottenuto i risultati migliori sulla terra, col suo fisico “pesante”, che sembrerebbe più adatto al veloce che al tennis lento e fisico della terra. In realtà il rosso è una superficie che premia anche l’intelligenza strategica e la varietà dei colpi. Il repertorio di Stricker a 21 anni è già piuttosto vario. Ha una buonissima risposta, con cui ha sempre messo pressione a Tsitsipas (costretto a percentuali sotto al 50% di punti vinti con la seconda palla); è abbastanza simmetrico nella copertura del campo, pur avendo un dritto decisamente migliore del rovescio.
Da quel lato Stricker trova grandi accelerazioni, e il numero di vincenti in questo torneo lo dimostra. Guardate la sbracciata di dritto con cui ha chiuso il match con Tsitsipas, per fare un esempio. Col dritto però Stricker ha anche una buona varietà, con traiettorie e angoli spesso imprevisti e insidiosi. I suoi colpi hanno aperture abbastanza brevi da entrambi i lati, che lo rendono più flessibile tra le superfici e meno leggibile nelle scelte. Sarà interessante rivederlo su erba.
A rete è a suo agio: ha buon tocco e un posizionamento da potenziale doppista di livello. Contro Tsitsipas ha vinto il punto 42 volte sulle 52 discese a rete provate. Una percentuale davvero significativa – che forse dovrebbe invitarlo a scendere più spesso. Contro Tsitsipas si sono visti anche notevoli schemi palla corta e lob da frequentatore dei campi rossi. Prima della partita il greco ne aveva elogiato la qualità: “È un ragazzo talentuoso. Ha talento. Sente la palla, si vede. Può fare molte cose con la palla”.
Tutto parte dal servizio, che è corposo e semplifica il suo gioco a cascata. Ovviamente essere mancino lo aiuta non poco. Il classico servizio in slice da sinistra è molto difficile da gestire per gli avversari, e in questi Us Open lo ha alternato a potenti botte centrali per rimanere imprevedibile. Il suo numero di ace è alto, ma non eccezionale, anche se i punti diretti sono già tanti. Nelle qualificazioni contro Llamas Ruiz ha annullato un matchpoint grazie a una prima vincente: un gran servizio, ma anche un’ottima tenuta mentale.
Dopo aver annullato il matchpoint ha iniziato a piovere e la partita si è fermata, proprio nel momento decisivo. “Ho provato a non parlare della partita e a rilassarmi. Abbiamo giocato a Yahtzee. È piuttosto divertente” ha detto con quell’aria ironica e distaccata che sembra portarsi dietro anche in campo. A questi Us Open ha sempre giocato con una sana leggerezza, ai confini con un’incoscienza difficile da gestire per i suoi avversari.
Nell’ultimo anno il suo gioco è cresciuto, coprendo quel salto dal circuito juniores a quello professionale che per molti suoi coetanei è decisamente problematico. Ha raccontato che dietro c’è un lavoro tecnico, ma anche fisico: “Mi sento meglio in campo rispetto allo scorso anno. Sento che il mio gioco è migliorato ancora. Sono più in forma fisicamente, e questo di certo aiuta”. Ora sta lavorando più duro, racconta, e sta cercando di essere più professionale. Dicono tutti sia un ragazzo divertente, che non ama prendersi troppo sul serio. Il suo allenatore, Dieter Kindlmann, gli ha vietato cioccolata e bibite gassate. Il suo coach in passato ha lavorato soprattutto nel circuito Wta – con atlete di alto profilo come Maria Sharapova e Aryna Sabalenka – ma ha visto qualcosa in Stricker: “Vedo un grande talento in lui”.
Dopo questi Us Open avrà gli occhi addosso. Con questo exploit si è guadagnato tifosi e attenzione. Gli avversari non potranno più prenderlo sotto gamba e sapranno di più sul suo gioco. Senza più il privilegio di giocare senza pressione, Stricker dovrà aggrapparsi a tutta la sua leggerezza, a tutta la sua giovane incoscienza, per continuare a mostrarci il suo bellissimo tennis.
Keystone
Dopo la vittoria, nel derby con Riedi, al Roland Garros junior del 2020